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  • Mercoledì 15 maggio 2024

In Spagna stanno avendo ancora molti problemi con le orche

In particolare con un gruppo che vive al largo delle coste atlantiche, che per la settima volta in quattro anni ha affondato una barca, ma non si è ancora capito il motivo di questo strano comportamento

Due orche emergono dall'acqua al largo dell'Alaska (NOAA/Wikimedia)
Due orche emergono dall'acqua al largo dell'Alaska (NOAA/Wikimedia)
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Domenica una barca a vela che navigava nello stretto di Gibilterra, fra Spagna e Marocco, è stata attaccata da un gruppo di orche che hanno danneggiato il timone e creato una falla nello scafo. Le due persone a bordo sono state soccorse da una petroliera di passaggio dopo aver allertato le autorità spagnole, e la barca è stata lasciata alla deriva ed è affondata.

È la settima barca in quattro anni ad affondare dopo uno scontro con le orche al largo delle coste della penisola iberica, e la prima del 2024. È un comportamento poco compreso e anomalo per la specie, riscontrato solo a partire dal 2020 in un piccolo gruppo di orche che vivono al largo delle coste atlantiche della penisola iberica: sono 15 e gli scienziati che le studiano le hanno definite “Gladis”, abbreviazione di Orca gladiator, un vecchio nome scientifico della specie (quello usato attualmente è Orcinus orca).

La situazione si è fatta abbastanza problematica da spingere il governo spagnolo a diffondere una serie di linee guida: fra le altre cose sconsigliano di navigare nella zona con i maggiori incontri fra aprile e agosto, raccomandano di navigare il più vicino possibile alla costa senza fermare la barca, di notificare gli avvistamenti alle autorità e di non cercare di allontanare le orche in modi che potrebbero ferirle o ucciderle. La popolazione di orche iberiche conta una cinquantina di individui, comprese le 15 Gladis, ed è considerata a rischio di estinzione: in passato è capitato che i marinai sparassero dei razzi di segnalazione contro di loro per allontanarle.

– Leggi anche: Gli animali hanno una cultura?

Dato che è solo dal 2020 che le orche iberiche hanno cominciato ad attaccare le barche e che inizialmente erano solo tre animali a colpirle, gli scienziati hanno ipotizzato che il comportamento sia cominciato dopo un evento traumatico accaduto a uno specifico individuo. Le altre avrebbero gradualmente imparato da lui a colpire le barche. Le orche infatti sono animali sociali, che oltre ai comportamenti innati ne possono imparare di nuovi dai propri simili: per questo nelle diverse popolazioni e comunità di orche si riscontrano vocalizzi (i suoni che producono) e comportamenti diversi, che possono essere trasmessi di generazione in generazione come una forma di cultura animale.

Gli attacchi avvengono apparentemente senza provocazioni da parte delle navi. È anche possibile che nonostante dal punto di vista umano le interazioni siano definibili come “attacchi”, cioè come un comportamento aggressivo, per la maggior parte delle orche che li compiono siano una forma di gioco, o un’espressione di curiosità.

Alfredo López, biologo marino e portavoce del Gruppo di lavoro sull’orca atlantica (GTOA), il gruppo di scienziati spagnoli e portoghesi che studiano queste orche, ha spiegato al giornale spagnolo El País che le orche «non attaccano la barca come fossero un ariete per affondarlo, anche se sarebbero capaci di farlo, se quelle fossero le loro intenzioni».

Gli affondamenti riguardano comunque solo una piccola parte di tutte le interazioni fra orche e barche al largo delle coste spagnole: dal 2020 ne sono state contate 673, con o senza contatto diretto. Le orche sono grandi mammiferi marini carnivori, ma non si cibano di esseri umani e gli attacchi diretti alle persone sono estremamente rari. Quelle che vivono nella zona dello stretto di Gibilterra mangiano principalmente dei tonni che migrano attraverso quel braccio di mare: a differenza di quelle che mangiano foche, non possono scambiare degli esseri umani per loro prede.

Due orche al largo delle isole Canarie, in Spagna (EPA/Mónica Pérez)

Le Gladis solitamente si avvicinano alle barche senza essere viste dagli equipaggi e iniziano a colpire la pala del timone, la parte della nave che interessa loro di più, spesso arrivando a romperla. I colpi possono causare anche falle nello scafo: in caso le imbarcazioni coinvolte non dispongano di pompe sufficientemente potenti per scaricare l’acqua che entra, rischiano di affondare, come successo domenica.

Il Gruppo di lavoro sull’orca atlantica raccomanda ai naviganti, in caso di incontro con questi animali, di sbloccare la pala del timone, lasciandola libera di ondeggiare nella corrente: più questa si muove e più oppone resistenza ai colpi delle orche, più attira le loro attenzioni. Al contrario, se viene sganciata dai comandi, gli animali generalmente perdono interesse. Gli scienziati affermano anche che le orche sono ben coscienti di cosa sia un timone, e che gli attacchi non possano essere dovuti al fatto che lo confondono con qualcos’altro.

Non è chiaro perché le Gladis attacchino le barche: non sembra che nel resto del mondo o in passato si siano verificati incidenti simili. Le orche hanno attaccato principalmente barche a vela a scafo singolo, ma anche catamarani, gommoni e piccoli pescherecci a motore.

La zona in cui si sono verificati più incontri, delimitata in blu, nello stretto di Gibilterra (dal sito del ministero dei Trasporti spagnolo)

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