«Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?»

Il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida ha risposto così a un giornalista che gli proponeva di fumare della cannabis light, cioè con basso livello di THC, durante un evento elettorale di Fratelli d'Italia

Foto di Lollobrigida vicino a dei carciofi
Francesco Lollobrigida al Festival del carciofo romanesco al ghetto ebraico di Roma, 8 aprile 2024 (ANSA/FABIO CIMAGLIA)

Lunedì la trasmissione di La7 L’Aria che tira ha mandato in onda un servizio realizzato durante il comizio elettorale di sabato di Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, a Roma, in cui il giornalista Giuseppe Ferrante ha chiesto a diversi politici del partito la loro opinione a proposito della cosiddetta cannabis light, di cui il governo vuole vietare la coltivazione e il commercio. La cannabis light è quella che ha un basso livello di THC, cioè il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana: contiene invece maggiori quantità di CBD, principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza.

Quasi tutti i politici intervistati da Ferrante hanno evitato di rispondere alle domande del giornalista, o le hanno respinte nettamente equiparando la cannabis light alle droghe. Poi Ferrante ha chiesto un parere anche al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha risposto dicendo di non voler «trasformare i nostri campi di grano, le nostre coltivazioni, in campi di cannabis light. Anzi. Penso che possiamo sopravvivere anche senza». Ferrante ha quindi chiesto a Lollobrigida se non avesse mai avuto voglia di farsi una canna di cannabis light, e gli ha proposto di fumarne una davanti alle telecamere. Lollobrigida ha risposto un po’ inaspettatamente così:

No, light, no. Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?

Nei giorni scorsi il governo ha presentato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, ora in discussione nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, che ha l’obiettivo di dare un’interpretazione più chiara e restrittiva alla legge del 2016 che aveva consentito a centinaia di aziende agricole italiane di produrre e lavorare la cannabis light: di fatto l’emendamento comprometterebbe il lavoro di circa 800 aziende agricole che in Italia coltivano cannabis light, e metterebbe a rischio oltre a 1.500 ditte specializzate nella trasformazione, per un totale di circa 10mila lavoratori.