Un tribunale britannico ha deciso che gli Stati Uniti non hanno dato garanzie sufficienti perché Julian Assange possa essere estradato

(AP Photo/Kin Cheung)
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Lunedì l’Alta Corte di Londra, nel Regno Unito, ha stabilito che le garanzie offerte dagli Stati Uniti nell’eventualità di un’estradizione di Julian Assange non sono sufficienti, e ha quindi concesso al fondatore di Wikileaks la facoltà di fare appello contro l’ordine di estradizione.

Assange si trova in carcere nel Regno Unito da cinque anni, ed è accusato negli Stati Uniti di violazione dell’Espionage Act, una legge contro lo spionaggio, per cui rischia fino a 175 anni di carcere. La decisione dell’Alta Corte di Londra comporta di fatto l’inizio di un nuovo processo nel Regno Unito, e quindi la continuazione della lunghissima vicenda giudiziaria di Assange.

Nel 2022 il governo britannico aveva emesso un ordine di estradizione nei suoi confronti, contro cui Assange aveva presentato un ricorso, poi respinto. I suoi legali avevano nuovamente chiesto di poter fare appello contro l’ordine, e lo scorso marzo l’Alta Corte di Londra aveva stabilito che gli Stati Uniti avrebbero avuto tre settimane per fornire garanzie che, una volta estradato, Assange avrebbe potuto godere del Primo emendamento della Costituzione statunitense, che tutela la libertà di espressione, e che non avrebbe ricevuto trattamenti diversi non essendo cittadino statunitense. L’Alta Corte aveva anche chiesto che, in caso di condanna, la pena non fosse una condanna a morte.

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