Quanto è difficile cominciare a contribuire a Wikipedia?

Diventare uno dei volontari che modificano e arricchiscono l'enciclopedia digitale non è immediato, ma negli ultimi anni si è cercato di migliorare l'esperienza

di Viola Stefanello

L'interfaccia classica di Wikipedia (Wikimedia Commons)
L'interfaccia classica di Wikipedia (Wikimedia Commons)
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Greta Elisabetta Vio è sempre stata, a suo dire, «una grandissima fan di Wikipedia», la più grande e conosciuta enciclopedia collaborativa online. Di più: si ritiene «una lettrice relativamente esperta»: racconta che le capita spesso di sfogliare con grande attenzione una voce o l’altra, «guardando anche le note e la bibliografia, per riuscire a capire se l’informazione che ho davanti arriva da fonti affidabili». Benché ami molto il sito fin da ragazzina, però, ha deciso soltanto di recente di provare a dare un proprio contribuito, creando un proprio account e cominciando timidamente a modificare voci poco conosciute, concentrandosi soprattutto sulla forma e la grammatica del testo più che sulle informazioni riportate.

Una delle principali specificità di Wikipedia è proprio quello di permettere a chiunque, potenzialmente, di contribuire al suo ambizioso obiettivo: quello di creare «un mondo in cui ogni singola persona sul pianeta abbia libero accesso alla somma di tutta la conoscenza umana». Qualsiasi utente può diventare un “wikipediano”, passando un po’ del proprio tempo libero a correggere e ampliare voci già esistenti o aggiungerne di nuove. Capire da dove cominciare per farlo, però, è un’impresa che molti trovano scoraggiante: su piattaforme come Reddit e Quora non è raro trovare persone confuse, frustrate o addirittura arrabbiate che si lamentano di aver provato a contribuire a Wikipedia per la prima volta e non esserci riusciti.

Le motivazioni sono molte, e molto diverse tra loro. C’è chi si lamenta dell’interfaccia che è necessario utilizzare per modificare le voci: la stessa Vio, che pur dice di apprezzarla, dice che «il sito assomiglia ancora molto a un internet degli albori, assomiglia un po’ a un vecchio forum, e tante persone non sono più abituate a quel linguaggio lì. Il modo in cui Wikipedia è concepita da un punto di vista grafico, insomma, non è sempre immediato». Altri vengono scoraggiati dal fatto che la comunità negli anni si sia data un fittissimo insieme di regole stilistiche e contenutistiche da seguire. La sensazione è quella di dover studiare tantissimo prima di fare qualcosa che all’apparenza sembrerebbe semplice, rischiando per di più di indispettire gli utenti di lunga data, che non sempre hanno la pazienza di spiegare ai nuovi arrivati cosa stanno sbagliando. Ogni versione linguistica, poi, ha degli standard e delle regole interne – non sempre scritte – un po’ diverse: non sempre una voce presente su Wikipedia in inglese, per esempio, viene considerata rilevante a sufficienza da meritare una traduzione su Wikipedia in italiano.

Alla stessa comunità di Wikipedia – e alla Wikimedia Foundation, l’organizzazione no profit che ne promuove e sostiene lo sviluppo – le conseguenze di queste piccole rigidità sono ben note. «Di lavoro da fare ce n’è tanto, e quindi di contributori ne servono tanti», spiega Marta Arosio, wikipediana di lunga data e responsabile delle relazioni con le istituzioni culturali di Wikimedia Italia, la sezione italiana dell’organizzazione. Già una decina d’anni fa si parlava del fatto che la comunità è più piccola e meno attiva di quando è nata l’enciclopedia, all’inizio degli anni Duemila, e da allora la situazione non è migliorata. In Italia, per esempio, al momento gli utenti considerati attivi (ovvero quelli che hanno effettuato almeno una modifica negli ultimi 30 giorni) sono poco più di ottomila. «Ma è indubbio che per imparare a contribuire in modo utile serva un po’ di pazienza», dice Arosio.

Negli ultimi anni Wikipedia ha introdotto varie nuove attività e funzioni per aiutare i nuovi utenti a capire come funziona l’enciclopedia – sia da un punto di vista tecnologico che contenutistico – e rispondere a eventuali domande. Di tanto in tanto vengono organizzati eventi offline: possono essere semplici raduni, collaborazioni con le università o “edit-a-thon”, dei momenti d’incontro in cui wikipediani esperti aiutano persone che non hanno grande dimestichezza con l’enciclopedia a creare nuove voci, di solito attorno a uno specifico tema. «Secondo me è un’ottima idea, un modo semplice per cominciare ad avvicinarsi, perché per due o tre ore puoi parlare dal vivo con qualcuno che ha voglia di spiegarti come si fa», racconta Arosio. Il numero di persone che diventano parte attiva della comunità di Wikipedia dopo gli edit-a-thon, però, di solito non è molto alto, anche perché ricordarsi come fare le cose una volta che si è tornati da soli al proprio computer continua a non essere immediato.

Una persona partecipa all’edit-a-thon organizzato l’anno scorso da Wikimedia Italia al Museo egizio di Torino (Domenico Conte/Wikimedia Commons)

Anche per questo nel tempo si è lavorato per accompagnare anche a distanza i nuovi arrivati, e per semplificare la loro esperienza. Prima di tutto è stata introdotta una nuova interfaccia grafica alternativa a quella utilizzata inizialmente dalla comunità, facilitando scrittura e modifica per i contributori meno abituati ai linguaggi di programmazione. Poi è stato istituito un sistema di “tutor”, ovvero utenti esperti che si offrono di affiancare i nuovi arrivati durante le prime modifiche che vogliono effettuare, rispondendo anche alle domande più elementari.

Luca Martinelli è uno degli amministratori di Wikipedia in italiano e anche uno di questi tutor: fa parte della comunità dal 2006, e riconosce che nel tempo è diventato più difficile approcciarsi alla piattaforma. «All’epoca c’erano pochissime voci e quindi il margine per crearne di nuove dal nulla era enorme. Oggi abbiamo più contenuti e riceviamo anche molte più critiche se una voce non raggiunge un certo livello di qualità, e quindi si tende a richiedere uno standard più alto rispetto a quello che ci si aspettava quindici anni fa», spiega. «All’epoca ti dicevano di scrivere, e ci pensava qualcun altro a sistemare la voce se non era perfetta. Adesso esiste di più la pretesa di essere subito bravi. Ci servono nuove forze, ma ci dimentichiamo che hanno bisogno di poter imparare con calma come si fa a stare su Wikipedia».

Nella sua esperienza c’è un aspetto in particolare che la comunità italiana fatica a trasmettere: «la versione italiana e quella tedesca di Wikipedia sono tra le più rigide al mondo in termine di accettazione di voci», racconta. «Questo vuol dire che paradossalmente nella versione inglese hai più libertà di scrivere, perché i criteri sono più laschi. Da noi sono più restrittivi: se vuoi creare la voce di un’azienda deve avere almeno cinquant’anni di storia alle spalle, se vuoi creare quella di uno scrittore deve aver scritto almeno tre libri, e devono essere stati recensiti dai giornali. Questo non aiuta i nuovi arrivati a entrare nel sistema: succede spesso che qualcuno crei una voce e poi il suo intero lavoro venga cancellato perché il tema non è considerato abbastanza rilevante, oppure perché la scrittura non è conforme allo stile di Wikipedia».

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Un altro problema che i wikipediani si trovano spesso ad affrontare è quello delle persone che inizialmente si approcciano all’enciclopedia come se fosse un blog o un social network, dando un’interpretazione eccessivamente personale – e magari del tutto positiva o entusiasta – alle voci che aggiungono.

Il consiglio principale che si dà alle persone appassionate del progetto che vorrebbero cominciare a contribuirvi ma non sanno bene da dove cominciare è quello di trovare voci incomplete o secondarie che non trattino di temi considerati particolarmente complessi o controversi, come quelli legati alla politica, all’attualità o alle biografie di persone ancora in vita. Si consigliano piuttosto le voci dedicate a specie di piante e animali, oppure al cibo. Un modo che può essere divertente e semplice per contribuire all’enciclopedia è anche quello di “adottare” un errore di battitura frequente: in questo caso, l’utente si impegna a cercare uno specifico errore di battitura (per esempio “perchè” anziché “perché”) in quante più voci possibili e a correggerlo quando lo trova, aumentando così la qualità degli articoli.

In ogni caso, in un video dedicato proprio a motivare queste persone, l’autrice, sviluppatrice ed editor di Wikipedia Molly White consiglia di «non fissarsi troppo sull’idea che sia necessario investire ore e ore a leggersi istruzioni e introduzioni», ma di cominciare subito da qualcosa di piccolo, che si ritiene alla propria portata: aggiungere una foto, aggiustare la lingua dove è un po’ traballante. «Sono tutte cose importantissime e utili per l’enciclopedia», dice.

White riconosce che può effettivamente capitare di interfacciarsi con wikipediani esperti che decidono di cancellare una voce appena creata oppure di annullare la modifica fatta da qualcun altro: in quei casi, chiede di «tenere presente che queste persone stanno cercando di assicurarsi che le informazioni sull’enciclopedia siano di alta qualità». È una cosa che succede piuttosto spesso, perché una parte importante di essere un wikipediano esperto è quello di fare “patrolling”, andando sostanzialmente a guardare spesso una pagina specifica che raggruppa in tempo reale tutte le modifiche a tutte le voci in una determinata lingua. Questa pagina segnala anche se una modifica è stata effettuata da una persona che non ha un profilo su Wikipedia – e che quindi potrebbe essere un malintenzionato che vuole vandalizzare una specifica voce – o da qualcuno che si è iscritto da poco, e che quindi potrebbe aver bisogno di aiuto per conformarsi agli standard dell’enciclopedia. «Se ti succede una cosa del genere», continua, «non è la fine del mondo: puoi capire che errore hai fatto e provare ad apportare di nuovo la modifica, o provare a modificare qualcos’altro, o chiedere aiuto a qualcuno che sa che sei nuovo in modo che possa spiegarti come migliorare».

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È l’esperienza di Stefano Manfredini, che ha deciso di cominciare a contribuire a Wikipedia perché «pensa sia bellissimo che delle persone che non si conoscono si mettano a collaborare, auto-regolandosi per fare qualcosa che a loro personalmente non dà nessun beneficio se non la soddisfazione di essere utili a qualcuno». Manfredini ha cominciato a correggere piccoli errori e informazioni scorrette che trovava nelle voci che stava leggendo. Poi si è reso conto che, rispetto a creare una voce da zero, pensando anche alla struttura da dare alle informazioni, poteva rendersi utile traducendo dall’inglese voci ancora assenti nella versione italiana: «si trattava solo di adattare il contenuto alle linee guida italiane, che in alcuni casi sono leggermente diverse».

Anche nel caso delle traduzioni, però, ci sono alcune questioni da tenere a mente. Marta Arosio, di Wikimedia Italia, dice che è importante assicurarsi che un certo numero di fonti citate sia non solo verificabile, ma anche accessibile in italiano: «questo per esempio è un grosso problema delle voci dedicati ai cantanti sudcoreani: spesso hanno molte fonti, ma sono tutte in coreano ed è difficilissimo verificare che dicano le cose scritte nella voce».