I difficoltosi soccorsi dopo l’enorme frana in Papua Nuova Guinea
L'Organizzazione internazionale per le migrazioni stima che le persone morte siano almeno 670 nella regione di Enga, dove da mesi ci sono violenti scontri tra gruppi tribali
Domenica l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), che è legata alle Nazioni Unite, ha diffuso nuovi aggiornamenti relativi alla frana che nella notte tra giovedì e venerdì ha colpito Kaokalam, Yambali e Tulipana, tre villaggi della regione di Enga, nello stato oceanico della Papua Nuova Guinea. Secondo l’OIM, la frana ha causato la morte di almeno 670 persone (fino a ieri la stima era intorno a cento).
Il funzionario delle Nazioni Unite Serhan Aktoprak ha detto all’agenzia di stampa Associated Press che la stima deriva dalla quantità di case rimaste sepolte più alta di quanto inizialmente stimato: fino a ieri si supponeva che fossero 60, ma dopo che le prime squadre di soccorso hanno raggiunto Yambali la stima è di almeno 150. Altre 250 case sono state danneggiate dalla frana facendo sfollare almeno 1.250 persone: per fornire loro assistenza medica, nella zona sono stati costruiti a fatica punti di soccorso mobili.
Le prime squadre di soccorso hanno raggiunto il villaggio con difficoltà perché la frana ha bloccato la strada che porta a Yambali, rallentando più del previsto le operazioni. L’organizzazione umanitaria CARE Australia ha fatto sapere che al momento Yambali può essere raggiunto solamente in elicottero. Le ricerche sono state effettuate a mano per ore e solo domenica è stato possibile ottenere una pala meccanica grazie alla donazione di un costruttore locale. In molti punti della frana non si cercano più i corpi, sepolti sotto alcuni metri di detriti.
I soccorritori procedono a rilento anche per problemi di sicurezza: da mesi nella regione di Enga ci sono scontri molto violenti tra i numerosi gruppi tribali che popolano la zona, dove si verificano con regolarità episodi di violenza legati a furti e dispute territoriali. A febbraio per esempio 54 persone erano state uccise nell’ambito di uno scontro tra due fazioni: la prima composta dalle tribù dei Saa Walep e degli Ambulyn, l’altra dai Kaekin, dai Palinau e dai Sikin.
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I convogli partiti sabato per trasportare cibo, acqua e altri beni essenziali al villaggio devono percorrere necessariamente una strada secondaria che passa vicino al villaggio di Tambitanis, dove da mesi è in corso un duro scontro tra gruppi tribali rivali. L’OIM ha segnalato che i convogli potrebbero essere presi di mira da questi gruppi per saccheggiarli e appropriarsi delle merci.
La Papua Nuova Guinea fu una colonia amministrata in parte dall’Impero tedesco e in parte dall’Impero britannico. È diventata indipendente dal 1975, quando smise di essere controllata dall’Australia, e fa parte del Commonwealth, l’insieme di paesi che erano parte dell’Impero britannico e che dopo l’indipendenza hanno mantenuto legami più o meno formali con la corona inglese.
Con quasi 10 milioni di abitanti, è uno dei paesi più popolosi tra quelli del Sud del Pacifico ed è anche uno di quelli con la popolazione più varia: i suoi abitanti appartengono a diverse etnie, principalmente melanesiana e papuana, sono quasi tutti cristiani e la lingua ufficiale per il commercio è l’inglese.
La rapida crescita della popolazione riscontrata soprattutto tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta ha però portato numerosi problemi, che spesso esistono ancora oggi: di frequente non è garantito l’accesso ai servizi di base, come quelli sanitari o scolastici, e la disoccupazione e la sottoccupazione hanno aumentato la povertà, incrementando anche le tensioni tra vari gruppi etnici e la criminalità, specie nelle aree urbane.