Più di 220 persone sono state arrestate in Armenia nel corso di proteste antigovernative
Più di 220 persone sono state arrestate in Armenia durante la loro partecipazione a grosse proteste antigovernative organizzate per chiedere le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinyan. Il ministero dell’Interno ha spiegato in modo generico che gli arresti sono stati fatti perché i manifestanti non avrebbero «rispettato i requisiti legali stabiliti dalla polizia» per manifestare.
Le proteste vanno avanti da parecchi giorni in molte città dell’Armenia, e in particolare nella capitale Yerevan. Erano cominciate a fine aprile dopo che il governo armeno e quello dell’Azerbaijan avevano raggiunto un accordo per il ritiro dell’Armenia da quattro cittadine azere al confine tra i due paesi a cui la maggior parte della popolazione armena si oppone.
L’Armenia controllava queste zone fin dagli anni Novanta e l’accordo per la loro restituzione è stato considerato un passo avanti per avviare colloqui di pace tra i due paesi, in conflitto da decenni soprattutto per il controllo del Nagorno Karabakh, territorio separatista collocato in Azerbaijan ma fino a pochi mesi fa abitato principalmente da persone di etnia armena. Le proteste si sono intensificate negli ultimi giorni, dopo che è avvenuta l’effettiva riconsegna della quattro cittadine: in azero sono note come Baghanis Ayrum, Ashaghi Askipara, Kheyrimli e Ghizilhajili, e sono considerate di importanza strategica per l’Armenia perché ci passa un’autostrada che la collega con la Georgia, importante dal punto di vista commerciale.