Il discusso annullamento di un incontro sulle migrazioni in una scuola di Trieste
È stato rimandato a data da destinarsi: una nota della giunta di destra del Friuli Venezia Giulia lo aveva definito «politicamente orientato»
Un incontro sulle migrazioni che avrebbe dovuto tenersi in una scuola media di Trieste, l’istituto comprensivo Italo Svevo, è stato posticipato dopo che una nota pubblicata dalla giunta di destra del Friuli Venezia Giulia, guidata dal leghista Massimiliano Fedriga, aveva espresso perplessità sull’evento, ritenendolo «politicamente orientato». L’incontro era in programma per il 21 maggio e avrebbe dovuto ospitare il mediatore culturale Ismail Swati con un rappresentante dell’associazione non profit Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS).
Nella nota, che era stata pubblicata il 15 maggio, la giunta aveva segnalato «l’estrema gravità rappresentata dal fatto che, all’interno di uno spazio pubblico come una scuola», venisse offerta una «visione univoca» su «un tema estremamente complesso come l’immigrazione irregolare». Aveva anche giudicato inadeguata la scelta dei relatori, definendo implicitamente l’ICS come un’organizzazione che «riceve soldi pubblici per gestire l’emergenza», e Swati una persona che «potrebbe essere arrivata illegalmente in Italia». Nella chiusura della nota, la giunta aveva annunciato che avrebbe chiesto un approfondimento all’Ufficio scolastico regionale (l’ente che rappresenta il ministero dell’Istruzione nelle regioni) del Friuli Venezia Giulia.
Sia Swati che Gianfranco Schiavone, il presidente dell’ICS, sono stati informati dell’annullamento soltanto la mattina del 21 maggio, il giorno in cui avrebbero dovuto partecipare all’incontro. «Non ce lo ha comunicato la scuola, lo abbiamo saputo dai giornali ma poi, una volta contattato il docente che aveva organizzato l’incontro, abbiamo ricevuto conferma», ha detto Schiavone in un’intervista a Domani.
La dirigente scolastica dell’Istituto Italo Svevo, Marina Reppini, ha detto che l’appuntamento è stato annullato perché interferiva con le prove della recita scolastica di fine anno, in programma proprio quel giorno nell’aula magna in cui avrebbe dovuto svolgersi l’incontro.
In un’intervista data al quotidiano triestino Il Piccolo, la responsabile dell’Ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame ha detto che l’incontro è stato sospeso perché non aveva ottenuto il consenso di tutti i genitori riuniti in un «consiglio di classe allargato», e quindi per un «problema organizzativo».
Schiavone sostiene invece che l’annullamento sia stato una conseguenza della nota pubblicata dalla Regione. «Nonostante la Regione non abbia competenza legale in materia ha esercitato una forma di intimidazione politica grossolana e la dirigente anziché avere la schiena dritta ha scelto un’altra strada. Siamo al punto che il potere controlla la libertà d’insegnamento attraverso gli strumenti della persuasione», ha detto in un’intervista data al Fatto Quotidiano.
La giunta ha però negato di aver chiesto al personale scolastico di posticipare l’evento. Alessia Rosolen, l’assessora all’Istruzione del Friuli Venezia Giulia, ha detto a Domani che «la scuola non ha ricevuto alcuna richiesta circa la sospensione dell’incontro da parte della regione», ma ha ribadito la posizione espressa nella nota, giudicando la scelta della scuola inopportuna «perché su temi così delicati bambini di 12 o 13 anni dovrebbero ascoltare le istituzioni, dalla questura alla prefettura. E invece si è scelto di dare la parola a un migrante irregolare e a una cooperativa politicamente schierata».
Nell’incontro Swati e il rappresentante dell’ICS avrebbero dovuto parlare delle persone migranti che raggiungono l’Italia e l’Europa tramite la cosiddetta rotta balcanica, un percorso lungo e ostile che parte dall’Asia e via terra attraversa la Grecia, l’Albania, poi la Croazia e la Slovenia per arrivare proprio a Trieste. Da mesi Trieste ha difficoltà a gestire l’afflusso di migranti: i posti messi a disposizione dal sistema di accoglienza nazionale sono finiti da tempo, e anche le tante associazioni attive sul territorio non riescono a garantire a tutte le persone che arrivano, tra cui anche minorenni, un posto in cui stare.
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