Il governo ha autorizzato l’acquisto di Vodafone Italia da parte dell’azienda di telecomunicazioni svizzera Swisscom
Martedì l’azienda di telecomunicazioni svizzera Swisscom ha inviato una nota alle agenzie stampa con cui ha comunicato di avere ottenuto dal governo italiano l’autorizzazione per comprare Vodafone Italia, una delle aziende più importanti nel settore delle telecomunicazioni in Italia. L’autorizzazione era necessaria perché le telecomunicazioni rientrano tra i settori strategici per l’interesse nazionale e sono quindi soggette alla normativa sul golden power, ossia quell’insieme di leggi per limitare l’influenza di investitori stranieri su aziende italiane importanti.
Swisscom comprerà per 8 miliardi di euro il 100 per cento di Vodafone Italia, con l’obiettivo di fonderla con Fastweb, altra importante società italiana di telecomunicazioni, già controllata dalla società.
L’operazione dovrebbe concludersi entro il primo trimestre del 2025, e probabilmente riceverà l’attenzione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, più nota come Antitrust, che tra le altre cose si occupa di bloccare la formazione di gruppi aziendali troppo grossi che potrebbero impedire la concorrenza. In effetti la società che risulterà dalla fusione diventerà il secondo operatore italiano per la banda larga (dopo TIM) e il primo per la fibra con la tecnologia FTTH, la connessione a banda ultralarga in cui il collegamento è realizzato in fibra ottica dalla centrale di trasmissione al modem di casa.
Nel settore si discuteva da tempo dell’eventualità di una fusione tra Vodafone e Fastweb (anche se per un certo periodo si pensava invece alla possibilità che Vodafone si unisse alla divisione italiana di Iliad, altro operatore attivo in Italia). È un’operazione assai importante per tutte le telecomunicazioni italiane, in cui da tempo c’è quella che in gergo viene chiamata “spinta al consolidamento”: una tendenza all’unione di aziende già esistenti per la creazione di gruppi più grandi che abbiano possibilità maggiori di competere, da un lato, e innovare e investire, dall’altro.
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