La Svizzera decide quanta acqua scorre in uno dei più grandi fiumi francesi
E per la Francia è un grosso problema, visto che il Rodano raffredda i reattori di quattro centrali nucleari e rifornisce d’acqua una regione grande come il Belgio
Ormai da diversi anni la Francia sta portando avanti un negoziato per poter avere maggiore controllo sulla quantità di acqua che scorre nel Rodano, che è uno dei più grandi e importanti fiumi francesi. Il Rodano nasce in Svizzera e a un certo punto del suo percorso, prima di passare in territorio francese, è sbarrato da una diga che permette di controllare il livello dell’acqua nel lago di Ginevra. Per ragioni storiche a decidere quanta acqua passa in corrispondenza di questo sbarramento sono tre cantoni svizzeri. Attualmente la Francia può chiedere loro di far passare un po’ di acqua in più, ma non ha modo di imporre le proprie esigenze in caso di necessità.
Finora tutte le richieste sono state soddisfatte, ma in previsione di future siccità e possibili variazioni nella portata del Rodano per il cambiamento climatico, il governo francese vorrebbe che ci fosse un accordo formale con il paese vicino che garantisse un flusso minimo.
Il Rodano è il primo fiume della Francia per portata media alla foce, cioè per il volume d’acqua che in media trasporta dalla sorgente al mare. Fornisce acqua potabile a 2,3 milioni di persone, irriga una regione agricola che ha un’ampiezza pari a quella del Belgio, raffredda i reattori di quattro centrali nucleari e alimenta una ventina di centrali idroelettriche, producendo un quarto dell’energia idroelettrica francese. Prima di entrare nel territorio francese scorre per 267 chilometri in Svizzera e forma il lago Lemano, o lago di Ginevra. Uscendone passa per la diga di Seujet, che regola la quantità d’acqua che prosegue oltre, ed è appunto gestita dalle autorità svizzere.
Come spiega un articolo di approfondimento del sito d’informazione Politico, il corso del Rodano è sbarrato da una diga all’uscita dal lago di Ginevra dal 1884, quando fu costruito il pont de la Machine. In quell’occasione tre dei 26 cantoni svizzeri – il cantone di Ginevra, il cantone di Vaud e il cantone Vallese – stabilirono come accordarsi sulla quantità d’acqua da trattenere nel lago da quel momento in poi. La Francia non fu coinvolta sebbene il 40 per cento del lago sia in territorio francese. Non chiese di essere inclusa nell’accordo nemmeno un secolo dopo, quando fu realizzata la diga di Seujet.
Dunque quando in Francia c’è bisogno di più acqua, viene fatta una richiesta alla Services Industriels de Genève (SIG), la società pubblica svizzera che si occupa dell’energia e dell’acqua fornita dal lago di Ginevra. La SIG poi acconsente a far passare maggiori quantità d’acqua attraverso la diga di Seujet fintantoché i livelli del lago rimangono entro la soglia concordata dai tre cantoni. Negli ultimi anni però le richieste francesi sono diventate più frequenti.
Nel 2011, dopo un inverno poco nevoso, le autorità svizzere decisero di ridurre la quantità d’acqua in uscita dal Lemano per fare aumentare il livello del lago senza consultare preventivamente la Francia. Di conseguenza la centrale nucleare del Bugey, che si trova sulla riva del Rodano a sud-ovest di Ginevra e a est di Lione, ebbe meno acqua a disposizione per raffreddare i reattori. Non ci furono problemi di sicurezza, ma sia i gestori della centrale che il governo francese si resero conto dell’importanza della diga di Seujet.
Nel 2015 la Francia avviò un negoziato con la Svizzera per provare a cambiare come sono gestite le acque del lago di Ginevra e del Rodano, che ha avuto sviluppi limitati fino all’anno scorso dopo la pubblicazione di uno studio della regione francese Alvernia-Rodano-Alpi secondo cui negli ultimi 60 anni le portate estive del fiume sono diminuite e dal 1970 le temperature delle sue acque sono aumentate (tra i 2,2 e i 4,5 °C). A novembre il presidente francese Emmanuel Macron è andato in visita ufficiale a Berna per parlare anche della gestione delle acque, tra le altre cose.
Il lago di Ginevra è solo una delle tante risorse idriche del mondo condivise tra paesi diversi. La stessa Svizzera ha a che fare anche con l’Italia per il lago Maggiore, ad esempio, e in occasione della siccità che ha colpito il Nord Italia tra il 2022 e il 2023 (ha riguardato anche la Francia ed è stata ricondotta al cambiamento climatico) era stato chiesto alla Svizzera di far arrivare maggiori quantità d’acqua al Po attraverso il Ticino, il fiume che esce dal lago Maggiore.
In altri continenti ci sono situazioni anche molto più complesse, come quelle che riguardano il fiume Mekong, che è fondamentale per l’economia e la vita quotidiana in Vietnam, ma prima attraversa altri cinque paesi (la Cina, il Myanmar, la Thailandia, il Laos e la Cambogia), o il Nilo, che è essenziale per l’Egitto ma è sfruttato anche dall’Etiopia per la produzione di energia.
A livello internazionale c’è un certo consenso intorno al principio di “sovranità territoriale limitata”, secondo cui nessun paese ha diritti assoluti su una risorsa idrica comune, ed esiste una convenzione delle Nazioni Unite, ma da caso a caso gli accordi variano.
Secondo l’articolo di Politico, la Svizzera vorrebbe mantenere lo stato di cose attuale e non dover sottostare obbligatoriamente alle richieste francesi. Antonio Hodgers, presidente del cantone di Ginevra, ha detto al sito di informazione che la Francia dovrebbe fidarsi della Svizzera: «Quando mai si è sottratta dall’intervenire quando la Francia ne aveva bisogno?». Hodgers ha sostenuto di riconoscere che il paese vicino ha diritto all’acqua del Rodano, ma non vuole che il suo e gli altri cantoni che gestiscono il lago di Ginevra debbano fornire una portata fissata a priori.
Il fatto che la Francia abbia bisogno dell’acqua del Rodano anche per raffreddare dei reattori nucleari è una delle ragioni per cui le sue richieste sono malviste in Svizzera, dove nel 2017 si è deciso di abbandonare progressivamente la produzione di energia nucleare. La Francia invece progetta di aumentarla e vuole costruire altri due reattori nella centrale del Bugey, che attualmente fornisce il 40 per cento dell’energia elettrica usata nell’Alvernia-Rodano-Alpi.
Felix Wertli, capo-negoziatore svizzero nella trattativa con la Francia riguardo alle acque del lago di Ginevra, ha detto a Politico che dovrebbe terminare entro la fine dell’anno. Per la Svizzera a trattare è l’Ufficio federale dell’ambiente, mentre per la Francia è il ministero degli Esteri, sintomo del fatto che per il governo francese la questione è una faccenda di sicurezza nazionale.