Il Congresso spagnolo ha approvato in via definitiva la legge sull’amnistia per gli indipendentisti catalani
È una legge molto criticata sia a destra che a sinistra, ma fondamentale perché il governo di Pedro Sánchez abbia la maggioranza necessaria per governare
Giovedì il Congresso spagnolo ha approvato in via definitiva la legge per concedere l’amnistia ai leader indipendentisti catalani che negli scorsi anni sono stati incriminati o avevano subìto procedimenti giudiziari per le loro azioni a favore dell’indipendenza, soprattutto dopo il referendum illegale per l’indipendenza della Catalogna dell’ottobre 2017 ma anche in altri casi, come per esempio una consultazione simile fatta nel 2014.
L’approvazione della legge sull’amnistia era l’elemento centrale dell’accordo di governo fra Junts per Catalunya, un partito indipendentista catalano di centrodestra, e il Partito socialista spagnolo (PSOE). Le elezioni della scorsa estate avevano prodotto un parlamento senza una maggioranza chiara, e per ottenere un nuovo mandato il primo ministro uscente Pedro Sánchez (del PSOE) aveva dovuto accordarsi con vari partiti autonomisti o indipendentisti locali per poter governare, fra cui Junts per Catalunya e Sinistra repubblicana di Catalogna (ERC).
La Catalogna è una regione nel nordest della Spagna, in cui una parte della popolazione parla il catalano, una lingua diversa da quella del resto del paese, cioè il castigliano. Da decenni molte persone nella regione chiedono l’indipendenza, a cui però le istituzioni spagnole si sono sempre opposte. La legge sull’amnistia prevede la cancellazione della «responsabilità penale, amministrativa e contabile» per più di 300 leader e attivisti indipendentisti incriminati di vari reati, e anche per 73 poliziotti sotto processo per le eccessive violenze commesse contro i manifestanti indipendentisti nei giorni del referendum del 2017.
La legge dovrà ora essere applicata da ogni tribunale che ha emesso una sentenza o che ha in corso un processo verso gli indipendentisti. E dovrà essere fatto in via preferenziale e urgente entro due mesi dalla pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale, prevista per la prossima settimana. A quel punto i tribunali dovranno revocare tutte le misure a carico dei beneficiari dell’amnistia, come i mandati di perquisizione e reclusione, quelli di arresto nazionali, europei e internazionali, e in generale ogni misura cautelare nei loro confronti.
Tra i beneficiari c’è anche Carles Puigdemont, ex presidente della Catalogna che nel 2017 dichiarò la secessione della regione dalla Spagna dopo il referendum. Puigdemont era poi fuggito in Belgio, temendo guai legali: si trova ancora lì, e su di lui pende un mandato di arresto. Ora il caso di Puigdemont è di competenza del Tribunale supremo spagnolo, che dovrà revocare il mandato di arresto. Come riporta El País servirà però del tempo, indicativamente fino a metà giugno, perché la Corte dovrà prima sentire il parere preventivo di altri organi della giustizia. Una volta revocato il mandato Puigdemont potrà tornare in Spagna senza il rischio di venire arrestato.
L’amnistia per gli indipendentisti è da sempre fortemente criticata dai partiti di centrodestra e di destra e dalla magistratura, ma anche da molte persone di sinistra. Chi vi si oppone la considera una concessione eccessiva nei confronti di un movimento che, con il referendum del 2017, attaccò direttamente la Costituzione spagnola. Secondo i sondaggi più della metà dei cittadini spagnoli è contraria alla concessione dell’amnistia.
La legge ha ottenuto 177 voti favorevoli, da parte di esponenti dei partiti di centrosinistra e sinistra – come quelli del Partito socialista, di Sumar, di ERC, di Podemos – e dei partiti indipendentisti, come EH Bildu, la sinistra basca indipendentista, PNV, il partito nazionalista basco, e Junts. I voti contrari sono stati 172, del centrodestra e dell’estrema destra, quindi del Partito popolare, di Vox, di CC e UPN.