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  • Mercoledì 5 giugno 2024

In Spagna il congedo mestruale non è stato molto utilizzato 

Un po' perché riguarda condizioni mediche specifiche, un po' per la paura di subire stigmatizzazioni, un po' perché il personale medico è impreparato

Una donna sparge pittura rossa su un assorbente durante una protesta contro l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, nel 2021
(AP Photo/Bruna Prado)
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Nel febbraio del 2023 la Spagna è stata il primo paese dell’Unione Europea (e attualmente l’unico) a introdurre il congedo mestruale, un permesso retribuito di tre giorni dal lavoro, estendibile fino a cinque, in caso di ciclo mestruale invalidante. Dopo più di un anno, secondo i dati del ministero dell’Inclusione spagnolo, il permesso è stato poco utilizzato, per motivi che secondo medici, associazioni e donne intervistate dipendono un po’ da come è fatta la legge, un po’ dall’impreparazione dei servizi pubblici e un po’ dal timore di molte donne di subire discriminazioni nel caso in cui chiedessero effettivamente il congedo.

I dati del ministero dicono che nel primo anno successivo all’introduzione del congedo, i permessi sono stati utilizzati 1559 volte (la popolazione interessata è di circa 10 milioni di donne). Sempre secondo il ministero si sono stabilizzati dopo il primo mese: è probabile quindi che un primo gruppo di donne abbia richiesto il congedo quando è diventato disponibile e sia stato soprattutto quel gruppo a usufruirne nei mesi successivi, senza molte altre richieste.

È un dato piuttosto limitato, considerando che si stima che nel mondo una donna su dieci soffra di endometriosi, una patologia che tra le altre cose provoca mestruazioni estremamente dolorose.

Dal 1° giugno del 2023, quando la misura era entrata in vigore, al 24 aprile del 2024, la data più recente per cui sono disponibili dati, il congedo medio utilizzato è stato di 3,03 giorni. Sempre secondo i dati del ministero, le aree geografiche in cui è stato fatto il maggior numero di richieste sono la regione del paese in cui si trova la capitale Madrid, e poi l’Andalusia e la Navarra.

Il congedo mestruale era stato introdotto in Spagna a febbraio del 2023, nell’ambito di una serie di importanti riforme in materia di salute riproduttiva, diritto all’aborto e salute sessuale. Prevede, in sostanza, che sotto controllo medico si possa usufruire di un permesso retribuito per la cosiddetta dismenorrea: l’insieme cioè dei dolori mestruali, che si manifestano soprattutto con crampi concentrati nel basso addome, dolori che possono espandersi alle gambe e alla parte bassa della schiena, e a volte accompagnati da nausea, vertigini, intensa sudorazione e diarrea.

Prima dell’entrata in vigore di questa misura, in Spagna le donne che non andavano al lavoro per colpa di mestruazioni dolorose dovevano chiedere un normale permesso per malattia, che è pagato dal sistema di previdenza sociale a partire dal quarto giorno; con l’introduzione della norma, il congedo non è considerato permesso per malattia, ed è coperto dalla previdenza sociale a partire dal primo giorno.

L’introduzione del congedo mestruale era stata quindi presentata come una misura storica e un grosso passo avanti verso un mondo del lavoro più paritario nei confronti delle donne. A suo tempo la ministra dell’Uguaglianza, Irene Montero, aveva parlato di «una giornata storica per il progresso femminista», anche se fin da subito erano stati espressi dubbi su quante donne si sarebbero effettivamente sentite legittimate a prendere il congedo, e quante invece avrebbero temuto di subire stigmatizzazioni sul posto di lavoro, magari per  i radicati stereotipi sulle donne e sulla loro condizione emotiva e ormonale nei giorni delle mestruazioni.

Commentando i pochi accessi al congedo Francisco Carmona, presidente della Società spagnola per lo studio dei fibromi e dell’endometriosi, ha detto a El Paìs di ritenere, sulla base di alcuni colloqui avuti con sue pazienti, che una delle ragioni sia proprio la paura di subire discriminazioni e stigmatizzazioni al lavoro.

Un’altra ragione dipende dal fatto che, per come è stata pensata la legge, il congedo è previsto solo nel caso di patologie precedentemente diagnosticate che causino mestruazioni molto dolorose, come l’endometriosi. La legge esclude quindi, nei fatti, la comune dismenorrea, nel senso di dolori mestruali senza una causa specificamente diagnosticata.

Irene Aterido, membro di RedCaps, rete di professionisti sanitari spagnoli che si occupa di ricerca di genere e ambientale, ha detto sempre a El Paìs che «“Congedo mestruale” è un termine improprio, perché in realtà parliamo di un congedo legato a condizioni mediche specifiche». Col paradosso, ha aggiunto, delle molte donne che probabilmente soffrono di endometriosi senza saperlo, magari per via della mancanza di informazioni al riguardo, e che quindi continuano a gestire i propri forti dolori mestruali con antidolorifici (nocivi per l’organismo se presi in grosse quantità e regolarmente) e permessi comuni per malattia.

Un altro problema riguarda l’impreparazione dei medici di base, da cui bisogna passare per poter richiedere il congedo. Alcune donne hanno raccontato di essersi sentite dire dai propri medici che il congedo mestruale non esisteva, e una ha detto che il personale del centro medico a cui si era rivolta non sapeva come inserire la richiesta nel sistema.