Dopo la morte di Ebrahim Raisi, in Iran tutti guardano a quest’uomo
Mojtaba Khamenei è il figlio della Guida Suprema, è una delle persone più influenti del paese e si parla di lui come successore di suo padre, tra molte contestazioni
La morte in un incidente in elicottero del presidente iraniano Ebrahim Raisi ha portato l’attenzione dei media internazionali e della politica dell’Iran su Mojtaba Khamenei, figlio della Guida Suprema Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa dell’Iran. Mojtaba Khamenei è da anni uno degli uomini più potenti del paese, con forti legami con gli apparati di sicurezza, e da tempo si parla di lui come uno dei possibili candidati alla successione di suo padre nel ruolo di Guida Suprema. La Guida Suprema è una carica a vita: Ali Khamenei ha 85 anni e problemi di salute, e per questo la questione della sua successione sta diventando via via più urgente.
La morte di Raisi ha fatto molto parlare di Mojtaba Khamenei perché Raisi era l’altro candidato al ruolo di Guida Suprema e anzi, secondo molti analisti, era probabilmente il candidato favorito: veniva “coltivato” da Ali Khamenei come un successore debole e malleabile, che avrebbe consentito a suo figlio di mantenere il proprio potere politico ed economico senza impegnarsi direttamente. L’incidente in elicottero ha però cambiato tutti i piani di successione, e anche se è impossibile sapere come si comporterà la leadership del paese, è sicuro che Mojtaba Khamenei avrà un ruolo centrale nel determinare chi comanderà l’Iran nei prossimi anni.
Mojtaba Khamenei ha 54 anni ed è il secondo figlio di Ali: il suo nome significa “prescelto”. Nacque nel 1969 a Mashhad, una città meta di pellegrinaggi religiosi, dove suo padre stava acquisendo importanza come uno dei leader rivoluzionari contro il regime dello Shah, il governante ereditario dell’Iran. Dopo la rivoluzione del 1979, che rovesciò lo Shah e portò al potere l’attuale regime, la famiglia Khamenei si trasferì nella capitale Teheran, dove Ali fece una rapida carriera e divenne presidente nel 1981.
Mojtaba, giovanissimo, partecipò come soldato alla lunga guerra tra Iran e Iraq, che fu combattuta tra il 1980 e il 1988. Entrò nel battaglione Habib, un’unità di élite dell’esercito, e lì conobbe vari uomini che poi avrebbero assunto ruoli importanti nelle forze di sicurezza iraniane nei decenni successivi. Tra questi c’era Hossein Taeb, che in seguito sarebbe diventato prima capo dei Basij, la milizia paramilitare che fa parte delle Guardie rivoluzionarie (che a loro volta sono il corpo militare più importante dell’Iran), e poi capo dell’intelligence delle Guardie rivoluzionarie stesse.
Nei decenni, la carriera di Mojtaba Khamenei si è sempre svolta lontano dalla politica attiva e molto spesso è stata collegata agli apparati di sicurezza del paese, nei quali Mojtaba non ha ruoli ufficiali ma è ritenuto molto influente. Quest’influenza è ovviamente aumentata dopo che, nel 1989, suo padre Ali Khamenei divenne Guida Suprema.
Il nome di Mojtaba divenne piuttosto celebre anche all’estero nel 2005, quando vari esponenti riformisti iraniani lo accusarono di aver architettato l’elezione alla presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, un conservatore. Mehdi Karroubi, un riformista e consigliere della Guida Suprema, si dimise dal suo incarico dopo aver accusato Mojtaba di aver aiutato Ahmadinejad a diventare presidente sfruttando la sua influenza.
La questione si pose di nuovo nel 2009, quando Ahmadinejad fu rieletto per un secondo mandato in elezioni molto contestate, e ancora una volta Mojtaba fu indicato come uno dei responsabili della vittoria. Contro la rielezione di Ahmadinejad nacque un grande movimento di protesta popolare noto come Onda Verde, a cui parteciparono milioni di persone che chiedevano maggiore libertà e l’apertura del regime. Tra gli slogan cantati al tempo dai manifestanti c’era anche: «Mojtaba, che tu possa morire e non diventare mai Guida Suprema».
Le proteste furono represse con estrema violenza soprattutto dal gruppo paramilitare dei Basij, che al tempo era guidato proprio dall’amico di Mojtaba, Hossein Taeb. Quando, nel settembre del 2022, la morte di Mahsa Amini provocò nuove, enormi proteste in Iran, Mojtaba fu nuovamente indicato come uno dei responsabili della brutale repressione.
Gli ampi poteri – in gran parte informali – di Mojtaba Khamenei hanno spesso portato gli iraniani e gli analisti internazionali a speculare sulla possibilità che possa sostituire suo padre come Guida Suprema. Inizialmente – ai tempi degli slogan dei manifestanti dell’Onda Verde, nel 2009 – questa speculazione era trattata quasi come una calunnia, perché una successione di padre in figlio sarebbe stata un palese tradimento della rivoluzione islamica, che aveva rovesciato il governo dinastico dello Shah. Con il tempo, però, la diceria ha preso corpo. Alcuni importanti esponenti della leadership iraniana hanno cominciato a trattare Mojtaba come un candidato legittimo, e perfino a esprimere il proprio sostegno.
In questo contesto, la Guida Suprema Ali Khamenei ha inviato segnali discordanti. Nel 2022, per esempio, tramite un suo portavoce fece sapere di essere contrario alla possibilità che suo figlio gli succeda. Al tempo stesso, però, sempre nel 2022 elevò suo figlio al rango religioso di ayatollah, che è la carica minima per poter sperare di accedere alla carica di Guida Suprema. La Guida Suprema dell’Iran non viene eletta dal popolo, ma nominata da un’Assemblea degli esperti composta da 88 importanti membri del clero sciita.
Anche tra gli analisti le posizioni sono molto contrastanti. «L’idea che l’ambizione di Mojtaba sia di diventare la prossima Guida Suprema è una leggenda metropolitana», ha detto al Wall Street Journal Mehdi Khalaji, un teologo iraniano autore di una biografia su Ali Khamenei. Arash Azizi, ricercatore alla Clemson University negli Stati Uniti, ha detto invece al New York Times: «Quando si è cominciato a parlare di Mojtaba come un potenziale successore nel 2009 mi era sembrata una diceria inutile, ma ora non lo è più. È chiaro che ora [Mojtaba] è un’importante figura pubblica».
Molti ricordano inoltre che una situazione simile si era presentata già nel 1989, quando Ali Khamenei succedette nel ruolo di Guida Suprema a Ruhollah Khomeini, il fondatore della Repubblica islamica.
Al tempo anche il figlio di Khomeini, Ahmad, aveva accumulato grossi poteri, un po’ come ha fatto in questi anni Mojtaba. Quando Ali Khamenei fu nominato Guida Suprema, per un periodo Ahmad Khomeini lo affiancò nella gestione dello stato, e continuò a esercitare grande influenza. Ma, come ha raccontato il Wall Street Journal, senza la protezione di suo padre Ahmad fu sempre più marginalizzato, fino a perdere ogni autorità man mano che Khamenei rafforzava il proprio potere. Il rischio per Mojtada è che, dopo la morte del padre, gli succeda lo stessa cosa.