Perché ci sono bandiere dell’Azerbaijan nelle rivolte in Nuova Caledonia?
C'entrano l'appoggio del governo francese all'Armenia, paese che si contende con l'Azerbaijan il controllo del Nagorno Karabakh, e la controversa attività di un think tank poco indipendente
Giovedì, mentre nel territorio d’oltremare francese della Nuova Caledonia era in corso una violenta rivolta guidata da gruppi indipendentisti indigeni per contestare una riforma costituzionale voluta dal governo francese, sono circolate online delle foto che mostravano alcuni indipendentisti issare delle bandiere dell’Azerbaijan sugli edifici dell’isola. Cosa leghi i due luoghi non è stato chiaro da subito a molti: la Nuova Caledonia è un arcipelago in Oceania controllato dal 1853 dalla Francia, da cui una parte della popolazione vorrebbe diventare indipendente, e l’Azerbaijan è un’ex repubblica sovietica del Caucaso che si affaccia sul mar Caspio, confina con l’Iran e dal 2003 è controllata in modo autoritario dal presidente Ilham Aliyev.
A non essere confuso era però il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin, che giovedì ha subito accusato il governo azero di avere un ruolo nel deterioramento dei rapporti fra la Francia continentale e la Nuova Caledonia: il tentativo di interferenza dell’Azerbaijan nella politica dell’arcipelago «non è una fantasia, è una realtà», ha detto Darmanin durante un’intervista al canale televisivo pubblico France 2. L’Azerbaijan ha negato categoricamente di avere legami con i leader della rivolta. È comunque un dato di fatto che nell’ultimo anno l’Azerbaijan si sia avvicinato ai partiti indipendentisti di diversi territori d’oltremare francesi, sostenendoli politicamente nelle loro richieste di emancipazione dalla Francia.
Alla base delle azioni del governo azero non c’è un vero interesse in questi territori, ma più che altro la volontà di colpire indirettamente la Francia, che da tempo sostiene l’Armenia nella guerra per il controllo del Nagorno Karabakh, un territorio separatista all’interno dello stato azero che i due paesi si contendono da decenni.
I rapporti fra Azerbaijan e Francia sono tesi dal 2022, quando il governo francese si avvicinò in modo esplicito all’Armenia durante un periodo di scontri fra Armenia e Azerbaijan per il controllo del Nagorno Karabakh.
La Francia è il paese che ospita la più grande comunità della diaspora armena in Europa e a ottobre del 2023 ha fatto un ulteriore passo verso l’Armenia, inviandole equipaggiamento militare per contrastare l’Azerbaijan. Un mese prima l’Azerbaijan aveva attaccato e riconquistato il Nagorno Karabakh, di fatto controllato dall’Armenia: aveva costretto oltre 100mila persone di etnia armena a lasciare le proprie case e rifugiarsi in Armenia per paura di ritorsioni e discriminazioni, e aveva ripopolato la regione con abitanti di etnia azera.
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Il governo azero ha criticato la scelta della Francia di avvicinarsi all’Armenia, e secondo quanto sostenuto dal governo francese ha risposto tentando di interferire con la politica interna del paese, specialmente cercando di minare il rapporto fra il governo centrale e i governi locali che amministrano i territori d’oltremare. Oggi il governo azero non nasconde i suoi rapporti politici con i partiti indipendentisti dei territori, ma nega qualsiasi coinvolgimento in operazioni di disinformazione o spionaggio.
Il canale principale di comunicazione fra Azerbaijan e i territori d’oltremare francesi, inclusa la Nuova Caledonia, è il Gruppo di Iniziativa di Baku (GIB), un think tank creato a metà del 2023 in occasione di un incontro fra le autorità azere e i leader indipendentisti dei territori d’oltremare francesi a margine di un vertice del Movimento dei paesi non allineati. Il Gruppo ha fra i suoi obiettivi dichiarati quello di «sostenere la lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo» francese «nell’ambito delle norme e dei principi del diritto internazionale». Il GIB organizza molte iniziative e incontri bilaterali fra esponenti del governo azero e dei territori francesi.
Ad aprile del 2024 sia in Francia che in Nuova Caledonia si era molto discusso di un memorandum di cooperazione fra il Congresso della Nuova Caledonia, il parlamento locale del territorio, guidato da una coalizione di partiti indipendentisti, e l’Assemblea Nazionale dell’Azerbaijan. L’accordo era stato molto criticato non solo dai partiti dell’opposizione caledoni, ma anche da alcuni membri interni al movimento indipendentista, che avevano sostenuto che l’accordo creasse più problemi di quanti ne potesse risolvere per il danno d’immagine che ne derivava.
Roch Wamytan, presidente del Congresso caledone e politico filo-indipendentista di etnia Kanak, aveva giustificato l’accordo dicendo che la Nuova Caledonia aveva bisogno di «trovare un sostegno esterno» affinché «la nostra voce possa essere ascoltata» dal governo centrale francese. I partiti indipendentisti di altri territori d’oltremare hanno a loro volta firmato degli accordi simili, non con il Congresso azero, ma con il GIB, che comunque è vicino alle autorità azere.
Giovedì il GIB ha detto di sostenere i rivoltosi in Nuova Caledonia e ha incolpato lo stato francese per il peggioramento della situazione nell’arcipelago. Nel comunicato si legge che questa «guerra civile» sarebbe «il risultato della determinazione della potenza amministratrice, in linea con la dottrina colonialista francese che nega il diritto all’autodeterminazione ai popoli tenuti sotto la sua tutela». Dal 2018 al 2021 in Nuova Caledonia si sono svolti tre referendum sull’indipendenza, tutti vinti da chi voleva restare nella Francia, risultati che secondo i leader dei gruppi indipendentisti sono da attribuire al sempre più alto numero di persone non indigene che vivono nel territorio.
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Oltre alle accuse di interferenza nella politica dei territori d’oltremare, il governo francese ha accusato l’Azerbaijan di tentare di destabilizzare la politica francese con campagne di disinformazione e attività di spionaggio.
A novembre del 2023, il Servizio di vigilanza e protezione contro le interferenze digitali straniere dello stato francese (VIGINUM) aveva detto di aver scoperto una campagna sui social che invitava a boicottare le Olimpiadi di Parigi, che si terranno fra luglio e agosto del 2024, riconducibile a un account su X (Twitter) gestito da un funzionario locale del Partito del Nuovo Azerbaijan, il partito del presidente Ilham Aliyev. I post descritti come problematici dal VIGINUM miravano in particolare a mettere in dubbio la capacità della Francia di organizzare un evento così grande dopo i disordini popolari che seguirono la morte di Nahel M., 17enne ucciso da un poliziotto a Nanterre, vicino a Parigi, a giugno del 2023. VIGINUM ha specificato che non è stato possibile individuare una prova di un diretto coinvolgimento nella campagna del governo azero, che ha smentito di avere un ruolo nella faccenda.
Da dicembre del 2023 l’Azerbaijan detiene in regime di carcerazione preventiva un cittadino francese, Martin Ryan, con l’accusa di spionaggio. Lo stesso mese il governo azero aveva espulso due diplomatici francesi, accusandoli di far parte dei servizi segreti e di star compiendo operazioni di spionaggio in Azerbaijan. La Francia aveva risposto a sua volta espellendo dal suo paese dei diplomatici azeri.
Ad aprile del 2024 la Francia ha fatto sapere di aver ritirato la sua ambasciatrice in Azerbaijan, Anne Boillon, parlando genericamente di «azioni unilaterali» che avrebbero contribuito a creare tensione nelle relazioni tra i due paesi.
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