I molti imprevisti degli ultimi tre anni di Massimiliano Allegri alla Juventus
L'allenatore era tornato nel 2021 per riportarla alla vittoria ed è stato esonerato venerdì dopo risultati deludenti, ma nel mezzo ha dovuto gestire infortuni, squalifiche, penalizzazioni, processi e cambi societari
Quando a maggio del 2021 Massimiliano Allegri tornò alla Juventus, dopo due anni in cui non aveva allenato e con l’intenzione di riprendere una storia di successi, la dirigenza della squadra torinese gli diede molti poteri e molte responsabilità. La Juventus veniva da un periodo difficile, con l’esperimento poco soddisfacente del debutto in panchina di Andrea Pirlo, e da due stagioni in cui aveva provato a cambiare il modo in cui negli ultimi quindici anni aveva giocato e vinto. Con Maurizio Sarri prima e con Pirlo poi, aveva cercato una via di affermazione diversa, che passasse da un gioco offensivo ed esteticamente più apprezzabile. Quel tentativo fu considerato fallito e Allegri fu richiamato per riportare la Juventus alla sua tradizione e alla vittoria, almeno in campionato.
Più o meno tre anni dopo il ritorno alla Juventus, venerdì Allegri è stato esonerato, due giorni dopo una serata molto tesa, in cui la Juventus ha vinto l’unico trofeo del triennio, una Coppa Italia, ma in cui l’allenatore ha litigato platealmente prima con gli arbitri, poi con il direttore del giornale sportivo Tuttosport, poi anche con parte della dirigenza bianconera, secondo le ricostruzioni di molti giornali. Varie cose non hanno funzionato, nella seconda esperienza di Allegri alla Juventus: critica e tifosi ne imputano molte allo stesso allenatore, a partire dai risultati deludenti e dall’assenza di un’identità e di un gioco convincente. La sua squadra ha giocato quasi sempre male, secondo quasi tutti gli esperti, anche quando è riuscita a vincere le partite.
Gli ultimi tre anni della Juventus sono però stati complicati anche da una serie di problemi, imprevisti e difficoltà fuori dal controllo dell’allenatore. Il risentimento mostrato da Allegri nelle interviste e nelle scene di rabbia ricorrenti a bordo campo nasce probabilmente anche da questo e dall’impressione di aver dovuto svolgere il proprio lavoro in condizioni difficili. In tre stagioni la Juventus ha perso giocatori fondamentali per cessioni improvvise, per lunghi infortuni, per squalifiche dovute a questioni anche extrasportive (doping, scommesse). La società è stata penalizzata in classifica per questioni finanziarie, coinvolta in processi legali e ha cambiato totalmente la sua dirigenza.
Nel 2021 Allegri firmò un contratto di quattro anni, un periodo molto lungo nel calcio, e molto ricco (secondo la stampa specializzata da nove milioni di euro netti all’anno, al momento il più alto della Serie A). Oltre ai compiti classici di un allenatore, gli vennero informalmente affidati anche quelli di “rinnovare la squadra”, con la possibilità di influenzare e indirizzare il calciomercato, ossia la compravendita dei giocatori. Fu Andrea Agnelli, presidente della Juventus dal 2010, a volerne il ritorno a Torino: Agnelli aveva riportato la Juventus ai vertici del calcio italiano dopo la retrocessione del 2006 per lo scandalo chiamato “Calciopoli” e aveva scelto Allegri una prima volta nel 2014.
Quella Juventus era una squadra forte, con un monte ingaggi notevolmente più alto di ogni rivale in Serie A. Il monte ingaggi è l’insieme degli stipendi corrisposti ai giocatori in un’annata: cifre più alte indicano quasi sempre la presenza di ottimi giocatori, o un’abbondanza di buoni giocatori, che permettono di sostenere i molti impegni di una stagione sportiva.
In quella squadra il giocatore più in vista era Cristiano Ronaldo, considerato uno dei migliori giocatori al mondo: nell’estate in cui arrivò Allegri alcuni problemi fra la società e il giocatore, considerato di difficile gestione e molto “costoso”, portarono a una repentina separazione. Ronaldo passò al Manchester United negli ultimi giorni del calciomercato, lasciando la squadra senza un attaccante che negli anni precedenti aveva segnato decine di gol. La dirigenza lo sostituì con l’italiano Moisé Kean, di livello decisamente più basso e considerato poi un acquisto dettato più che altro dalla necessità di trovare una soluzione in pochi giorni. La prima parte della stagione fu molto complessa, e solo nel mercato di gennaio la Juventus trovò un sostituto di Ronaldo sul mercato, con l’acquisto dalla Fiorentina di Dusan Vlahovic, che era il giovane attaccante più forte e promettente del campionato. Federico Chiesa, un altro punto di forza della squadra, subì un grave infortunio a gennaio 2022, la squadra uscì presto (agli ottavi di finale) dalla Champions League, la principale competizione europea, e chiuse quarta in campionato.
Allegri cominciò la seconda stagione convinto che avrebbe potuto rinnovare in modo positivo la squadra e puntando molto su un altro ritorno alla Juventus, quello del centrocampista francese Paul Pogba. Pogba era stato per alcuni anni uno dei migliori giocatori al mondo nel suo ruolo e aveva già giocato nella Juventus dal 2012 al 2016, prima di essere venduto al Manchester United per 105 milioni di euro, una cifra altissima, soprattutto 8 anni fa. Dopo soli quindici giorni dalla firma del contratto Pogba si infortunò una prima volta: non avrebbe giocato fino a febbraio e avrebbe poi subìto altri infortuni. In quell’annata alla fine giocò complessivamente 161 minuti, meno di due partite.
I problemi maggiori però furono fuori dal campo: a novembre l’intera dirigenza bianconera, a partire dal presidente Andrea Agnelli, diede le dimissioni. La decisione di dimettersi fu presa per via delle indagini in cui erano coinvolti da più di un anno, riguardanti le cosiddette “plusvalenze false” e altre presunte irregolarità nel pagamento degli stipendi dei calciatori e nei bilanci societari. In particolare 62 operazioni di mercato erano ritenute sospette in quanto identificabili come plusvalenze false, ossia scambi sistematici di giocatori a prezzi ritenuti non congrui al loro valore, fatti per sistemare artificiosamente i bilanci delle squadre.
Quell’inchiesta avrebbe portato anche a penalizzazioni in classifica: alla Juventus a gennaio furono tolti 15 punti, portandola dal terzo al decimo posto in campionato. Ad aprile le furono restituiti (tornò terza), a maggio gliene furono infine tolti 10, riportandola al settimo posto. Queste questioni di giustizia sportiva, a cui si affiancò anche un’inchiesta della giustizia ordinaria, condizionarono la squadra, che comunque non mostrò mai in campo una condizione o un gioco particolarmente convincenti. A lungo nell’ambiente juventino si parlò anche della situazione di Paulo Dybala, giocatore argentino molto amato dai tifosi e protagonista di alcune ottime stagioni, reduce da molti infortuni, a cui la Juventus decise di non rinnovare il contratto in scadenza. Anche la transizione verso la nuova dirigenza fu complessa, con una lunga fase in cui sull’allenatore Allegri si concentrarono molte responsabilità di relazioni pubbliche con l’esterno.
Nell’ultima stagione il direttore della Juventus è invece diventato Cristiano Giuntoli, proveniente dal Napoli, i cui rapporti con Allegri a quanto scrivono i giornali sportivi sarebbero sempre stati piuttosto freddi. Allegri ha utilizzato poco i giocatori acquistati a gennaio da Giuntoli (Djalo e Alcaraz) e mercoledì è sembrato litigarci in diretta televisiva, durante la premiazione della Coppa Italia.
L’ultimo campionato è cominciato con altri due casi problematici, quelli delle squalifiche di Paul Pogba e Nicolò Fagioli: il primo a settembre è stato trovato positivo al testosterone in un controllo antidoping e squalificato per quattro anni. Il secondo, un giovane centrocampista italiano, è invece stato squalificato per sette mesi per aver scommesso su alcune partite di calcio, cosa vietata a chi è calciatore di professione. La Juventus a gennaio sembrava aver trovato una certa continuità di rendimento, ma nel girone di ritorno ha ottenuto risultati molto più deludenti: attualmente è terza, molto lontana dall’Inter vincitrice dello scudetto. Nel corso del tempo la squadra non ha mostrato di essere migliorata né di aver costruito basi chiare per un miglioramento futuro, e quindi le critiche sull’operato di Allegri sono molto cresciute. L’allenatore è arrivato alla finale di Coppa Italia di mercoledì sapendo che il suo contratto, che sarebbe dovuto durare un altro anno, sarebbe probabilmente stato interrotto in estate.
Ha sempre difeso il suo operato e mai messo in discussione la sua concezione molto “conservatrice” del calcio: negli anni si era ritagliato un ruolo polemicamente in contrasto con le più apprezzate e aggiornate tendenze che puntano allo spettacolo e hanno una grande attenzione per la tattica. «Il calcio è semplice» è sempre stata una delle sue frasi ricorrenti, mentre a chi chiedeva una maggiore attenzione all’estetica rispose una volta «Per lo spettacolo si va al circo». In assenza di buoni risultati, quella posizione è diventata sempre più scomoda e meno difesa, anche dalla stessa dirigenza della Juventus.
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