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  • Venerdì 7 giugno 2024

La presunta stalker che ha ispirato “Baby Reindeer” ha fatto causa a Netflix

Fiona Harvey ha accusato l'azienda di diffamazione e di non aver fatto verifiche sulla storia raccontata dal creatore della discussa serie tv

Fiona Harvey durante l'intervista di inizio maggio
Fiona Harvey durante l'intervista di inizio maggio (Immagine tratta dal canale YouTube di Piers Morgan)
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Fiona Harvey, la presunta stalker che ha ispirato il personaggio di Martha nella discussa serie tv Baby Reindeer, ha fatto causa a Netflix accusandola di violazione della privacy, diffamazione e negligenza. La causa è stata presentata giovedì in un tribunale della California. Harvey chiede più di 170 milioni di dollari (quasi 160 milioni di euro) in danni: sostiene che la serie di Netflix abbia diffuso «bugie crudeli» sul suo conto agli oltre 50 milioni di spettatori che l’hanno vista e che l’abbia rappresentata come una criminale condannata per stalking, quando lei non lo è mai stata.

Baby Reindeer è una serie scritta e interpretata dal comico scozzese Richard Gadd e racconta con qualche artificio narrativo la sua vera storia, e di come tra il 2015 e il 2018 fu perseguitato da una stalker.

Nella serie il suo personaggio si chiama Donny mentre la sua stalker, interpretata da Jessica Gunning, Martha. Dopo l’uscita della serie, ad aprile, migliaia di persone si erano dedicate con una certa morbosità a scoprire la vera identità della persona che aveva perseguitato Gadd, nonostante lui avesse chiesto al pubblico di evitare di farlo. Poche settimane dopo Harvey aveva detto di essere la stalker in una discussa intervista con il presentatore britannico Piers Morgan, in cui aveva denunciato le minacce ricevute da centinaia di utenti dei social network, e aveva descritto Baby Reindeer come un tentativo di Gadd di umiliarla pubblicamente.

Stando ai documenti relativi alla causa, Harvey ha negato di aver aggredito sessualmente Gadd, come invece si vede nella serie, e ha accusato Netflix di aver usato espedienti narrativi come questo perché «era una storia migliore rispetto alla verità, e le storie migliori fanno soldi». Ha inoltre negato di avere perseguitato Gadd con decine di migliaia di mail (un aspetto che nella serie viene sottolineato moltissimo) e ha accusato Netflix di non aver fatto «proprio nulla» per verificare che la storia raccontata dal comico fosse effettivamente vera.

Secondo il suo avvocato poi «non ci sono dubbi» sul fatto che l’identità di Harvey sia stata sfruttata per il personaggio della serie, ma esistono «prove inconfutabili» che mostrano che lei non è mai stata condannata per stalking.

Nei documenti presentati in tribunale non è citato Gadd, la cui serie è presentata come «una storia vera», anche se nei titoli di coda si precisa che «alcuni personaggi, nomi, eventi, luoghi e dialoghi sono stati romanzati a scopo di enfasi». Un portavoce di Netflix ha fatto sapere che l’azienda «si difenderà con forza e sosterrà il diritto di Richard Gadd di raccontare la sua storia». Parlando con BBC News, Harvey si è invece detta convinta di vincere la causa.

– Leggi anche: Baby Reindeer è una serie rara