«Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?»
Il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida ha risposto così a un giornalista che gli proponeva di fumare della cannabis light, cioè con basso livello di THC, durante un evento elettorale di Fratelli d'Italia
Lunedì la trasmissione di La7 L’Aria che tira ha mandato in onda un servizio realizzato durante il comizio elettorale di sabato di Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, a Roma, in cui il giornalista Giuseppe Ferrante ha chiesto a diversi politici del partito la loro opinione a proposito della cosiddetta cannabis light, di cui il governo vuole vietare la coltivazione e il commercio. La cannabis light è quella che ha un basso livello di THC, cioè il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana: contiene invece maggiori quantità di CBD, principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza.
Quasi tutti i politici intervistati da Ferrante hanno evitato di rispondere alle domande del giornalista, o le hanno respinte nettamente equiparando la cannabis light alle droghe. Poi Ferrante ha chiesto un parere anche al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha risposto dicendo di non voler «trasformare i nostri campi di grano, le nostre coltivazioni, in campi di cannabis light. Anzi. Penso che possiamo sopravvivere anche senza». Ferrante ha quindi chiesto a Lollobrigida se non avesse mai avuto voglia di farsi una canna di cannabis light, e gli ha proposto di fumarne una davanti alle telecamere. Lollobrigida ha risposto un po’ inaspettatamente così:
No, light, no. Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?
Nei giorni scorsi il governo ha presentato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, ora in discussione nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, che ha l’obiettivo di dare un’interpretazione più chiara e restrittiva alla legge del 2016 che aveva consentito a centinaia di aziende agricole italiane di produrre e lavorare la cannabis light: di fatto l’emendamento comprometterebbe il lavoro di circa 800 aziende agricole che in Italia coltivano cannabis light, e metterebbe a rischio oltre a 1.500 ditte specializzate nella trasformazione, per un totale di circa 10mila lavoratori.