C’è una cosa che mette d’accordo tutti i candidati presidenti della Repubblica Dominicana
Cioè chiudere i confini con Haiti, espellendo i migranti: è la politica portata avanti dal presidente Luis Abinader, favorito nelle elezioni di domenica, ma è condivisa anche dai suoi rivali
Domenica in Repubblica Dominicana si vota per eleggere il presidente del paese e per rinnovare le due camere del parlamento: Luis Abinader, presidente uscente, è largamente favorito per una riconferma. Il tema centrale di tutta la campagna elettorale è stata l’immigrazione da Haiti e i metodi per contrastarla. I candidati hanno parlato soprattutto di quello e il tema è il più rilevante per gli elettori, secondo i sondaggi. Al riguardo però tutti i candidati maggiori la pensano allo stesso modo, ritenendo necessario chiudere totalmente le frontiere ed espellere tutti i migranti entrati illegalmente nel paese.
La crisi in corso da tempo ad Haiti, dove le bande criminali controllano una buona parte della capitale Port-au-Prince e altre parti del paese, ha ulteriormente aumentato il timore dei dominicani per l’immigrazione. Haiti e Repubblica Dominicana si dividono l’isola di Hispaniola, una grande isola nel mar dei Caraibi, ma sono assai diversi dal punto di vista storico, culturale e soprattutto economico: si parlano lingue diverse, creolo haitiano e spagnolo; Haiti ha una cultura orgogliosamente nera, mentre la Repubblica Dominicana si presenta come un paese bianco e cattolico; la Repubblica Dominicana è molto più benestante di Haiti, pur non essendo un paese ricco in termini assoluti.
La Repubblica Dominicana è una delle economie maggiormente in crescita dell’America Latina, con un PIL per persona che è passato dai 3.200 dollari del 1994 agli 8.700 dollari di oggi. Quello di Haiti è invece fermo attorno ai 1.300 dollari: sei volte meno.
Il trattamento che la Repubblica Dominicana riserva agli immigrati haitiani è da sempre molto duro, e da anni il governo mette in atto espulsioni di massa, al punto che in più di un’occasione le Nazioni Unite hanno criticato il paese per le sue pratiche ritenute non rispettose dei diritti umani. Nel 2023 la Repubblica Dominicana ha espulso verso Haiti 225mila persone.
Abinader, presidente dal 2020 per il Partito Rivoluzionario Moderno (PRM), di centrosinistra, durante il suo mandato ha iniziato a costruire un muro di separazione con Haiti: secondo i progetti dovrà coprire 164 dei 380 chilometri di confine. È di cemento, è alto quasi 4 metri, ha del filo spinato in cima e prevede quattro attraversamenti sorvegliati. In corrispondenza di questi punti ci sono delle “zone franche” dove haitiani e dominicani possono portare merci da vendere. Il confine con Haiti è chiuso per le persone da settembre.
Abinader sostiene che nelle zone in cui è già stato costruito siano diminuiti dell’80 per cento i furti di bestiame e motocicli e che nella sua forma definitiva il muro difenderà i posti di lavoro dei dominicani e i commerci. Chi abita vicino al muro ha invece raccontato ai media internazionali che la fortificazione viene aggirata e che i poliziotti che lo sorvegliano sono facilmente corruttibili. Il completamento del muro è però una misura molto popolare nel paese, condivisa da circa il 70 per cento della popolazione, tanto che anche i principali rivali di Abinader sono d’accordo con il progetto.
Leonel Fernández, ex presidente in tre mandati e candidato del partito Forza del Popolo, e Abel Martínez, sindaco di Santiago e candidato del Partito della Liberazione Dominicana, sono i due principali rivali (ce ne sono un’altra decina a cui i sondaggi attribuiscono consensi inferiori all’1 per cento). Sono entrambi formalmente di centrosinistra ma condividono un approccio molto restrittivo nei confronti dell’immigrazione da Haiti. Oltre a completare il muro, ritengono che sia necessario continuare la politica di espulsioni, anche quando chi viene rimandato ad Haiti è in pericolo di vita.
Abinader ha rifiutato le pressioni dell’ONU per costruire dei campi profughi nel paese e ha detto che la Repubblica Dominicana non ha le forze per gestire l’immigrazione da Haiti: «Continueremo ad espellere chiunque sia illegale, altrimenti sarebbe l’anarchia». Fernández ha confermato che «bisogna applicare la legge». Il presidente uscente dovrebbe vincere le elezioni al primo turno, superando il 50 per cento dei voti; in caso contrario ci sarà un ballottaggio il 30 giugno. Il suo indice di gradimento è molto alto: oltre alle politiche antimmigrazione sono apprezzate le regole che puntano a diminuire la corruzione e l’atteggiamento di apertura verso gli investimenti dall’estero, soprattutto nel settore del turismo.