Le aggressioni compiute dai giovani nazionalisti israeliani a Gerusalemme Est
Decine di persone sono state aggredite poco prima dell'inizio di una marcia molto importante per Israele: diciotto ultranazionalisti sono stati arrestati
Mercoledì 5 giugno decine di persone sono state aggredite da centinaia di giovani israeliani ultranazionalisti a Gerusalemme Est, la parte di città che secondo gli accordi di pace dei decenni passati dovrebbe essere di pertinenza dei palestinesi e che invece è occupata da Israele. I giovani israeliani contestavano soprattutto Hamas e la guerra in corso nella Striscia di Gaza, e nel mentre ci sono stati tafferugli con la polizia e aggressioni contro le persone palestinesi del posto, ma anche contro i giornalisti.
La polizia israeliana ha fatto sapere che diciotto persone sono state arrestate: cinque con l’accusa di aver lanciato oggetti contro i giornalisti che stavano documentando l’evento e tredici per violenza, comportamenti intimidatori, minaccia a pubblico ufficiale e disturbo della quiete pubblica.
Il tutto è successo poche ore prima dell’inizio della parata per il Giorno di Gerusalemme, una ricorrenza annuale con cui in Israele si ricorda l’occupazione della parte orientale della città da parte del proprio esercito dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, e la conseguente annessione unilaterale della città di Gerusalemme. Gerusalemme Est è sotto il controllo di Israele ancora oggi, nonostante questa situazione sia considerata illegale da gran parte della comunità internazionale.
Prima dell’inizio ufficiale della parata, a cui ogni anno partecipano decine di migliaia di persone, centinaia di giovani ultranazionalisti sono entrati attraverso la Porta di Damasco nel quartiere musulmano della Città Vecchia, la parte più antica di Gerusalemme Est. Lì hanno aggredito fisicamente molti abitanti gridando cori come «morte agli arabi» o «Maometto è morto»; alcuni sono entrati nei negozi dei commercianti palestinesi, a cui in un secondo momento la polizia ha chiesto di chiudere. Non riuscendo a contenere i manifestanti, a un certo punto le forze dell’ordine hanno anche impedito ai giornalisti palestinesi di entrare nella Città Vecchia, ha scritto il quotidiano israeliano Haaretz.
Tra le persone aggredite ci sono anche giornalisti che erano lì per seguire l’evento. Uno di questi era Nir Hasson, giornalista di Haaretz, che è stato buttato a terra e preso a calci prima di essere soccorso da agenti della polizia di frontiera, un corpo della polizia israeliana che opera nelle aree di confine fra Israele e i territori palestinesi occupati. Hasson, che nelle foto dell’evento indossa un giubbotto con un’evidente scritta “PRESS”, ha detto su X (Twitter) di essere stato aggredito perché aveva cercato di difendere un fotografo palestinese che era stato a sua volta attaccato.
Gerusalemme è rimasta relativamente calma durante questi otto mesi di guerra a Gaza. I fatti di mercoledì tuttavia potrebbero provocare nuove tensioni, come accadde nel 2021, quando lo sfratto di alcune famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah e l’intervento armato della polizia israeliana dentro e fuori la moschea di al Aqsa, nella Spianata delle Moschee, provocarono 11 giorni di bombardamenti israeliani sulla città di Gaza. Almeno 256 palestinesi e 10 israeliani furono uccisi.
Mercoledì ha partecipato alla marcia anche il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, un estremista di destra piuttosto influente nel governo, le cui posizioni sono ritenute troppo radicali anche da molte autorità religiose ebraiche. Ben-Gvir ha detto ai giornalisti di essere «ritornato per una cosa sola, ovvero mandare un messaggio ad Hamas: […] Gerusalemme è nostra. La Porta di Damasco è nostra. Il Monte del Tempio è nostro».
Il Monte del Tempio è il nome usato dagli israeliani ebrei per indicare la Spianata delle Moschee, un luogo di eccezionale importanza sia per la religione ebraica sia per quella musulmana, e una delle numerose ragioni per cui Gerusalemme è contesa tra ebrei e musulmani. A causa della Spianata delle Moschee sono cominciate rivolte popolari, conflitti e grandi manifestazioni, e la sua gestione è un argomento di scontro perenne tra le autorità israeliane e palestinesi.
Sempre Ben-Gvir aveva visitato la Spianata per fare rivendicazioni simili all’inizio del 2023, quando si era insediato da pochi giorni il nuovo governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, considerato il più a destra della storia di Israele. Il ministero degli Esteri palestinese aveva condannato duramente la sua visita, definendola una «provocazione senza precedenti» e parlando di una «reale minaccia di escalation» di cui avrebbe ritenuto responsabile Netanyahu.
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