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  • Venerdì 7 giugno 2024

Due leader, un unico partito

Dentro a Rassemblement National, Marine Le Pen, storica esponente dell'estrema destra francese, sta rischiando di essere messa in ombra dal giovane Jordan Bardella

Marine Le Pen e Jordan Bardella sul palco di un comizio elettorale, Parigi, 2 giugno 2024 (AP Photo/Thomas Padilla)
Marine Le Pen e Jordan Bardella sul palco di un comizio elettorale, Parigi, 2 giugno 2024 (AP Photo/Thomas Padilla)

Dal momento in cui l’attenzione politica, dei media e dell’opinione pubblica si è spostata dalla vita parlamentare alle elezioni europee, in Francia il politico più popolare e visibile è diventato Jordan Bardella, 28 anni, presidente del partito di estrema destra Rassemblement National (RN). Bardella è presente quotidianamente sui social, sta rendendo più accattivante la destra identitaria francese, è percepito come un politico “vicino alle persone”, anche a quelle meno abbienti, e i sondaggi dicono che alle europee la lista da lui guidata, e grazie a lui, prenderà il 33 per cento.

All’interno del partito, Bardella ha oscurato la popolarità di Marine Le Pen, storica leader dell’estrema destra francese e fino a poco tempo fa unico volto pubblico di Rassemblement National. Nelle ultime settimane, per riaffermare il proprio ruolo e per non rischiare di essere messa in ombra in vista delle presidenziali del 2027 alle quali intende ricandidarsi, Le Pen ha provato a riprendersi degli spazi di visibilità e a rivendicare il proprio peso nel dettare la linea politica.

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Da maggio, Le Pen ha aumentato la propria presenza sui media accreditandosi come principale oppositrice di Emmanuel Macron (la cui lista nei sondaggi è al secondo posto), si è presentata a sorpresa, autoinvitandosi, sul palco durante i comizi di Bardella, e ha moltiplicato viaggi e incontri.

Ma gli spazi in cui Le Pen sta cercando di ricordare qual è la reale gerarchia interna a Rassemblement National è soprattutto fuori dalla Francia, nelle relazioni o nelle alleanze con le altre formazioni di estrema destra d’Europa.

Domenica 19 maggio Le Pen è stata a Madrid a Viva24, un incontro internazionale organizzato dallo spagnolo Vox: «Jordan Bardella non può fare tutto», ha detto Le Pen quando da Le Monde le hanno chiesto come mai non fosse presente il suo capolista alle europee: «E poi conosco queste persone da molto tempo. Non condividiamo tutto, ma sono pragmatiche. Sono soprattutto consapevoli della nostra possibilità di arrivare al potere nel 2027 e della prospettiva di una nostra leadership a livello europeo».

A proposito della rottura avvenuta a fine maggio con Alternative für Deutschland, il secondo partito più popolare in Germania e finora uno dei principali alleati di Rassemblement National in Identità e Democrazia (ID, gruppo del Parlamento Europeo di estrema destra), diversi giornali francesi concordano nel dire che sia stata Le Pen ad aver preso questa decisione. Ed è sempre lei che sta lavorando sul futuro del suo partito in Europa ipotizzando, ad esempio, un’unione delle destre per formare un nuovo gruppo al Parlamento Europeo che superi per numero di parlamentari i Socialisti e Democratici (S&D, gruppo di centrosinistra).

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Da Rassemblement National, inoltre, alcuni deputati e dirigenti hanno cominciato a ricordare in ogni occasione utile come la campagna per le europee del partito debba molto a Le Pen. È suo per esempio l’efficace slogan “Non vedo l’ora che sia il 9 giugno”, come è stata sua l’intuizione di usare in campagna elettorale l’espressione “L’Europa di Macron”, associando l’idea di Europa (non troppo popolare tra i sostenitori di RN) alla figura di Macron, nel tentativo di indebolire il partito del presidente. È stata sua inoltre l’idea di organizzare il programma di RN attorno a una “strategia tricolore”, molto efficace per immediatezza e che distingue per colori i settori in cui la cooperazione tra paesi sarebbe accettabile, ammessa con nuove restrizioni, o rigorosamente impensabile.

In questo nuovo protagonismo di Bardella e nella rincorsa di Le Pen per riaffermare il proprio ruolo gli avversari politici di RN intravedono, e in molti casi si augurano, un inevitabile e futuro conflitto interno per la leadership che indebolirà quel campo politico. Ma da RN hanno fatto sapere che l’entrata di Le Pen nell’ultima fase della campagna per le europee era prevista fin dall’inizio e negano qualsiasi tipo di attrito interno.

Per il momento, in effetti, non vi è nulla che faccia pensare a una rottura tra i due leader. E la reazione alla tendenza di Bardella ad allontanarsi da alcune linee del partito ne è una dimostrazione. Quando Bardella si è ad esempio espresso contro i prezzi minimi per i prodotti agricoli dopo la protesta degli agricoltori ampiamente sostenuta da RN, Le Pen è sì intervenuta per chiarire la posizione ufficiale del partito, ma non ha mai rivolto una critica diretta a Bardella e si è sempre dimostrata pronta a difenderlo. Bardella, a sua volta, non ha mostrato alcuna aspirazione a candidarsi alla presidenza del paese.

Alcuni giornali hanno fatto però notare che i sondaggi, soprattutto se confermati dai risultati delle europee, avranno un loro peso sul futuro del partito. Così come non andrebbe sottovalutato l’indice di popolarità di Bardella e il fatto che abbia cominciato a circolare con sempre maggiore insistenza tra elettori ed elettrici di destra l’idea che sia lui a rappresentare RN alle prossime presidenziali al posto di Marine Le Pen. La stessa ipotesi è stata fatta anche da alcuni deputati dello stesso RN che pensano sia necessario riconoscere pienamente il successo di Bardella.

Difendere la propria posizione e il proprio futuro potrebbe poi non essere semplice, per Le Pen, anche a causa del processo per appropriazione indebita e collusione nell’ambito di una truffa che inizierà il 30 settembre. Le Pen, con il padre e altri dirigenti di RN, è accusata di aver usato fondi pubblici europei per assumere e pagare assistenti che però lavoravano per il partito in Francia. Lei è la principale imputata, il processo durerà due mesi, e in caso di condanna rischia il carcere, una sanzione e la sospensione dalle cariche pubbliche per i successivi dieci anni: un’eventualità che le impedirebbe di candidarsi alle presidenziali.

Arnaud Stéphan, esperto di comunicazione che ha accompagnato Marine Le Pen durante la campagna presidenziale del 2022, ha sostenuto che non possono convivere due leader in uno stesso partito, uno dei quali è tra l’altro in forte crescita: «Sarà per lei molto difficile tornare tra due anni e presentarsi come la leader. Non è più presidente del partito, non è nella foto per le europee: se aspetta fino al 2027 restando all’Assemblea Nazionale avrà perso la legittimità per condurre la battaglia. Ha bisogno di riprendere il controllo». Per ora, non è chiaro però come questo possa avvenire.