Sulle strade ci saranno molti meno autovelox
Le nuove regole approvate dal ministero limiteranno l'autonomia dei comuni, con un inevitabile calo dei controlli e quindi delle multe per eccesso di velocità
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, martedì pomeriggio, diventerà operativo il decreto dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno che introduce nuove regole sugli autovelox, in particolare sulle autorizzazioni per installarli e sul loro posizionamento lungo le strade: l’obiettivo del ministero è limitarli e in definitiva fare meno multe per eccesso di velocità. «Basta fare cassa sulla pelle degli automobilisti», ha scritto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini annunciando la pubblicazione del decreto.
Gli autovelox sono gestiti prevalentemente dai comuni e dalle province, a cui il ministero ha imposto nuove regole per limitarne l’autonomia. I comuni dovranno discutere la collocazione degli autovelox con la prefettura, che dipende dal ministero dell’Interno e dovrà autorizzare i dispositivi attraverso un provvedimento del prefetto. Inoltre gli autovelox potranno essere installati solo nei tratti delle strade dove la polizia locale non può fermare i veicoli sul posto e dove in passato è stato registrato un alto tasso di incidenti: questo requisito dovrà essere provato con dati puntuali relativi alle cause degli incidenti per dimostrare che in quel punto l’eccesso di velocità è un problema. Oltre a questo i dispositivi dovranno essere segnalati in modo molto evidente, almeno un chilometro prima nelle strade fuori dai centri abitati.
Il decreto fissa anche nuove regole sul tipo di strada in cui i comuni potranno installare gli autovelox. I dispositivi non si potranno utilizzare dove esiste un limite già basso: in città non potranno essere messi dove il limite è inferiore ai 50 chilometri orari, mentre sulle strade extraurbane saranno permessi solo nei punti dove il limite imposto non è inferiore di più di 20 chilometri orari rispetto a quanto previsto dal codice della strada. In pratica, in una superstrada dove secondo il codice della strada il limite è di 110 chilometri orari potrà essere utilizzato un autovelox solo se il limite in quel tratto è fissato al massimo a 90 chilometri orari, non più basso. Questo criterio è stato giustificato da Salvini con l’obiettivo di utilizzare gli autovelox solo dove è necessario, per esempio vicino a scuole, asili e ospedali, e limitare invece l’uso dove non c’è una reale esigenza di garantire sicurezza.
Le pattuglie della polizia locale potranno continuare a usare i cosiddetti scout speed, cioè i dispositivi installati a bordo delle auto della polizia locale che riescono a calcolare la velocità delle auto in entrambi i sensi di marcia. Ma potranno essere usati solo dove non è possibile posizionare autovelox fissi o mobili. Questa regola limiterà molto l’utilizzo di questo strumento.
Le nuove regole saranno in vigore dai prossimi giorni, il decreto dirà con precisione quando, ma è comunque previsto un periodo di un anno per consentire ai comuni di rispettare le nuove regole: molti autovelox dovranno essere rimossi. Tra le altre cose, il nuovo decreto non ha risolto la questione relativa all’omologazione dei dispositivi di cui si è discusso negli ultimi mesi dopo una sentenza della Cassazione.
Secondo i dati diffusi dall’azienda francese Coyote group, che produce sistemi di assistenza alla guida, l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di rilevatori di velocità installati sulle strade: nel 2021 erano attivi 14.297 sistemi di rilevamento della velocità tra fissi e mobili, sistemi tutor e telecamere posizionate sui semafori e agli incroci. Il 76% dei rilevatori è nel Nord, con una prevalenza in Veneto seguito da Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Nel 2022 in Italia secondo l’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, gli incidenti stradali con lesioni sono stati 165.889, cioè 454 al giorno. Il 73,4% è avvenuto su strade urbane, il 21,5% su strade extraurbane, il 5% in autostrada. I morti sono stati 3.159, il 43,5% era a bordo di autovetture, il 24,7% a bordo di motocicli, il 15,4% erano pedoni, il 6,5% guidava una bicicletta, il 5,3% era a bordo di camion, il 2,2% era su ciclomotori, lo 0,5% su monopattini (1,9% viene classificato dall’ISTAT come altro). C’è stato un aumento delle persone morte rispetto al 2021 (fu un anno con meno spostamenti a causa delle restrizioni dovute alla pandemia), ma una diminuzione per incidenti e feriti rispetto al 2019 del 3,7 e del 7,4%.
Quanto alle contravvenzioni, quattro su dieci sono state per eccesso di velocità. Secondo l’ISTAT sono aumentate le sanzioni per guida in stato di ebbrezza (del 21,5%) e per guida sotto l’influenza di stupefacenti (del 7,4%). Nel 2023 i comuni italiani hanno incassato un miliardo e mezzo di euro in sanzioni per il mancato rispetto del codice della strada, soprattutto grazie alle multe date per eccesso di velocità. Nei comuni medi e piccoli la crescita degli incassi è più consistente: nel 2023 i comuni con meno di 10mila abitanti hanno incassato 238 milioni di euro, il 50 per cento in più rispetto al 2019, mentre quelli tra 2mila e 5mila abitanti quasi il 60 per cento in più.
Nelle città grandi l’aumento è stato limitato, del 3,3 per cento rispetto a quattro anni prima. Firenze è la città in cui l’aumento è stato più significativo rispetto al periodo precedente alla pandemia: nel 2023 il comune ha incassato 71,8 milioni di euro contro i 38,7 milioni del 2019, con una crescita dell’85,5 per cento.
Lo scorso febbraio, mentre si stavano discutendo le nuove regole, 17 tra associazioni e organizzazioni che rappresentano i familiari di vittime della strada hanno scritto un appello per chiedere al ministero di abbassare la velocità massima sulle strade in città, prima causa di incidenti mortali. Le associazioni hanno chiesto anche di rafforzare i controlli elettronici sulla velocità, di aumentare le zone a traffico limitato e gli interventi a favore della mobilità sostenibile. «Vogliamo che i sindaci abbiano un’autonomia e che propongano tutte le soluzioni che vanno nella direzione di salvare vite umane. Abbassare il limite di velocità è sacrosanto. Chi non va in questa direzione non fa il bene dei cittadini», ha detto Marco Scarponi, segretario della Fondazione Michele Scarponi, nata in memoria del fratello, ciclista professionista morto investito da un furgone nel 2017.
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