Tre carabinieri sono stati rinviati a giudizio per falso ideologico e depistaggio durante le indagini e i processi sull’omicidio di Stefano Cucchi

Una targa in memoria di Stefano Cucchi, a Roma (Giorgio Pica/Alto Press via ZUMA Press)
Una targa in memoria di Stefano Cucchi, a Roma (Giorgio Pica/Alto Press via ZUMA Press)

Tre carabinieri di Roma sono stati rinviati a giudizio con le accuse di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e depistaggio, nel caso sull’omicidio di Stefano Cucchi. Secondo l’accusa avrebbero tentato di ostacolare il processo contro gli altri carabinieri a loro volta accusati di aver depistato le indagini sull’uccisione di Cucchi, il giovane romano morto il 22 ottobre del 2009 dopo essere stato arrestato e ricoverato in ospedale.

I tre carabinieri rinviati a giudizio sono Maurizio Bertolino, Fortunato Prospero e Giuseppe Perri. Secondo le accuse Bertolino, ex maresciallo della stazione di Tor Sapienza, avrebbe mentito dicendo ai suoi superiori di non sapere che nella caserma ci fosse il verbale dell’arresto di Cucchi. Prospero avrebbe falsificato un documento ufficiale del 2 novembre 2018, scrivendo che due colleghi erano in servizio fuori dalla caserma quando in realtà uno di loro stava venendo interrogato in questura, accompagnato dall’altro. Perri avrebbe mentito mentre testimoniava in un altro processo, negando di aver chiesto di assistere all’interrogatorio di un collega (cosa che invece avrebbe fatto).

Quello che coinvolgerà i tre carabinieri sarà il quarto processo sul caso Cucchi: due riguardavano l’omicidio in sé, e hanno portato prima all’assoluzione poi alla condanna in via definitiva di due carabinieri a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale, nel 2022. Il terzo riguarda i tentativi di depistaggio compiuti da altri carabinieri nei processi precedenti.

Il processo inizierà il prossimo 25 settembre.