Berlino non riesce a liberarsi della villa del gerarca nazista Joseph Goebbels
È da anni inutilizzata e costa troppo mantenerla, tanto che il governo locale vuole darla in regalo: ma c'è un certo timore su chi potrebbe prendersela
A inizio maggio Stefan Evers, il vice ministro delle Finanze dello stato di Berlino, che coincide con la città omonima, ha detto che intende regalare la grande villa del ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels, uno dei gerarchi più importanti del Terzo Reich. Evers ha detto che se non si farà avanti nessuno il governo non avrà altra scelta se non quella di «demolire l’edificio». Sono anni che la città prova a vendere la villa senza successo: da tempo non viene più usata e ogni anno costa allo stato diverse centinaia di migliaia di euro per la manutenzione e la sorveglianza. Evers ha detto che verrà data la precedenza a proposte che riguardino la storia del sito e il ricordo dei crimini del nazismo. Tuttavia in diversi hanno espresso dubbi sulla questione, temendo che finisca nelle mani di qualche nostalgico del regime nazista.
La villa si trova in una tenuta di 170mila metri quadrati vicino a Wandlitz, un paese circa 40 chilometri a nord di Berlino. Fu costruita nel 1939 vicino al Bogensee, un lago da cui prende il nome, ed è grande circa 1.600 metri quadrati: ha una settantina di stanze, tutte dotate di telefono, un cinema privato e grandi vetrate. Prima della guerra Goebbels la usò sia come luogo di villeggiatura che come una seconda sede informale del ministero della Propaganda: veniva utilizzata come ufficio e come luogo di ricevimento per molti esponenti del partito nazista, artisti e attori legati al Reich. Qui Goebbels scrisse il suo discorso più famoso, ossia quello in cui, il 18 febbraio del 1943, invocò la «guerra totale» per sconfiggere gli Alleati, che erano ormai in vantaggio sulla Germania e sull’Italia.
Si dice che Goebbels usasse spesso la villa per trascorrere del tempo con le sue amanti, ma negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale ci si trasferì con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti degli Stati Uniti e del Regno Unito su Berlino. All’inizio di maggio del 1945, pochi giorni prima della caduta del Terzo Reich, Joseph Goebbels e sua moglie Magda si suicidarono nel bunker di Adolf Hitler, dopo aver ucciso i loro sei figli.
Dopo la guerra l’area in cui si trovava la villa entrò a far parte dello stato socialista della Germania dell’Est, sotto l’influenza dell’Unione Sovietica, e fu convertita prima in un lazzaretto e poi in una scuola di formazione per i dirigenti dell’organizzazione giovanile del Partito Socialista Unificato di Germania, che governò sullo stato fino a quando non avvenne l’unificazione delle due Germanie nel 1990. Al tempo nella villa erano stati creati anche un asilo, un parrucchiere e un bar per gli allievi della scuola. Dopo il 1990 fu usata per qualche anno dall’Internationaler Bund, un’associazione tedesca specializzata nell’educazione e nel servizio sociale per i giovani, ma a partire dal 2000 il progetto è stato spostato a causa degli elevati costi di manutenzione della villa. Da allora l’edificio è rimasto vuoto.
A essere contrario alla scelta del governo di Berlino di regalare la villa è principalmente Oliver Borchert, il sindaco di Wandlitz. Borchert sostiene che ci sia un elevato rischio che a proporsi di rilevare la villa sia qualcuno che sarebbe guidato «da secondi fini ideologici». Borchert è anche contrario alla sua demolizione, che secondo lui significherebbe cancellare, e quindi dimenticare, un pezzo della storia della Germania. Altri hanno invece paura che, qualsiasi sia la nuova funzione, il luogo possa diventare un simbolo che attrae nostalgici del regime nazista, specialmente in un momento storico in cui il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), in cui molti esponenti hanno legami con gli ambienti neonazisti tedeschi, è il secondo più popolare nei sondaggi nazionali.
Questo discorso ricalca quello che avviene da anni anche per la residenza privata di Adolf Hitler, chiamata anche il “Nido dell’Aquila”, in Baviera, nel sud della Germania, che oggi è aperta ai turisti.
Nel 2021 per esempio un progetto che avrebbe trasformato la villa di Goebbels in un hotel e che avrebbe ospitato anche degli studi di artisti, delle sale conferenze e una scuola di yoga fu bloccato dopo che divenne noto che uno dei suoi principali promotori era membro dei Reichsbürger (“cittadini del Reich”): un movimento di nostalgici che comprende monarchici, estremisti di destra e antisemiti. I leader del movimento, che secondo i servizi segreti tedeschi avrebbe più di 20mila membri, sono al momento sotto processo per aver tentato di organizzare un colpo di stato contro il governo tedesco.
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Per questo motivo, Borchert ha annunciato che la sua amministrazione ha intenzione di presentare un progetto che faccia diventare la villa un edificio polifunzionale che comprenda un «centro di ricerca per la resilienza democratica», ma anche una clinica e un hotel, utilizzando i fondi messi a disposizione dal governo tedesco per la riconversione degli edifici di epoca nazista. Un’altra proposta potrebbe arrivare dal rabbino Menachem Margolin, presidente dell’Associazione ebraica europea (EJA) con sede a Bruxelles, che vorrebbe trasformare una villa in un centro studi sulla «psicologia politica, la comunicazione e la lotta contro il linguaggio che inneggia alla violenza e alle discriminazioni».