Alla fine sul palazzo di Roma in cui abitò Giacomo Matteotti ci sarà una nuova targa in sua memoria
Inizialmente i residenti l'avevano rifiutata per via delle dimensioni e perché menzionava i fascisti che lo uccisero il 10 giugno 1924
Dopo un piccolo scontro durato qualche settimana, i residenti del condominio di via Pisanelli 40 hanno accettato la proposta del comune di Roma di affiggere una nuova targa dedicata al deputato antifascista Giacomo Matteotti. Paolo Marocchi, uno dei residenti, ha detto a Repubblica che la targa sarà esposta entro il prossimo 10 giugno, giorno del centesimo anniversario della morte di Matteotti, che in via Pisanelli 40 abitò insieme alla sua famiglia prima di essere ucciso dai fascisti.
A inizio maggio gli inquilini del palazzo avevano votato in maggioranza contro la proposta del comune, per due motivi: le dimensioni della nuova targa, considerate eccessive, e il riferimento esplicito all’aggressione fascista contro Matteotti. Inizialmente la targa avrebbe dovuto misurare ottanta centimetri di larghezza e novanta di altezza, ma secondo Repubblica negli scorsi giorni il comune ha inviato una nuova lettera ai condomini, firmata dall’assessore alla Cultura Miguel Gotor, in cui ha specificato che la targa sarà ridimensionata: misurerà 58 centimetri di altezza e 70 di lunghezza.
Un altro dei motivi di contrasto tra il comune e i residenti riguarda la possibilità di mantenere una vecchia targa che Marocchi realizzò autonomamente quindici anni fa, e che non menziona esplicitamente le cause della morte di Matteotti. Maria Vittoria Mancinelli, responsabile dell’ufficio Targhe commemorative del comune di Roma, aveva escluso l’ipotesi che sul palazzo ci potessero essere due targhe per la stessa persona.
Tuttavia, nella lettera Gotor ha scritto che alla fine potrebbero essere mantenute entrambe le targhe: «Per evitare la concomitante presenza sull’edificio di due targhe dedicate alla stessa personalità, è stata anche prospettata la possibilità di rimuovere, a spese dell’Amministrazione, quella già in opera. Se il condominio desiderasse mantenere in vita anche la memoria precedente, per la nostra Amministrazione nulla osterebbe».
Il breve testo inciso sulla targa attuale, quella realizzata da Marocchi, recita:
Qui abitava Giacomo Matteotti quando uscendo di casa il 10 giugno 1924 andò incontro alla morte.
Al tempo nessuno dei condòmini criticò apertamente l’iniziativa, e finora la targa è rimasta al suo posto senza essere vandalizzata o imbrattata, il che non è scontato quando si parla di Matteotti. Nel 2017 a Roma fu distrutta la targa commemorativa realizzata per il ponte Giacomo Matteotti, nel rione Prati, a pochi minuti a piedi dal condominio di via Pisanelli 40.
Marocchi aveva detto a Repubblica che, quando realizzò la targa, evitò ogni menzione ai sicari di Mussolini per «il timore che i neofascisti potessero imbrattarla e distruggerla». Nella lettera il comune ha però confermato che conterrà invece il riferimento esplicito alla «morte per mano fascista» di Matteotti. Il testo definitivo sarà:
In questa casa visse Giacomo Matteotti (1885-1924) fino al giorno della morte per mano fascista. Roma pose cent’anni dopo in memoria del martire del socialismo e della democrazia.
Quando fu ucciso, Matteotti era deputato e segretario del Partito Socialista Unitario. Il 30 maggio del 1924, con un noto intervento in parlamento, denunciò i brogli e le intimidazioni che alterarono i risultati delle elezioni di quell’anno, vinte dalla lista elettorale di Benito Mussolini. Matteotti fu ucciso il 10 giugno da un gruppo di fascisti, ma il corpo venne ritrovato più di due mesi dopo, il 16 agosto, nell’estrema periferia nord della città.
Nel frattempo, a partire dal 27 giugno, circa 120 deputati dell’opposizione decisero di non partecipare più ai lavori parlamentari fino a che i responsabili del delitto non fossero stati processati, in quella che viene ricordata come “secessione dell’Aventino”. Mussolini approfittò della loro assenza per approvare rapidamente e senza ostacoli le cosiddette “leggi fascistissime”, quelle che reprimendo la libertà di stampa, vietando i partiti politici e introducendo il tribunale speciale, trasformarono l’Italia in un regime autoritario.