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  • Sabato 8 giugno 2024

Le italiane nel tennis arrivano con calma

Storicamente raggiungono risultati importanti nelle fasi avanzate della loro carriera: come Jasmine Paolini, che ha giocato la sua prima finale di uno Slam a 28 anni

(Clive Mason/Getty Images)
(Clive Mason/Getty Images)
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Sabato la tennista italiana Jasmine Paolini ha perso la finale del Roland Garros, uno dei quattro tornei del Grande Slam, i più importanti della stagione tennistica mondiale, contro la polacca Iga Swiatek. Domani giocherà insieme a Sara Errani anche la finale del doppio, contro la coppia composta dalla statunitense Cori Gauff e dalla ceca Kateřina Siniaková.

Paolini è attualmente la miglior tennista italiana del circuito femminile: grazie alla finale raggiunta giovedì, dopo la vittoria in semifinale contro la russa Mirra Andreeva in appena un’ora e 13 minuti, da lunedì prossimo sarà certamente almeno al settimo posto della classifica mondiale femminile, e in caso di vittoria del torneo invece salirebbe al quinto.

A prescindere da come è finita, per Paolini la finale del Roland Garros è il miglior risultato in carriera. Lo ha raggiunto a 28 anni, un’età piuttosto avanzata per una tennista professionista: per fare un paragone, a 23 anni Swiatek, la prima tennista al mondo nel ranking femminile, ha già vinto tre Roland Garros (2020, 2022 e 2023) e uno US Open (2022).

Anche se gioca nel circuito professionistico già da una decina d’anni, Paolini ha iniziato a farsi notare ad alti livelli soltanto negli ultimi mesi. Viene da un periodo recente di grandissima forma: a gennaio agli Australian Open era arrivata fino agli ottavi di finale, il suo miglior risultato in un torneo di quel livello, e poi a febbraio aveva vinto a Dubai il suo primo torneo della categoria WTA 1000, seconda per importanza solo ai tornei del Grande Slam.

Per chi non segue il tennis abitualmente potrebbe non essere immediato capire l’importanza della vittoria ottenuta da Paolini a febbraio: per farsi un’idea si può pensare che Flavia Pennetta, una delle migliori tenniste italiane di sempre, che arrivò fino alla sesta posizione nel ranking mondiale, in carriera vinse un solo torneo della stessa categoria (prima si chiamavano WTA Premier e non WTA 1000). Nel 2023 Paolini era arrivata in finale in due tornei WTA 250, ma aveva perso in entrambe le occasioni.

Quello di Paolini non è un esempio isolato: storicamente le tenniste italiane sono riuscite a vincere tornei importanti soltanto nelle fasi avanzate della loro carriera. Parlando della tendenza a consacrarsi più tardivamente dal punto di vista sportivo, Tiziana Scalabrin ha scritto sulla testata sportiva online Ultimo Uomo che le tenniste italiane «sono sempre state late bloomer», termine usato per indicare le persone che ottengono successo a un’età più avanzata rispetto ad altre.

Scalabrin ha citato a questo proposito i casi di Francesca Schiavone e Pennetta, le uniche due giocatrici italiane ad aver vinto un torneo del Grande Slam. Schiavone vinse il Roland Garros nel 2010, quando aveva 29 anni, e in quell’occasione divenne la tennista più anziana a vincere il primo torneo del Grande Slam in carriera. Questo record le fu sottratto cinque anni dopo da un’altra italiana, Flavia Pennetta, che nel 2015 vinse gli US Open a 33 anni, battendo in finale la connazionale Roberta Vinci, che invece ne aveva 32.

Sara Errani, che domenica giocherà con Paolini la finale del doppio al Roland Garros, ha 37 anni. Giocò la sua prima e unica finale di un torneo del Grande Slam nel 2012, quando fu battuta dalla tennista russa Maria Sharapova.

Se non ha mai vinto un torneo del Grande Slam nella sua carriera in singolo, nel doppio Errani ha vinto tutto ciò che si poteva vincere: insieme a Roberta Vinci ha formato una delle coppie più vincenti della storia, aggiudicandosi ventidue tornei WTA, tra cui tutti i tornei del Grande Slam, diventando così la prima coppia italiana a completare il Career Grand Slam (la vittoria di tutti e quattro i tornei dello Slam, Roland Garros, Wimbledon, US Open e Australian Open, almeno una volta).

Su Ultimo Uomo Scalabrin ha scritto che, probabilmente, le tenniste italiane danno il meglio in età più avanzata perché spesso decidono di dedicarsi al professionismo «intorno ai 14, 15, 16 anni, che è relativamente tardi (e che spinge a chiedersi cosa avrebbero potuto fare se il loro potenziale fosse stato visto prima)».