Donald Trump continua a dire che il processo contro di lui è stato truccato
Nel primo discorso ufficiale da quando una giuria popolare lo ha giudicato colpevole ha detto cose infondate e fuorvianti, aggiungendo di non aver fatto nulla di male
Venerdì pomeriggio l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha tenuto un discorso dalla hall della Trump Tower, a New York, nel quale ha commentato il verdetto della giuria popolare che ieri lo aveva ritenuto colpevole di 34 capi d’accusa nel processo penale relativo ai pagamenti all’attrice di film porno Stormy Daniels. Trump ha parlato per circa mezz’ora ma non ha detto nulla di nuovo, anzi: ha ripetuto molte teorie e affermazioni infondate, false o fuorvianti non solo sul processo che si è appena concluso, ma anche sull’amministrazione dell’attuale presidente, il Democratico Joe Biden, che con tutta probabilità sarà lo sfidante di Trump (Repubblicano) alle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre.
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Nel processo che si è appena concluso, Trump era accusato di aver falsificato documenti contabili della campagna elettorale del 2016 per nascondere l’esistenza di pagamenti per un totale di 130mila dollari fatti per comprare il silenzio di Daniels su una relazione sessuale avvenuta dieci anni prima. Giovedì la giuria popolare lo ha ritenuto colpevole, ma la pena non è ancora stata decisa e sarà stabilita l’11 luglio dal giudice che ha seguito il processo, Juan Merchan.
Trump, che ha sempre negato queste circostanze, ha detto che il processo è stato «ingiusto» e «truccato», usando in particolare il termine inglese rigged: lo stesso che aveva già usato molte volte in passato per riferirsi tra le altre cose ai risultati delle elezioni presidenziali del 2020, quelle che perse contro Biden. Ha inoltre criticato il giudice Merchan, sostenendo che avesse un «conflitto d’interessi» nei suoi confronti e che quindi non fosse adatto a occuparsi del caso: un’affermazione senza fondamento. Ha poi continuato a sostenere di non aver fatto nulla di illegale, che i pagamenti a Daniels fossero leciti e fossero anche stati rendicontati correttamente. Trump non ha testimoniato durante il processo: nel suo discorso ha detto che avrebbe voluto farlo, ma che i suoi avvocati gliel’avevano sconsigliato.
L’ex presidente statunitense ha sostenuto inoltre che il processo sia stato organizzato «in totale coordinamento con la Casa Bianca e il dipartimento di Giustizia», e quindi sia stato controllato «da Biden e dai suoi». È un’affermazione falsa: il processo si è svolto a livello statale ed era quindi di competenza del sistema giudiziario dello stato di New York, mentre l’amministrazione federale non aveva nulla a che fare con il caso. Al momento Trump è coinvolto in altri due processi che invece riguardano accuse federali, e che quindi sono effettivamente legati al dipartimento di Giustizia: in uno è accusato di aver tentato di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020, e in un altro di aver conservato alcuni documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida.
Ha comunque approfittato della prevedibile copertura mediatica del suo intervento per accusare l’amministrazione Biden. Tra le altre cose ha detto che Biden vorrebbe permettere alla Cina di «costruire tutte le nostre automobili», ma solo poche settimane fa proprio la sua amministrazione aveva approvato dei dazi che renderanno molto più costoso importare auto elettriche cinesi.
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Trump ha fatto anche molte affermazioni largamente esagerate, se non chiaramente inventate e prive di fondamento, soprattutto contro le persone migranti e tipiche della retorica dell’estrema destra: ha detto per esempio che le carceri del Venezuela si stanno svuotando e che tutti i criminali stanno arrivando negli Stati Uniti, oppure che i cittadini statunitensi dormono per strada, mentre gli immigrati hanno a disposizione hotel di lusso.
Alla fine del discorso non ha risposto a nessuna domanda.