Ci sarà una maggioranza di destra al Parlamento Europeo?
Per la prima volta nella storia è una possibilità concreta, anche se al momento non è la più probabile: dipende da come andranno le sinistre, e soprattutto le estreme destre
Per la prima volta nella storia c’è la possibilità che il prossimo Parlamento Europeo, che sarà eletto questo fine settimana dagli aventi diritto di tutti gli stati membri dell’Unione, sarà guidato da una maggioranza di destra: sarebbe un cambiamento a suo modo storico, visto che dalla sua istituzione, nel 1979, il Parlamento Europeo è sempre stato guidato da una maggioranza trasversale formata da partiti di centrodestra, centrosinistra e centro liberale. È stato così anche nella legislatura uscente.
Al momento lo spostamento verso destra resta, appunto, una possibilità. Secondo i sondaggi, l’esito più probabile delle elezioni europee è che l’attuale maggioranza riesca a conservare i numeri per governare ed esprimere la maggior parte delle cariche istituzionali. Ma in un’elezione che si tiene in contemporanea in 27 paesi, e a cui votano più o meno 200 milioni di persone, le variabili sono parecchie.
L’attuale Parlamento
È un filo diverso rispetto al momento in cui era stato eletto, nel 2019: come in ogni legislatura ci sono stati spostamenti da un gruppo all’altro, espulsioni, partiti nazionali che non hanno mai trovato la propria collocazione. La situazione a grandi linee però non è cambiata: i tre principali gruppi di centrodestra, centrosinistra e del centro liberale hanno conservato la maggioranza e gestito i lavori per cinque anni, scegliendo a quali leggi dare la priorità e negoziando costantemente sulle versioni finali da concordare col Consiglio dell’Unione Europea, cioè l’organo in cui sono rappresentanti i 27 governi nazionali dell’Unione e che assieme al Parlamento Europeo detiene il potere legislativo.
Il Parlamento uscente ha 705 membri. Il Partito Popolare Europeo (PPE), il principale gruppo politico di centrodestra, controlla 177 seggi. I Socialisti e Democratici (S&D) 140, il gruppo liberale di Renew 102. Insieme arrivano a 419, una settantina di seggi sopra la maggioranza assoluta, cioè 353.
È un margine sufficiente per consentire alla maggioranza di proteggersi da eventuali veti di singoli parlamentari, e molto spesso anche da voti in dissenso di correnti interne ai gruppi e partiti nazionali. Sui singoli provvedimenti poi nell’ultima legislatura si sono formate maggioranze più spostate a sinistra – con l’inclusione dei Verdi, e l’esclusione di parte del PPE e di Renew – o più a destra, formata da PPE, Renew e ECR, cioè il gruppo di estrema destra con cui il PPE ha maggiori punti di contatto.
Le proiezioni più aggiornate
Negli scorsi mesi sono state diffuse diverse proiezioni sulla distribuzione dei seggi del prossimo Parlamento Europeo, in base ai sondaggi realizzati su base nazionale. Sono calcoli complicatissimi, anche perché devono tener conto del fatto che si vota con 27 leggi elettorali diverse, ciascuna con le proprie soglie di sbarramento e sistemi di ripartizione dei seggi.
A ogni modo una delle proiezioni più recenti è stata diffusa da Euronews, un autorevole media che si occupa estesamente di Europa e istituzioni europee. Secondo le stime di Euronews l’attuale maggioranza uscirà molto assottigliata dalle elezioni: il PPE dovrebbe ottenere 181 seggi, l’S&D 136 mentre Renew 81, per un totale di 398 seggi. Per via di un ricalcolo della popolazione europea i seggi totali passeranno da 705 a 720.La maggioranza assoluta sarà quindi a quota 361: la coalizione avrebbe poco meno di 40 seggi di vantaggio, quindi circa la metà rispetto alla legislatura uscente.
Cosa tenere d’occhio
Anche una eventuale maggioranza di destra dovrebbe superare quota 361. Se prendiamo per buone le previsioni di Euronews una eventuale alleanza fra PPE e i due gruppi di estrema destra, cioè Conservatori e Riformisti (ECR) e Identità e Democrazia (ID), arriverebbe a 327 seggi, cioè poco meno di 40 da una maggioranza assoluta. Una distanza piuttosto netta, ma nemmeno enorme.
Per capire se davvero possa emergere una maggioranza alternativa bisognerà osservare soprattutto i risultati in certi paesi, cioè i più popolosi. Al Parlamento Europeo ogni paese membro ha una quota fissa di parlamentari che può eleggere, stabiliti in base alla propria popolazione: più abitanti ha un certo paese, più parlamentari europei può eleggere. La Germania, cioè il paese col maggior numero di abitanti nell’Unione Europea, elegge da sola 96 seggi: seguono poi la Francia con 79 e l’Italia con 76.
Di conseguenza soltanto i partiti dei paesi più popolosi possono “spostare” un discreto numero di seggi, in negativo e in positivo. In Francia per esempio il partito di estrema destra di Éric Zemmour, Reconquête!, è dato dai sondaggi al 6 per cento, appena sopra la soglia di sbarramento che in Francia è fissata al 5 per cento. Nel caso dovesse davvero superarla otterrebbe 5-6 parlamentari europei: cioè più o meno come il totale dei parlamentari europei eletti dal Lussemburgo, che saranno 6.
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In estrema sintesi, e tagliando le cose con l’accetta, perché emerga davvero una maggioranza di destra serve che i partiti di centrosinistra vadano peggio del previsto e che quelli di destra e soprattutto estrema destra vadano ancora meglio di quanto dicono i sondaggi, che li danno in crescita quasi ovunque rispetto al 2019.
I partiti di destra ed estrema destra sono dati in vantaggio in diversi paesi europei: su tutti la Francia, dove il Rassemblement National secondo Euronews dovrebbe riuscire a eleggere 28 parlamentari europei, e l’Italia, dove i sondaggi danno stabilmente Fratelli d’Italia come primo partito e a cui proiezioni di Euronews assegnano 23 seggi. In Polonia il partito che ha guidato il paese in maniera semiautoritaria dal 2015 al 2023, Diritto e Giustizia, al momento dovrebbe eleggere 18 parlamentari europei.
Anche in vari paesi di medie dimensioni l’estrema destra è data in vantaggio: in Austria il Partito della Libertà è stimato intorno al 30 per cento e dovrebbe eleggere 6 parlamentari, nei Paesi Bassi il partito di Geert Wilders dovrebbe ottenere una percentuale ancora superiore a quella che gli ha fatto vincere le elezioni parlamentari, sette mesi fa, ed eleggere 9 parlamentari.
Se tutti questi partiti otterranno risultati migliori del previsto, i circa 40 seggi che servirebbero per formare una maggioranza di destra potrebbero diventare 30 o anche meno.
A quel punto altri parlamentari potrebbero essere raccolti nel corposo gruppo dei non iscritti, che al momento conta almeno due partiti che eleggeranno parecchi parlamentari europei: Fidesz, cioè il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che stando a Euronews dovrebbe eleggere 10 parlamentari, e Alternative für Deutschland (AfD), il principale partito tedesco di estrema destra, che dovrebbe eleggerne poco meno di una ventina.
Senza contare che gruppi parlamentari di estrema destra più forti rispetto alle ultime elezioni potrebbero esercitare una forza di attrazione per partiti nazionali che prima sedevano in gruppi più moderati: in Repubblica Ceca a meno di sorprese le elezioni saranno vinte da ANO, partito populista di destra guidato dall’ex primo ministro Andrej Babiš che dovrebbe eleggere una decina di parlamentari europei. Al momento ANO siede nel gruppo di Renew ma Babiš ha già fatto capire che potrebbe finire altrove: si parla soprattutto del gruppo di estrema destra ECR.
Tutti questi passaggi non sono per nulla scontati: non è scontato che i partiti di estrema destra ottengano risultati migliori rispetto agli attuali sondaggi, non è scontato che il PPE voglia coalizzarsi stabilmente con i partiti alla sua destra abbandonando i suoi alleati storici, i Socialisti e i Liberali, e non è scontato che AfD trovi un nuovo gruppo parlamentare dopo essere stato espulso da ID per il suo estremismo. Così come non è scontato che i due gruppi di estrema destra accettino di cooperare stabilmente. Fra ECR e ID ci sono varie differenze, soprattutto sull’approccio da tenere nei confronti della Russia di Vladimir Putin: il sito di news nederlandese NRC ha calcolato che al Parlamento Europeo votano allo stesso modo nel 60 per cento dei casi. Non è una percentuale bassa, ma nemmeno altissima.
In conclusione: una eventuale maggioranza di destra che governi i lavori del prossimo Parlamento Europeo è una possibilità, ma al momento non è quella più probabile. Perché diventi concreta devono allinearsi molti fattori: un’idea più precisa potremo farcela soltanto nei giorni successivi alle elezioni.