Sulla Nuova Caledonia Emmanuel Macron sta prendendo tempo
Il presidente francese ha detto di voler ritardare l'approvazione della contestata legge che estenderebbe il diritto di voto ai nuovi abitanti dell'arcipelago, per cercare di calmare le proteste
Giovedì il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato in Nuova Caledonia, arcipelago dell’Oceania che è sotto il controllo della Francia dal 1853 (dal 1946 con lo status di “territorio d’oltremare”), dove da giorni sono in corso violente proteste. Le contestazioni riguardano una riforma costituzionale che potrebbe diminuire il peso delle popolazioni indigene e estendere il diritto di voto ai nuovi abitanti francesi, cosa che secondo la fazione indipendentista porterebbe a un maggiore controllo dello stato centrale sul territorio. Macron ha promesso che il governo aspetterà a far approvare la riforma, per cercare di riportare la calma nel territorio.
Durante le proteste ci sono stati scontri armati fra le forze di polizia, composte da squadre locali e agenti francesi inviati dalla Francia continentale, e circa 5mila abitanti dell’arcipelago: sono state uccise cinque persone, fra cui due agenti di polizia. Le violenze si sono concentrate a Nouméa, la città principale.
Una volta arrivato in Nuova Caledonia Macron ha subito detto che le forze di polizia francesi rimarranno «per tutto il tempo necessario» nel territorio, per placare le violenze. In tutto la Francia ha inviato circa 3mila agenti.
Nel corso della giornata di giovedì Macron ha avuto incontri sia con i leader delle popolazioni indigene, che vogliono l’indipendenza del territorio, sia con i filo-francesi. Macron ha quindi promesso che il governo rimanderà l’approvazione della riforma costituzionale al centro delle contese, per consentire il ritorno della calma nell’arcipelago e «la ripresa del dialogo, in vista di un accordo generale». Ha detto anche che il suo desiderio è che il testo alla base della riforma venga «sottoposto al voto degli abitanti della Nuova Caledonia»: non ha però specificato in cosa consisterebbe questo voto, e se sarebbe un referendum.
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La riforma costituzionale al centro delle proteste modificherebbe le liste elettorali per le elezioni provinciali (quelle che definiscono il governo locale), che sono ferme al 1998. Secondo gli oppositori la riforma però ridurrebbe il peso politico della popolazione indigena locale, i Kanak.
La legge elettorale della Nuova Caledonia inizialmente prevedeva che potesse votare chi risiedeva nell’arcipelago da almeno dieci anni. Nel 2007 il presidente Jacques Chirac stabilì che avrebbero avuto diritto di voto solo coloro che risiedevano sull’isola dal 1988 e i loro eredi, in virtù di accordi con esponenti dei Kanak presi nel 1998. Questa modifica ancora in vigore fa sì che circa un quinto dei residenti in Nuova Caledonia, quindi cittadini francesi trasferiti negli ultimi anni, sia privato del diritto di voto: la riforma proposta oggi riporterebbe invece il requisito a dieci anni di residenza, dando diritto di voto a 25mila persone in più.
La riforma del voto è già stata approvata da entrambe le camere del parlamento francese a Parigi, e per entrare in vigore manca solo un ultimo voto in sede congiunta di tutti i parlamentari, previsto per fine giugno.
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