La barriera per oscurare una vista panoramica sul monte Fuji è piena di buchi
Era stata costruita davanti a un supermercato molto popolare sui social a Fujikawaguchiko, una cittadina giapponese che non ne poteva più dei turisti
Fujikawaguchiko è una cittadina di circa 26mila abitanti molto nota fra i turisti che visitano il Giappone: si trova ai piedi del monte Fuji, la montagna più alta del Giappone (3.776 metri) e un vulcano noto in tutto il mondo, e in alcune zone permette di godere di viste molto panoramiche sulla montagna. L’enorme afflusso di visitatori, spesso irrispettosi della cittadinanza locale, è però diventato un problema per la città: ad aprile l’amministrazione aveva quindi deciso di costruire una barriera che ostruisse fisicamente la vista sul monte. È stata installata la settimana scorsa, ma martedì mattina sulla struttura è stata trovata una decina di piccoli buchi.
La barriera è fatta di tessuto, è lunga 20 metri e alta due e mezzo. Copre la visuale su uno dei punti più fotografati della città: un supermercato della catena giapponese Lawson, dietro cui per un gioco di prospettive sembra emergere il monte Fuji. Per scattare la foto del minimarket – un trend diventato abbastanza popolare sui social, e in particolare su Instagram – capitava spesso che i turisti occupassero i parcheggi riservati ai pazienti di una vicina clinica dentistica, o che salissero sul suo tetto per realizzare lo «scatto perfetto».
Da anni i residenti di Fujikawaguchiko si lamentano per l’eccessivo afflusso di turisti, e in particolare per la loro maleducazione: violano spesso il codice della strada causando incidenti, e i custodi e le associazioni di volontari non riescono più a tenere puliti i servizi igienici e soprattutto i sentieri, dove i visitatori buttano molti rifiuti. Un funzionario cittadino aveva detto al Japan Times che adottare un rimedio così drastico come la costruzione di una barriera artificiale davanti al monte Fuji era «spiacevole», ma che l’amministrazione della città era stata obbligata a farlo da una situazione diventata insostenibile.
Un funzionario locale ha detto sempre al Japan Times che i buchi sono «un problema di buone maniere. È una vergogna». I buchi sono tutti ad altezza umana e grandi abbastanza da farci passare un dito, ma sembra che se si prova a scattare una foto la rete sia comunque visibile ai margini dell’inquadratura. Non deve essere stato difficile fare i fori, dato che la barriera è sorvegliata da una guardia solo fra le 10 e le 16.
Secondo il funzionario la barriera è comunque piuttosto efficace: per il momento sembra che il numero di visitatori sia diminuito, nonostante qualcuno sia andato a Fujikawaguchiko apposta per vedere la rete. L’amministrazione locale ha intenzione di metterci dei codici QR che indicano altre attrazioni locali, fra cui altri punti per fotografare il monte Fuji, per distribuire meglio l’afflusso di turisti. Il funzionario ha detto anche che se la popolarità su internet di quel punto panoramico dovesse diminuire, la barriera potrebbe essere tolta.
Il Giappone sta avendo problemi con l’eccessivo numero di visitatori dal 2022, quando aveva riaperto i propri confini dopo un lungo periodo di chiusura dovuto alla necessità di contenere i contagi da coronavirus. Sia a marzo che ad aprile è stato registrato il maggior numero mensile di turisti di sempre nel paese: più di 3 milioni.
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Negli ultimi mesi anche altre città giapponesi hanno adottato delle misure contro il turismo di massa. A marzo per esempio il consiglio distrettuale di Gion, uno dei più rinomati quartieri della città di Kyoto, aveva vietato ai turisti di entrare nei piccoli vicoli privati che lo caratterizzano. Gion è una delle destinazioni turistiche più amate della città: non solo si trova nell’antica capitale imperiale del Giappone, che ha mantenuto molta dell’architettura caratteristica del periodo, ma è anche il quartiere in cui si trovano le storiche sale da tè in cui si esibiscono le geishe, le intrattenitrici giapponesi vestite in abiti tradizionali le cui abilità includono arti come la musica, la danza e il canto.
I residenti di Gion però si lamentano da anni per i comportamenti dei visitatori, che non soltanto hanno l’abitudine di inseguire insistentemente le geishe con i propri smartphone, ma anche di avvicinarsi e toccare o talvolta strattonare i loro kimono, abiti tradizionali molto costosi. Alcuni hanno anche denunciato violazioni di domicilio da parte dei turisti o casi in cui i turisti hanno obbligato le geishe a fare foto con loro.
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