Spagna, Irlanda e Norvegia riconosceranno lo Stato di Palestina
La decisione prevede l'avvio di relazioni diplomatiche ufficiali e ha un alto valore simbolico: Israele l'ha criticata molto duramente
I governi di Spagna, Irlanda e Norvegia hanno annunciato l’intenzione di riconoscere formalmente lo Stato di Palestina. Riconoscere uno Stato significa avviare relazioni diplomatiche ufficiali che in genere prevedono lo scambio di ambasciatori o altro personale diplomatico; nel caso della Palestina il riconoscimento internazionale ha un alto valore simbolico e politico.
A marzo i capi di governo di Spagna, Irlanda, ma anche di Malta e Slovenia, avevano pubblicato un comunicato congiunto in cui parlavano della necessità del riconoscimento dello Stato di Palestina «per la pace e la sicurezza» nella regione. La Spagna aveva approvato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato di Palestina già nel 2014, dieci anni fa: tuttavia, in seguito, sia i governi di centrodestra di Mariano Rajoy sia quelli di sinistra di Pedro Sánchez avevano sostenuto che il riconoscimento ufficiale della Palestina avrebbe dovuto essere formalizzato solo insieme a tutti gli altri paesi dell’Unione Europea. L’attuale governo di Sánchez, in particolare, è stato uno dei principali critici delle operazioni militari avviate da Israele nella Striscia di Gaza.
Questa mattina il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre, leader del Partito Laburista, ha fatto l’annuncio sul riconoscimento e subito dopo è stata pubblicata una dichiarazione scritta del governo in cui si dice che «una soluzione duratura» può essere «ottenuta solo attraverso una soluzione a due Stati», che il popolo palestinese ha il diritto fondamentale all’autodeterminazione e che israeliani e palestinesi hanno «il diritto di vivere in pace nei rispettivi Stati»: «Non ci sarà pace in Medio Oriente senza una soluzione a due Stati. Non può esserci una soluzione a due Stati senza uno Stato palestinese. In altre parole, uno Stato palestinese è un prerequisito per raggiungere la pace in Medio Oriente».
Il primo ministro spagnolo Sánchez, socialista, ha invece parlato nell’aula del parlamento dicendo che il riconoscimento verrà formalizzato il 28 maggio. Ha dichiarato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu «sta ancora facendo orecchie da mercante, continua a bombardare ospedali e scuole, a punire donne e bambini con la fame e il freddo (…) Non possiamo permetterlo. Abbiamo l’obbligo di agire. In Palestina come in Ucraina, senza doppi standard. Dobbiamo inviare aiuti umanitari e aiutare i rifugiati, lo stiamo già facendo, ma occorre fare di più». Sánchez ha infine aggiunto che «questo riconoscimento non è contro Israele, non è contro gli ebrei e non è a favore di Hamas. Questo riconoscimento non è contro nessuno, è a favore della pace e della convivenza».
Contemporaneamente il primo ministro irlandese Simon Harris, leader del partito di centrodestra Fine Gael e nominato lo scorso aprile, ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina per il prossimo 28 maggio dicendo che i palestinesi a Gaza stanno vivendo in condizioni «spaventose, tra sofferenze, privazioni e fame» e che «una catastrofe umanitaria, inimmaginabile e inconcepibile per la maggior parte delle persone si sta svolgendo in tempo reale».
Nel frattempo il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha ordinato di richiamare gli ambasciatori in Irlanda, Norvegia e Spagna: «Oggi sto inviando un chiaro messaggio», ha detto Katz: «Israele non trascurerà coloro che mettono in discussione la sua sovranità e mettono in pericolo la sua sicurezza». Il ministro ha aggiunto che le «decisioni avventate» di questi paesi avranno «altre terribili conseguenze».
Al momento la Palestina è riconosciuta da quasi due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite, ovvero da gran parte degli stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale. In passato anche il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione in cui diceva di sostenere in linea di principio uno stato palestinese entro i confini del 1967, ma al momento solo nove dei 27 paesi membri dell’Unione lo riconoscono, tra cui Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria.
Di questi, la Svezia è stato il primo e unico paese a riconoscere la Palestina quando era già un paese membro dell’Unione, nel 2014, mentre gli altri lo avevano riconosciuto prima di entrare nell’Unione. Nel 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva promosso la Palestina da “entità non statuale” a “stato osservatore non membro”, con 138 voti favorevoli (compreso quello dell’Italia), 9 contrari (tra cui Stati Uniti, Canada e Israele) e 41 astenuti.