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  • Giovedì 16 maggio 2024

I migliori d’Inghilterra, se non fosse per quegli altri

L'Arsenal di Mikel Arteta sta facendo una stagione eccezionale e giocando un calcio spettacolare, ma molto probabilmente anche quest'anno arriverà secondo in campionato: colpa del Manchester City

(AP Photo/Frank Augstein)
(AP Photo/Frank Augstein)
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Domenica 19 maggio si gioca l’ultima giornata della Premier League, il campionato maschile di calcio inglese, e due squadre possono ancora vincerla: il Manchester City, che è primo in classifica con 88 punti e affronterà il West Ham; e l’Arsenal, che è secondo con 86 punti e giocherà contro l’Everton. In caso di arrivo a pari punti, vincerebbe l’Arsenal per la migliore differenza reti, cioè un miglior saldo tra i gol segnati e quelli subiti.

Il Manchester City ha vinto le ultime tre Premier League (e cinque delle ultime sei) e potrebbe diventare la prima squadra della storia del campionato inglese a vincerne quattro di fila. L’Arsenal invece non vince il campionato dalla stagione 2003-2004 e da quel momento è stata considerata, suo malgrado, una squadra perdente, incline a sconfitte clamorose e dolorose per i suoi tifosi.

Nelle ultime due stagioni in realtà è tornata a essere una delle migliori squadre d’Inghilterra, l’unica in grado di contendere il titolo al Manchester City, grazie a un progetto ambizioso iniziato ormai cinque anni fa con la nomina dello spagnolo Mikel Arteta come allenatore, e perfezionato di anno in anno. Pur essendo diventata una squadra brillante e convincente, però, la scorsa stagione l’Arsenal non è riuscito a vincere il campionato pur essendo stato in testa alla classifica per buona parte della stagione, e anche quest’anno è probabile che arrivi secondo, nonostante vincendo contro l’Everton chiuderebbe il campionato a 89 punti, una cifra molto alta e con la quale spesso i campionati si vincono. Questa percezione di squadra perdente è quindi paradossalmente aumentata, per certi versi: se l’Arsenal non vincerà nemmeno facendo 89 punti, si chiedono i tifosi, quando ci riuscirà?

L’attaccante inglese Bukayo Saka e l’allenatore spagnolo Mikel Arteta (AP Photo/Frank Augstein)

Bisogna considerare intanto che il Manchester City, allenato dallo spagnolo Pep Guardiola, è una squadra davvero eccezionale, che soprattutto da gennaio in poi diventa spesso quasi invincibile. Negli anni passati il Liverpool arrivò due volte secondo con oltre 90 punti: ne fece 92 nel 2021-2022, ma il City arrivò a 93, mentre nel 2018-2019 finì 98 a 97 per il City. Va poi detto che nella scorsa Premier League e in quella che finirà domenica prossima l’Arsenal ha avuto un andamento diverso: l’anno scorso fu primo in classifica fino alla primavera, poi peggiorò e venne superata dal City; quest’anno invece è rimasto sempre al vertice e ha ottenuto vittorie difficili e importanti in momenti cruciali della stagione, come spesso accade a chi poi finisce per vincere.

L’Arsenal ha vinto quindici delle ultime diciassette partite, tra cui un 3-1 al Liverpool, un 5-0 al Chelsea e un 3-2 in casa del Tottenham, nel derby del Nord di Londra (cioè tre delle squadre più forti del campionato). Il problema è che il City nelle ultime venti partite ha ottenuto diciassette vittorie e tre pareggi, e lo scorso martedì è tornato primo in classifica vincendo contro il Tottenham il recupero di una partita che era stata rinviata. Se la scorsa stagione c’era la sensazione che l’Arsenal avesse sprecato un’occasione, quest’anno difficilmente avrebbe potuto fare meglio di così.

È innegabile invece che l’Arsenal stia continuando a migliorare e ad acquisire, apparentemente, una maggior consapevolezza di poter essere una squadra forte e vincente. In questa stagione ha battuto il suo record di punti ottenuti nelle partite contro le altre cinque delle cosiddette Big Six, come vengono spesso chiamate le sei migliori squadre della Premier League. Nelle dieci partite contro Manchester City, Liverpool, Manchester United, Chelsea e Tottenham, l’Arsenal ha fatto 22 punti e non ha mai perso (sei vittorie e quattro pareggi). Contro lo stesso Manchester City ha vinto 1-0 all’andata e pareggiato 0-0 al ritorno, e nell’agosto del 2023 aveva vinto ai rigori il Community Shield, l’equivalente della Supercoppa italiana. È stata insomma sotto diversi aspetti la squadra migliore del campionato, ma almeno fin qui la seconda migliore in quello che conta per la vittoria finale: il numero di punti accumulati.

I festeggiamenti dell’Arsenal per la vittoria del Community Shield, all’inizio di questa stagione (AP Photo/David Cliff)

Arteta arrivò all’Arsenal come allenatore nel dicembre del 2019, in un periodo particolarmente negativo per la squadra. All’epoca non aveva mai fatto l’allenatore ma era stato il viceallenatore di Pep Guardiola al Manchester City: aveva 37 anni e da tre aveva smesso di fare il calciatore (dal 2011 al 2016 giocò proprio nell’Arsenal). Il primo anno riuscì subito a vincere la FA Cup, la principale coppa nazionale inglese, ma in generale ha poi avuto bisogno di tempo per far diventare l’Arsenal la squadra che è oggi.

La dirigenza è stata lungimirante a concederglielo e a sostenerlo anche quando, all’inizio della stagione 2021-2022, partì male, perdendo le prime tre partite. Poi si riprese e alla fine di quella stagione arrivò quinto, mancando la qualificazione alla Champions League per soli due punti: un’altra delusione per i tifosi, soprattutto perché fu superato alla penultima giornata dal Tottenham, la sua principale rivale.

Con il tempo, comunque, l’Arsenal è diventata una squadra con un gioco sempre più efficace e riconoscibile, ispirato ai principi del calcio di posizione, lo stesso di Guardiola, ma aggiornati al contesto e al ritmo intenso del campionato inglese di oggi. In questa Premier League l’Arsenal ha segnato 89 gol, 4 in meno del City, e ne ha subiti solo 28 (è la miglior difesa del campionato). Espn ha scritto di recente che l’Arsenal di quest’anno è, per certi versi, una squadra migliore di quella che fu chiamata degli “Invincibili”, del 2003-2004.

È merito anche della dirigenza, che ha rafforzato la squadra in maniera dispendiosa ma intelligente, acquistando calciatori abbastanza giovani ma già pronti per giocare ad alti livelli e soprattutto adatti al calcio di Mikel Arteta. La scorsa estate ha comprato il 25enne centrocampista inglese Declan Rice dal West Ham e il 24enne attaccante tedesco Kai Havertz dal Chelsea: entrambi si sono inseriti molto bene.

L’acquisto di Rice, in particolare, è stato significativo perché è stato il più costoso della sua storia (116 milioni di euro), un fatto che aveva sollevato qualche perplessità sulla necessità dell’acquisto: anche per il ruolo che ha in campo, da centrocampista difensivo, Rice è un giocatore non particolarmente appariscente, per quanto tra i migliori nel suo ruolo. Soprattutto, però, sembrava che il giocatore dovesse andare al Manchester City, che è tra le altre cose una delle squadre più ricche del mondo. Comprandolo, l’Arsenal dimostrò di essere una squadra ambita dai calciatori più ricercati e soprattutto di essere determinata a spendere tanti soldi per acquistare calciatori funzionali al gioco di Arteta.

Mancare la vittoria della Premier League per soli due punti potrebbe scoraggiare l’Arsenal, soprattutto per il peso psicologico che avrebbe sui giocatori. Quanto costruito fin qui però è incoraggiante per il futuro. La squadra è diventata più forte e continua e ha ancora grossi margini di crescita, perché le formazioni schierate quest’anno da Arteta in Premier League sono state sempre molto giovani (è stata mediamente la quarta squadra più giovane del campionato, con 24,9 anni).

I giocatori più forti e rappresentativi stanno entrando adesso nel momento migliore delle loro carriere e in cui dovrebbero esprimere il massimo delle loro potenzialità: il trequartista norvegese Martin Ødegaard ha 25 anni, l’attaccante inglese Bukayo Saka ne ha 22, i difensori centrali William Saliba e Gabriel ne hanno rispettivamente 23 e 26. Lo stesso Arteta è un allenatore ancora giovane, che sta migliorando ogni anno. Per l’Arsenal, insomma, c’è ancora tempo sia per ottenere risultati migliori che per cambiare la propria reputazione.