Gli attentati contro i politici europei, prima di Robert Fico
Nel 2002 un uomo tentò di uccidere il presidente francese Jacques Chirac, nel 2016 fu uccisa la deputata britannica Jo Cox, 30 anni prima un uomo sparò al primo ministro svedese Olof Palme: e poi sì, Giovanni Paolo II
Omicidi o tentati omicidi di politici europei, come quello avvenuto mercoledì contro il primo ministro slovacco Robert Fico, sono rari. Ormai da qualche decennio in Europa il livello della violenza politica è piuttosto basso, nonostante alcuni casi preoccupanti, anche recenti. Nel corso degli anni, tuttavia, ci sono stati alcuni omicidi o tentati omicidi gravi ed eclatanti, che hanno riguardato leader e rappresentanti politici di vari paesi europei. Raccontiamo alcuni dei principali, partendo dal più recente.
Pawel Adamowicz, 2019
Il più recente grave omicidio politico in Europa è stato probabilmente quello di Pawel Adamowicz, sindaco della città polacca di Danzica, che fu accoltellato il 14 gennaio del 2019 mentre partecipava a un evento di beneficenza, davanti a migliaia di persone: morì il giorno dopo in ospedale. Adamowicz era un politico progressista e liberale, molto critico nei confronti del governo di estrema destra allora al potere in Polonia, guidato dal Partito Diritto e giustizia (PiS, la sigla in polacco). Era anche un sostenitore molto noto dei diritti dei migranti, dei rifugiati e delle persone della comunità LGBT+, ragione per cui era stato più volte minacciato da esponenti e gruppi dell’estrema destra polacca.
Fu ucciso da Stefan Wilmont, un uomo di 27 anni che soffriva di schizofrenia ed era da poco uscito di prigione.
Jo Cox, 2016
Jo Cox era una deputata britannica del Partito Laburista, che il 16 giugno del 2016 fu aggredita in strada da un uomo che la accoltellò e le sparò più volte a Birstall, una cittadina di 16.000 abitanti poco distante da Leeds, dove Cox stava facendo campagna elettorale. Cox era una parlamentare non molto nota a livello nazionale, ma la sua carriera era in forte ascesa: era stata una dirigente di Oxfam, ong che si occupa di aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ed era una sostenitrice della necessità del Regno Unito di rimanere dentro all’Unione Europea. Pochi giorni dopo l’omicidio di Cox, il 23 giugno, si tenne il referendum sulla Brexit.
L’assassino di Jo Cox fu rapidamente identificato in Thomas Mair, un uomo con simpatie naziste e suprematiste. Diversi testimoni raccontarono che durante l’attacco Mair aveva urlato “Britain first” o “Put Britain first”, il nome di un partito di destra e anti-europeista e più in generale uno slogan usato per esprimere posizioni nazionaliste (“La Gran Bretagna prima di tutto”).
Zoran Djindjic, 2003
Il primo ministro serbo Zoran Djindjic fu ucciso il 12 marzo del 2003 da Zvezdan Jovanović, un cecchino che gli sparò a distanza mentre stava entrando nell’edificio del governo serbo, a Belgrado. Djindjic, che era un liberale e filo occidentale, era primo ministro della Serbia da un paio d’anni ed era stato uno dei principali artefici della fine del lungo governo di Slobodan Milosevic, il presidente nazionalista accusato di gravissimi crimini di guerra durante le guerre jugoslave: nel 2001 Djindjic approvò l’estradizione di Milosevic all’Aia, dove fu messo sotto processo dalle Nazioni Unite.
Durante il suo governo, Djindjic si era fatto molti nemici tra esponenti politici nazionalisti e nella criminalità organizzata. Il suo assassinio fu deciso in questi due ambienti: a commissionare l’omicidio fu Milorad Ulemek, un ex ufficiale delle forze speciali di Milosevic poi diventato un capo della criminalità organizzata.
Il tentato omicidio di Jacques Chirac, 2002
Il 14 luglio del 2002, durante la parata per il giorno della Bastiglia, quando in Francia si celebra la festa nazionale, un uomo tentò di sparare con un fucile a Jacques Chirac, il presidente francese, che stava partecipando alla manifestazione. L’uomo, Maxime Brunerie, era un militante neonazista: non era un tiratore esperto e mancò Chirac di molto. Subito dopo tentò di suicidarsi, ma fu fermato dalle persone presenti. Fu condannato a 10 anni di carcere.
Pim Fortuyn, 2002
Il politico olandese Pim Fortuyn fu ucciso il 6 maggio del 2002, a nove giorni dalle elezioni politiche nei Paesi Bassi. Fortuyn era uno dei politici più controversi del paese, anti immigrazione e islamofobico, che usava la sua dichiarata omosessualità per fare dichiarazioni estremamente aggressive contro migranti e il multiculturalismo. Fu ucciso in strada, dopo aver fatto un’intervista radiofonica, mentre stava salendo sulla sua auto: Volkert van der Graaf, un attivista ambientalista e animalista, gli sparò sei colpi di pistola. In seguito disse di averlo fatto per fermare Fortuyn dall’usare i musulmani come «capri espiatori». Alle elezioni, pochi giorni dopo, il partito di Fortuyn fu il secondo più votato del paese.
Il tentato omicidio di Wolfgang Schäuble, 1990
Il 19 ottobre 1990, durante un evento di campagna elettorale a Oppenau, in Germania, un uomo sparò tre colpi di pistola a Wolfgang Schäuble, che allora era il ministro dell’Interno del governo conservatore di Helmut Kohl: lo colpì in faccia e danneggiò la sua spina dorsale. L’uomo, Dieter Kaufmann, aveva problemi di salute mentale. Schäuble perse l’uso delle gambe e per il resto della sua vita dovette usare una sedia a rotelle. Proseguì tuttavia con una brillante carriera politica, che lo rese uno dei politici più influenti della Germania nei decenni successivi.
Olof Palme, 1986
Il 28 febbraio del 1986, il primo ministro svedese Olof Palme fu ucciso con un unico colpo di pistola mentre usciva da un cinema di Stoccolma, in Svezia. Palme era famoso per il suo impegno internazionale a favore dei paesi più poveri e per le sue durissime critiche nei confronti delle due superpotenze dell’epoca, Stati Uniti e Unione Sovietica. Per decenni, l’assassino di Palme non fu mai arrestato e rimase un mistero: attorno a quella storia si incrociarono decine di teorie del complotto, che andavano dal coinvolgimento della CIA a quello dei curdi del PKK. Nel 2020 una lunga inchiesta concluse che a uccidere Palme era stato Stig Engström, un uomo con simpatie di destra. Engström però era morto nel 2000, e per questo l’inchiesta fu archiviata.
Il tentato omicidio di Margaret Thatcher, 1984
Il 12 ottobre del 1984 l’IRA, la principale organizzazione terroristica che lottava per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord, piazzò una bomba ad alto potenziale nel Grand Hotel di Brighton, in Inghilterra, dove si stava tenendo in quei giorni il congresso del Partito Conservatore. L’obiettivo dell’attentato era la leader del partito e prima ministra britannica Margaret Thatcher, che aveva adottato una linea estremamente dura nella risposta alle istanze nordirlandesi. L’esplosione della bomba fu molto potente, e distrusse parte della facciata dell’hotel, ma Thatcher si salvò. Morirono però cinque membri del Partito Conservatore, e decine di altre persone subirono danni a lungo termine. Per mostrare fermezza, Thatcher insistette affinché il giorno dopo il congresso del partito proseguisse come da programma.
Il tentato omicidio di Giovanni Paolo II, 1981
Il 13 maggio del 1981 papa Giovanni Paolo II era in piazza San Pietro, a Roma, per celebrare l’apparizione della Madonna di Fatima e per tenere un’udienza generale, con moltissime persone presenti. Mentre attraversava la piazza con la papamobile, tendendosi verso le persone e dando loro la mano, fu ferito con due colpi di pistola all’addome. L’uomo che aveva sparato fu individuato quasi subito e arrestato: si chiamava Ali Agca, un cittadino turco fuggito poco prima da un carcere di Istanbul e membro dell’organizzazione terroristica nazionalista Lupi Grigi. Giovanni Paolo II fu operato e si salvò.
Le motivazioni per cui Agca cercò di uccidere il papa sono tuttora poco chiare, anche a causa delle molte reticenze di Agca stesso, e di alcune teorie del complotto che si svilupparono in quegli anni. Nel 2000, su richiesta del papa, gli fu concessa la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; fu estradato in Turchia dove scontò alcuni anni di prigione per un altro attentato in cui aveva ucciso un giornalista. Nel 2010 fu scarcerato definitivamente per effetto di un’amnistia.
Aldo Moro, 1978
L’omicidio di Aldo Moro, l’allora presidente della Democrazia Cristiana, da parte del gruppo terroristico Brigate Rosse è stato una delle vicende più importanti del secondo dopoguerra italiano. Moro fu rapito il 16 marzo del 1978 in via Fani, a Roma, in un agguato armato in cui furono uccisi cinque uomini della sua scorta. Dopo 55 giorni di prigionia, Moro fu ucciso dalle stesse BR, e il suo corpo fu fatto trovare nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani, in una via del centro di Roma che conduce al ghetto ebraico. Oggi gli elementi essenziali della vicenda sono assodati da tempo, ma nonostante questo il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro continuano a essere oggetto di teorie del complotto e ipotesi disparate, a 46 anni di distanza.
Luis Carrero Blanco, 1973
Il 20 dicembre del 1973 un’esplosione nella via Claudio Coello di Madrid sbalzò un’auto Dodge Dart fino al quinto piano di un palazzo vicino e lasciò a terra un grande cratere. A bordo c’era l’ammiraglio e primo ministro Luis Carrero Blanco, designato alcuni mesi prima a capo del governo del dittatore spagnolo Francisco Franco, e considerato il suo erede politico. Carrero Blanco morì sul colpo, così come il suo autista e l’uomo della scorta che lo accompagnava. L’organizzazione terroristica basca ETA rivendicò l’attentato, il più celebre di una serie di azioni violente che l’organizzazione, che lottava per l’indipendenza dei Paesi Baschi, mise in atto in quegli anni. Francisco Franco morì solo due anni dopo, nel 1975, di fatto senza lasciare veri eredi politici.