Gli Internazionali d’Italia di tennis sono stati di nuovo abbastanza caotici
Gli organizzatori rivendicano il successo di pubblico, ma nei primi giorni c'è stato un grande affollamento gestito male, a fronte di prezzi più alti della media
Domenica 19 maggio sono finiti gli Internazionali d’Italia, il torneo di tennis della categoria 1000 (la seconda per importanza, dopo gli Slam) che si gioca ogni anno a Roma, al Foro Italico. Il tedesco Alexander Zverev e la polacca Iga Swiatek hanno vinto i tornei singolari, mentre nel doppio femminile ha vinto la coppia di tenniste italiane formata da Jasmine Paolini e Sara Errani. Per il secondo anno consecutivo, il torneo si è giocato non in una settimana, ma in due, con il numero dei giocatori e delle giocatrici allargato a 96 per i tabelloni singolari (prima erano 64). È una tendenza promossa dall’ATP e dalla WTA, le principali associazioni di tennis professionistico maschile e femminile, e comune a diversi altri dello stesso genere, che puntano in questo modo ad assomigliare di più ai quattro tornei del Grande Slam, i più importanti tornei di tennis.
Più giorni di partite vogliono dire innanzitutto più biglietti venduti, e quindi più soldi incassati. Anche per questo, gli organizzatori del torneo e il presidente della federazione Angelo Binaghi hanno definito un successo questa edizione, citando i dati dei biglietti venduti (356.424 in tutto, oltre 50mila in più rispetto allo scorso anno) e dell’incasso: 28,5 milioni di euro, enormemente aumentati rispetto a vent’anni fa, quando i 58.127 spettatori pagarono in tutto appena 1,6 milioni. Sono numeri che testimoniano come il tennis sia uno sport sempre più seguito in Italia, ma non raccontano tutto. Questa ambizione di trasformare gli Internazionali nel «quinto Slam» (una cosa che Binaghi ripete da anni) porta con sé anche diversi problemi perlopiù organizzativi, che nel caso di Roma incidono sull’esperienza degli spettatori e per molti versi la peggiorano.
Nel suo podcast sul tennis Slice, Emanuele Ricciardi ha detto che gli Internazionali di quest’anno sono stati «complicati dall’incapacità organizzativa ormai cronica nel gestire le prime giornate di competizione e qualsiasi tipo di imprevisto». Di questa difficoltà hanno avuto percezione soprattutto le tantissime persone che avevano acquistato solamente l’accesso cosiddetto ground.
Questo tipo di biglietto consentiva di girare per il Foro Italico, che è il grande complesso sportivo attorno allo Stadio Olimpico, e vedere le partite nei campi minori, senza accedere ai due impianti maggiori, cioè il Centrale e la Grand Stand Arena; il problema è che, non avendo gli organizzatori messo un limite agli accessi, in quasi tutti i campi si sono create file lunghissime per entrare e vedere anche solamente gli allenamenti dei tennisti. Lo stesso Binaghi ha ammesso che la grande presenza di pubblico ha reso il luogo che ospitava il torneo «insufficiente» per accogliere tutti gli spettatori. Binaghi ha detto che se ci fossero stati Sinner e Berrettini (la cui presenza era prevista fino a pochi giorni prima dell’inizio del torneo) «probabilmente avremmo dovuto chiudere e impedire ulteriore afflusso di pubblico».
Il grande incasso, peraltro, è dovuto non solo all’alta affluenza, ma anche alla politica di prezzi decisa dagli organizzatori. Tennis Magazine Italia lunedì ha pubblicato un articolo scritto da Riccardo Bisti in cui ha definito gli Internazionali «il Masters 1000 più costoso di tutti». Confrontando per esempio i prezzi dei biglietti per la finale maschile dei vari 1000, quelli degli Internazionali sono risultati i più cari: da 298 a 1.344 euro. Nel secondo Masters 1000 più costoso, Indian Wells, negli Stati Uniti, il prezzo per la finale quest’anno partiva da 210 euro (ma era inclusa anche quella femminile), mentre a Montecarlo e a Parigi Bercy si possono spendere anche meno di 100 euro.
«C’è qualcosa su cui Roma è già al livello di uno Slam: il costo dei biglietti», ha scritto Bisti, citando il fatto che al prossimo Roland Garros (uno dei tornei del Grande Slam, che si gioca a Parigi) assistere alla finale maschile costerà da 205 a 450 euro, quindi molto meno di un biglietto per la finale di Roma, vinta da Zverev contro il cileno Nicolás Jarry. Lo scorso anno c’erano state molte polemiche sui prezzi degli Internazionali, e spesso le tribune del Centrale, dove si giocano le partite più importanti, erano rimaste semivuote. Anche i biglietti per l’accesso ground sono aumentati: sabato 11 e domenica 12 maggio costavano rispettivamente 49 e 43 euro (più il 10 per cento circa di prevendita, per chi li acquistava online).
In tutto questo, il Centrale del Foro Italico non ha ancora una copertura che permetta di continuare a giocare in caso di pioggia, come ormai succede a quasi tutti i campi principali dei maggiori tornei di tennis. È una mancanza che si sentì particolarmente lo scorso anno, quando a Roma ci furono settimane molto piovose e diversi incontri furono rinviati o spostati. Soprattutto la gestione del torneo femminile fu molto criticata: la finale del doppio fu spostata sul campo Pietrangeli, mentre la finale singolare cominciò tardissimo, alle 23, al termine della seconda semifinale maschile. Le premiazioni si tennero in maniera frettolosa, tra le rumorose proteste del pubblico.
Anche sul piano sportivo, un torneo giocato su due settimane può diventare meno entusiasmante, perché invece di avere tante partite di alto livello concentrate in pochi giorni ci sono più pause e quindi l’attenzione del pubblico diminuisce. La cosa positiva dei tornei 1000 che si giocano ancora su una settimana (come quello di Montecarlo) è che sono molto intensi e ogni giorno ci sono partite importanti. Quest’anno, poi, ci sono state tante defezioni importanti nel tabellone maschile di Roma, e se da un lato questo ha reso il torneo più incerto e quindi appassionante, dall’altro hanno abbassato il livello del gioco. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz avevano rinunciato prima dell’inizio, e poi Rafa Nadal, Novak Djokovic e Daniil Medvedev sono stati eliminati nelle fasi iniziali.
In un sondaggio su X, il giornalista esperto di tennis Rob Koenig ha chiesto alle persone se preferissero i tornei 1000 che si giocano su una settimana o su due: l’85 per cento dei quasi diecimila votanti ha scelto la prima opzione
Il tennis di livello più alto si è visto nel tabellone femminile, dove sono arrivate in finale la numero uno e la numero due al mondo, Iga Swiatek e Aryna Sabalenka, mentre la numero tre Coco Gauff è uscita in semifinale. Nel doppio femminile, poi, la vittoria della coppia italiana Paolini-Errani ha generato molta attenzione e successo di pubblico. Agli Internazionali però il montepremi dei tabelloni femminili è ancora parecchio più basso di quello della parte maschile: in tutto, quello maschile vale oltre 9 milioni di euro, quello femminile circa 5,5 milioni.
Con la sua vittoria, Alexander Zverev ha guadagnato 963.225 euro, mentre Iga Swiatek 699.690 euro. Paolini ed Errani hanno guadagnato 244.310 euro, contro i 391.680 di Marcel Granollers e Horacio Zeballos, vincitori del doppio maschile. Da anni tutti e quattro i tornei del Grande Slam hanno lo stesso montepremi per uomini e donne, ma la parità salariale nel tennis è ancora lontana. L’anno scorso la WTA ha detto di volerla raggiungere entro il 2027 nei tornei 1000 in cui giocano sia uomini sia donne, come gli Internazionali.