Sono state prescritte le accuse di calunnia per tre poliziotti a processo per il depistaggio della strage di via D’Amelio

Un poliziotto di fianco a quel che rimase dell'auto di Paolo Borsellino, nel 1992
(AP Photo/Alessandro Fucarini, File)

Martedì la Corte d’Appello di Caltanissetta ha dichiarato prescritte le accuse di calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia ai tre poliziotti Maio Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che erano sotto processo nell’ambito delle indagini per depistaggio sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.

La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, del luglio del 2022, nella parte in cui ha fatto decadere l’aggravante mafiosa, e l’ha invece ribaltata per Ribaudo, che in primo grado era stato assolto. Per i tre agenti l’accusa aveva chiesto pene fino a oltre 11 anni. La prescrizione è il procedimento con cui si dichiara estinto un reato perché è passato troppo tempo da quando è stato compiuto: commentando la sentenza, l’accusa l’ha interpretata come un implicito riconoscimento della loro colpevolezza, sostenendo che se fossero stati ritenuti innocenti sarebbero stati assolti.

I tre poliziotti erano accusati di aver contribuito, insieme ad alcuni ex pubblici ministeri e all’ex capo della squadra mobile della polizia di Palermo Arnaldo La Barbera, a suggerire ad alcuni “falsi pentiti” di accusare dell’attentato persone che non c’entravano nulla, per favorire Cosa nostra. Sulla base di quelle dichiarazioni, sette persone erano state condannate all’ergastolo, e successivamente scagionate al termine di un processo di revisione, per cui poi erano state riaperte le indagini.