• Mondo
  • Giovedì 16 maggio 2024

Lo scandalo più grosso della carriera politica di Robert Fico

I presunti legami tra alcuni membri del suo partito e la criminalità organizzata, al centro delle inchieste di un giornalista investigativo che fu ucciso nel 2018

(AP Photo/Darko Vojinovic)
(AP Photo/Darko Vojinovic)
Caricamento player

Sui motivi dell’attentato al primo ministro slovacco Robert Fico non si sa ancora molto: l’uomo che lo ha aggredito è stato arrestato sul posto poco dopo l’attacco, e giovedì è stato formalmente incriminato, ma non sono stati diffusi dettagli sulla sua identità. Dopo l’attentato, Fico è stato operato e ora è ricoverato in terapia intensiva: è in condizioni gravi ma stabili.

Fico ha 59 anni ed è il leader di Smer (che in slovacco significa “direzione”), un partito populista di sinistra, noto tra le altre cose per le sue posizioni filorusse. È primo ministro della Slovacchia dallo scorso ottobre, e quello attuale è il suo quarto governo: era infatti già stato primo ministro dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018. Negli ultimi anni sia lui che il suo partito sono stati coinvolti in diversi scandali e sono stati accusati ripetutamente di corruzione. Lo scandalo più grosso della carriera politica di Fico fu quello che nel 2018 portò alle sue dimissioni, al termine di una grave crisi politica iniziata settimane prima, per un fatto che è al centro di un processo che non si è ancora concluso: l’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírova, il 21 febbraio del 2018.

Kuciak e Kušnírova avevano entrambi 27 anni: furono uccisi a colpi di arma da fuoco nella casa in cui vivevano a Velka Maca, poco lontano dalla capitale Bratislava. I loro corpi furono trovati solo cinque giorni dopo, il 26 febbraio, per via delle segnalazioni inviate alla polizia dalle rispettive famiglie, preoccupate perché i due non rispondevano al telefono da giorni. La polizia trovò Kuciak con due colpi di pistola al petto, e Kušnírova con un colpo alla testa: secondo la polizia erano stati colpiti a distanza ravvicinata, e vicino ai corpi gli agenti trovarono alcune cartucce vuote e proiettili inutilizzati.

Ján Kuciak (EPA/ANSA)

Kuciak era un giornalista investigativo, e lavorava da tre anni per il sito di notizie slovacco Aktuality. In quel periodo stava lavorando a inchieste su una serie di casi di corruzione e truffe sui fondi strutturali dell’Unione Europea, quelli destinati a favorire la crescita economica dei paesi membri con economie più deboli. Kuciak, in particolare, indagava sui legami tra membri del governo e criminalità organizzata: nel suo ultimo articolo, pubblicato postumo, sosteneva che esistessero dei rapporti tra la ’ndrangheta calabrese e alcuni uomini di fiducia di Fico.

Al centro delle ricerche di Kuciak c’erano diverse persone, politici e funzionari governativi. Tra queste anche Marian Kocner, un imprenditore slovacco di 60 anni, attivo soprattutto negli investimenti ad alto rischio, e quindi ad alto margine di guadagno, vicino ad alcuni influenti esponenti del partito di Fico, SMER, e in particolare al leader del partito a Bratislava, Martin Glvac. La polizia slovacca aveva già fatto il nome di Kocner anni prima, nel 2005, durante alcune indagini su una serie di infiltrazioni mafiose in Slovacchia. Nel 2020, due anni dopo l’omicidio di Kuciak e per una vicenda separata, Kocner fu condannato a 19 anni di reclusione per truffa, per aver falsificato cambiali per un valore complessivo di 69 milioni di euro.

Marian Kocner (AP Photo/Petr David Josek, File)

Secondo quanto concluso da Kuciak, Fico non era coinvolto in prima persona nei legami con la ’ndrangheta. Ma i legami del suo partito con figure come Kocner, e più in generale il sistema di corruzione e truffe su cui stava indagando Kuciak, portarono comunque a un calo molto netto dei suoi consensi e della fiducia nei suoi confronti. Sia l’opposizione che buona parte della società civile protestarono chiedendo nuove elezioni: furono organizzate veglie in memoria di Kuciak e Kušnírova, e numerose proteste, sempre chiedendo nuove elezioni. Nel frattempo si dimisero due stretti collaboratori di Fico, entrambi finiti nell’inchiesta di Kuciak, e il ministro dell’Interno Robert Kalinak, criticato per l’eccessiva lentezza delle indagini sull’omicidio (attualmente Kalinak è ministro della Difesa e vice primo ministro).

Una manifestazione a Bratislava, il 28 febbraio del 2018 (AP Photo/Bundas Engler)

Il 16 marzo, circa tre settimane dopo l’omicidio di Kuciak, si dimise anche Fico. Il primo ministro respinse fin da subito le accuse nei propri confronti, ma le estese proteste, le pressioni dell’opposizione e l’impatto sull’opinione pubblica dell’omicidio di Kuciak, che amplificarono anche quello delle sue inchieste, resero la sua posizione di primo ministro sempre più complicata. Fico cominciò anche ad assumere posizioni difensive e complottiste, accusando ad esempio l’allora presidente Andrej Kiska di essere d’accordo con il miliardario ungherese George Soros per far cadere il governo (Soros è un miliardario e filantropo che per la sua attività politica è diventato lo spauracchio di tutti i complottisti, di destra non solo).

Nel frattempo iniziarono le indagini sull’omicidio di Kuciak, attribuito fin da subito alle sue indagini sui legami tra politici vicini al governo e criminalità organizzata. Furono inizialmente arrestate sette persone, tutte di origine italiana, che poco dopo però furono rilasciate. Poi furono arrestati l’imprenditore slovacco Zoltán Andruskó e altri due uomini, Tomás Szabó e Miroslav Marcek: il primo fu condannato a 15 anni di reclusione per aver ordinato l’omicidio di Kuciak, gli altri due a 25 anni a testa per averlo eseguito.

Kocner fu formalmente accusato di aver commissionato l’omicidio di Kuciak poco più di un anno dopo, a marzo del 2019, quando era già in carcere per truffa: il suo nome fu fatto proprio da Andruskó, che collaborando con la polizia disse di aver ricevuto l’ordine di far uccidere Kuciak da Alena Zsuzsová, una stretta collaboratrice di Kocner, che a sua volta aveva ricevuto l’ordine da lui. Durante le indagini si scoprì che Kocner si teneva regolarmente in contatto con una serie di politici, giudici e funzionari statali su cui sembrava esercitare anche molta influenza.

Il processo di primo grado si concluse nel 2020, con le condanne di Andruskó, Szabó e Marcek, ma con l’assoluzione di Zsuzsová e Kocner, che la procura considerava i mandanti dell’omicidio. Secondo i giudici non c’erano sufficienti prove di un loro coinvolgimento nell’omicidio. La procura fece ricorso contro la sentenza e l’anno successivo, nel 2021, la Corte Suprema lo accolse, annullando l’assoluzione di Kocner. L’ultimo sviluppo del processo c’è stato un anno fa, a maggio del 2023, quando un tribunale slovacco ha nuovamente assolto Kocner, ma condannato a 25 anni la sua stretta collaboratrice Zsuzsová per averlo ordinato. Kocner, nel frattempo, è ancora in carcere per truffa.