L’accordo tra Stellantis e Leapmotor per la vendita di auto elettriche cinesi in Europa

Secondo l'amministratore delegato di Stellantis serve a «trarre vantaggio» da un processo inevitabile: l'arrivo delle auto cinesi a basso costo sui mercati europei

A sinistra l'amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares, a destra il fondatore, presidente e amministratore delegato di Leapmotor Zhu Jiangming (Stellantis)
A sinistra l'amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares, a destra il fondatore, presidente e amministratore delegato di Leapmotor Zhu Jiangming (Stellantis)
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Martedì in conferenza stampa l’amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis, Carlos Tavares, ha annunciato che a settembre in Europa partirà un progetto di vendita delle auto elettriche di Leapmotor, una startup cinese di cui già a ottobre Stellantis aveva comprato il 21 per cento delle azioni. Il progetto sarà gestito da una nuova società –  la Leapmotor International, di cui Stellantis avrà il 51 per cento e Leapmotor il 49 – con l’esclusiva per l’esportazione, la vendita e la fabbricazione dei prodotti di Leapmotor fuori dal territorio cinese. Non è ancora chiaro dove saranno prodotte le auto, se in Cina o altrove.

Questo accordo facilita dunque l’ingresso dei prodotti di Leapmotor sul mercato europeo, ed è stato annunciato proprio in un momento in cui i governi dei paesi occidentali stanno cercando al contrario di ostacolare l’arrivo delle auto elettriche cinesi: le aziende occidentali fanno fatica a competere con quelle cinesi, che vendono auto a prezzi assai più bassi anche grazie ai sussidi del governo cinese. Proprio martedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato l’aumento dei dazi alle importazioni di auto elettriche cinesi negli Stati Uniti, con lo scopo di proteggere le aziende nazionali e i posti di lavoro dalla concorrenza delle aziende cinesi.

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Benché in passato avesse spesso parlato dell’arrivo delle auto cinesi sui mercati occidentali come una minaccia per i grandi produttori di auto, Tavares ha detto in conferenza stampa che questo accordo ha proprio lo scopo di «trarre vantaggio» da «un processo ormai avviato», che non si può fermare.

La nuova società avrà sede ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove ha la sede legale anche Stellantis e dove le aziende possono godere di condizioni fiscali vantaggiose. Si occuperà del lancio di due nuovi prodotti, prima sul mercato europeo e poi nel resto del mondo: la C10, un suv elettrico, e la T03, una macchina più piccola, anche questa elettrica. Da settembre questi due modelli saranno disponibili per il mercato europeo attraverso i canali distributivi e i concessionari di Stellantis, per poi raggiungere entro la fine dell’anno il resto del mondo. In questo modo Leapmotor trae vantaggio dalla presenza commerciale di Stellantis fuori dall’Asia, mentre Stellantis si garantirebbe le commissioni di vendita.

Non è ancora chiaro dove saranno prodotte le auto, se in Cina, dove la produzione resterebbe a carico di Leapmotor, o in altri paesi, dove invece sarebbe di competenza della nuova società e potrebbe dunque interessare anche gli stabilimenti di Stellantis e la sua manodopera. È una scelta da cui dipende parte della convenienza dell’accordo per l’economia europea: se la produzione resta in Cina non ci sarà alcun beneficio per l’indotto e i lavoratori europei, ma solo il vantaggio commerciale per Stellantis; se invece la produzione avverrà fuori dalla Cina, l’accordo potrebbe avere qualche beneficio almeno per i lavoratori del settore europeo delle auto.

Secondo Tavares saranno scelte le fabbriche con il miglior rapporto tra qualità della produzione e costi: ed è evidente che le fabbriche cinesi sono molto più convenienti di quelle europee, per una questione di costi della manodopera. Da anni oltretutto gli occupati del gruppo sono in forte e costante calo in Italia, dove pure Stellantis mantiene considerevoli legami e interessi data la sua storia (Stellantis è nata nel 2021 dalla fusione dell’azienda francese PSA e di quella italo-statunitense FCA, a sua volta erede della Fiat). Il 17 per cento dei 43mila dipendenti di tutto il gruppo è occupato in Italia, gli investimenti sul territorio sono sempre meno, peraltro con importanti conseguenze anche per l’indotto.

«Con Leapmotor valuteremo caso per caso se esportare dalla Cina o usare gli stabilimenti produttivi di Stellantis nelle varie regioni», ha detto Tavares, facendo intendere che molto dipenderà anche dal contesto normativo del paese dove dovranno vendere. Se per esempio l’Unione Europea dovesse seguire l’esempio degli Stati Uniti e introdurre dei dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina (ma è ancora un’ipotesi al momento) è plausibile che le auto verranno prodotte localmente in Europa, così da aggirare i dazi.

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