La Cina ha avviato nuove esercitazioni militari attorno a Taiwan
Ha definito l’operazione «una punizione contro le forze separatiste che cercano l’indipendenza», alludendo al nuovo presidente democratico del paese, che in risposta ha mobilitato il proprio esercito
Giovedì l’esercito cinese ha avviato nuove esercitazioni militari attorno all’isola di Taiwan, un paese democratico e di fatto indipendente, che però la Cina rivendica come parte del proprio territorio. Le autorità cinesi hanno definito l’operazione «una punizione contro le forze separatiste che cercano l’indipendenza» di Taiwan, dove in seguito alla vittoria delle elezioni presidenziali e parlamentari dello scorso gennaio lunedì si è insediato il nuovo presidente, il democratico Lai Ching-te.
Lai, il leader del Partito Progressista Democratico, quello più critico nei confronti delle ingerenze politiche cinesi, era stato definito dal governo cinese «un pericoloso separatista».
Taiwan si trova nell’oceano Pacifico, a circa 180 chilometri di distanza dalle coste della Cina, da cui è separata dallo stretto di Taiwan. Oltre all’isola principale, Formosa, il governo taiwanese controlla anche altri piccoli arcipelaghi vicini, come quelli delle Penghu e delle Matsu. La Cina usa da tempo jet militari, navi da guerra e mezzi come palloni aerostatici per sorvegliare lo spazio aereo del territorio e intimidirne l’esercito e la popolazione di Taiwan.
Le nuove esercitazioni cinesi hanno comportato la mobilitazione di navi e mezzi aerei e dovrebbero durare due giorni. L’Esercito popolare di liberazione, il nome ufficiale delle forze armate cinesi, ha spiegato in un comunicato che l’obiettivo è misurare le capacità dei vari reparti dell’esercito. Le ha definite inoltre «un serio avvertimento contro le interferenze e le provocazioni di forze esterne».
In base a una mappa condivisa sempre dall’Esercito popolare di liberazione, l’area coinvolta nelle esercitazioni comprende cinque zone attorno all’isola principale di Taiwan, e altre più vicine alle coste della Cina. Partecipa alle operazioni anche la Guardia costiera cinese, che ha fatto sapere di aver pianificato esercitazioni attorno alle isole Matsu e Kinmen, molto vicine alla Cina.
In risposta il ministero della Difesa di Taiwan ha mobilitato a sua volta alcune unità dell’esercito. «Questo pretesto delle esercitazioni militari non solo non contribuisce alla pace e alla stabilità nello stretto di Taiwan, ma mostra anche la natura egemonica» del governo centrale cinese, ha detto il ministero in un comunicato. Le autorità militari taiwanesi hanno aggiunto che i sistemi di difesa antiaerea del paese stanno sorvegliando possibili obiettivi, e che sono certi di poter proteggere il territorio.
Taiwan è di fatto uno stato che gode di una sovranità piena. Ha un parlamento e un governo, una moneta e un esercito, e controlla inoltre i propri confini e commerci. È anche una democrazia estremamente vivace, probabilmente la più libera di tutta l’Asia, come hanno dimostrato le recenti elezioni. Eppure la sua situazione è più complicata di così.
Per semplificare, la Cina governata dal Partito Comunista ritiene che Taiwan sia una sua provincia ribelle destinata a “riunificarsi” con il resto del paese, in maniera pacifica o violenta. Per questa ragione ha un atteggiamento estremamente aggressivo nei confronti di chiunque vada contro a questa pretesa e riconosca la sovranità di Taiwan. Per evitare conflitti con la Cina, la maggior parte dei paesi del mondo non lo fa, e adotta stratagemmi ed espedienti per continuare ad avere rapporti politici e commerciali con Taiwan senza irritare la Cina.
Il grande problema è che la potenza che ha cercato di più di mantenere questi rapporti sono gli Stati Uniti, che tradizionalmente difendono le istanze democratiche di Taiwan, la forniscono di armi e cercano di tutelarne anche la stabilità economica (Taiwan tra le altre cose è uno dei produttori di microprocessori più importanti al mondo). Fin qui gli Stati Uniti hanno mantenuto un equilibrio tra la vicinanza a Taiwan e i buoni rapporti con la Cina, ma è un equilibrio precario.
La Cina aveva già svolto ampie esercitazioni militari attorno a Taiwan nel 2022, in risposta alla visita nel paese della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi, e nel 2023, in seguito all’incontro tra la presidente uscente Tsai Ing-wen e il nuovo speaker statunitense, Kevin McCarthy.
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