Tadej Pogačar ha vinto il Giro d’Italia
Che ha corso per la prima volta quest'anno; la tappa conclusiva nel centro di Roma è stata vinta in volata dal belga Tim Merlier
Il ciclista sloveno Tadej Pogačar ha vinto la 107ª edizione del Giro d’Italia, una delle più importanti corse a tappe di ciclismo su strada al mondo, che si è conclusa domenica con la ventunesima e ultima tappa, 126 chilometri in un circuito prevalentemente nel centro di Roma. La tappa è stata vinta dal belga Tim Merlier, ma il primo ciclista nella classifica generale – e quindi il vincitore del Giro – è stato Pogačar.
Pogačar ha 25 anni, ed è considerato uno dei migliori ciclisti del mondo. Corre per la squadra UAE Team Emirates ed è il secondo sloveno a vincere la corsa in 114 anni di storia (ci era già riuscito lo scorso anno il connazionale Primož Roglič).
A 25 anni, Tadej Pogačar ha già vinto più di 70 corse, tra cui due Tour de France e tre delle cinque cosiddette classiche monumento, le corse di un giorno con più storia e importanza (ha vinto tre volte il Giro di Lombardia, due volte la Liegi-Bastogne-Liegi e una volta il Giro delle Fiandre). È un ciclista che dà il meglio di sé in salita, ma che tendenzialmente può vincere qualsiasi corsa o tappa a cui partecipa, e quasi sempre prova a farlo. La sfrontatezza con cui affronta ogni corsa ha reso Pogačar uno dei ciclisti più amati dai tifosi.
Fino a qualche anno fa il ciclismo per molti era diventato uno sport poco entusiasmante. Il Team Sky (oggi Ineos Grenadiers) ha dominato i grandi giri negli anni Dieci, vincendo con i suoi ciclisti sette Tour de France, tre Giri d’Italia e due Vuelta a España, con un modo di correre basato sul controllo totale della corsa e sulla minimizzazione dei rischi. Raramente i ciclisti del Team Sky partivano in azioni solitarie (rimase per questo storica quella di Chris Froome al Giro d’Italia del 2018) e spesso le grandi corse a tappe venivano vinte perché la squadra, gestendo il ritmo di ogni gara, riusciva a impedire agli avversari di prendere iniziative.
Negli ultimi anni però una nuova generazione di corridori ha cambiato un po’ le cose, unendo alla cura dei dettagli del ciclismo moderno (lo studio dell’aerodinamica, i miglioramenti tecnologici, l’attenzione alla psicologia e alla nutrizione) un’interpretazione dello sport basata comunque sugli exploit individuali, come succedeva più spesso nel ciclismo storico.
Tadej Pogačar è forse il principale esponente di questo nuovo modo di intendere il ciclismo d’élite, ma con lui ci sono il danese Jonas Vingegaard, che ha vinto gli ultimi due Tour de France proprio davanti a Pogačar, e poi il belga Remco Evenepoel, campione del mondo nel 2022 in linea e nel 2023 a cronometro, e infine il belga Wout Van Aert e l’olandese Mathieu van der Poel, capaci di vincere corse diversissime tra loro, anche nel ciclocross (una disciplina molto differente dal ciclismo su strada).
A luglio Tadej Pogačar correrà anche il Tour de France, la più importante corsa a tappe che c’è, nella quale finora in quattro partecipazioni ha chiuso due volte al primo posto e due volte al secondo. L’obiettivo di Pogačar è quello di vincere nello stesso anno il Giro d’Italia e il Tour de France: non succede dal 1998, quando ci riuscì Marco Pantani.
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