C’è stato un grosso furto di medicinali al policlinico di Napoli
Nel finesettimana dalla farmacia dell'ospedale sono stati rubati medicinali per malattie gravi e croniche, per un valore di circa 1 milione e 400mila euro
Nello scorso finesettimana c’è stato un grosso furto di medicinali nella farmacia dell’Azienda ospedaliera universitaria “Federico II” di Napoli, meglio conosciuta come policlinico di Napoli. La segnalazione del furto è stata fatta lunedì, alla riapertura della farmacia, quando è stata scoperta la mancanza di diversi farmaci dopo la chiusura del fine settimana.
Secondo quanto riferito dai carabinieri, il valore dei farmaci rubati ammonta a circa 1 milione e 400mila euro. Il furto sarebbe quindi avvenuto tra sabato e domenica, ma in base alle prime indagini degli investigatori non ci sono segni di effrazione nei locali della farmacia, perciò gli investigatori hanno ipotizzato che i ladri possano aver agito con l’aiuto di un complice tra i dipendenti del policlinico. Adesso i carabinieri stanno visionando le immagini dei sistemi di videosorveglianza, per provare a individuare i responsabili del furto.
I ladri hanno rubato soprattutto farmaci cosiddetti “salvavita”, ovvero medicinali ritenuti dal servizio sanitario nazionale indispensabili per il trattamento di alcune patologie gravi e croniche. Il giornale locale Il Mattino ha scritto che i ladri hanno rubato in particolare «medicinali ematologici, biologici, di quelli che si usano per la cura della sclerosi multipla e di malattie rare».
Sono peraltro farmaci molto costosi, che potrebbero essere rivenduti in altri paesi europei tramite il cosiddetto parallel trade farmaceutico. È un mercato dei farmaci parallelo a quello della rete di distribuzione delle industrie farmaceutiche che li fabbricano, che è legale in Europa se vengono rispettati determinati parametri di sicurezza.
Negli scorsi anni, però, diverse inchieste, tra cui una dell’Espresso del 2018, hanno accertato anche l’esistenza di mercati paralleli illeciti: dato che il prezzo dei farmaci varia da paese a paese negli stati dell’Unione Europea, i farmaci rubati venivano rivenduti da grossisti italiani che ne falsificavano l’origine, in mercati dove il loro costo è molto più alto che in Italia (come per esempio la Germania). In questi paesi poi i farmaci venivano nuovamente etichettati per nasconderne la reale provenienza e venduti sul mercato interno, creando un grosso margine di profitto per i rivenditori.