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  • Mercoledì 15 maggio 2024

La legge sugli “agenti stranieri” in Georgia, spiegata

Il provvedimento che sta provocando grosse proteste nel paese caucasico è ispirato a una norma adottata dal regime di Putin in Russia nel 2012, e che da allora si è trasformata in un efficace strumento di repressione del dissenso

Una manifestante con le bandiere europea e georgiana a Tbilisi
Una manifestante con le bandiere europea e georgiana a Tbilisi (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)
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Martedì il parlamento della Georgia ha approvato definitivamente la legge sui cosiddetti “agenti stranieri”, che prevede che i media e le ong che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera». Il parlamento, dominato dal partito populista e filorusso Sogno Georgiano, ha ottenuto l’approvazione nonostante le enormi proteste della popolazione, che è in gran parte contraria alla legge perché la ritiene un pericolo per la democrazia e la libertà d’espressione nel paese, e perché teme che sarebbe un ostacolo all’ingresso della Georgia nell’Unione Europea.

I manifestanti contrari alla legge la definiscono “legge russa”, perché è ispirata a un simile provvedimento fatto approvare in Russia nel 2012, che negli anni il regime di Vladimir Putin ha più volte rafforzato e che è stato utilizzato per multare, attaccare e infine far chiudere decine di media, ong, centri studi e organizzazioni, accusati spesso falsamente di operare sotto l’influenza di paesi stranieri. I georgiani temono che la stessa cosa possa succedere a loro.

Leggi sugli “agenti stranieri” esistono in vari paesi del mondo, anche democratici: è tutto sommato comprensibile che uno stato voglia sapere se sul suo territorio operano persone che perseguono gli interessi di altri stati. Una delle più celebri è il Foreign Agents Registration Act degli Stati Uniti, una legge che esiste dagli anni Trenta e che obbliga le persone e le organizzazioni che fanno attività di lobbying per conto di altri paesi a registrarsi presso il dipartimento di Giustizia. La legge americana non vieta di fare lobbying per conto di un altro paese, cosa legittima, ma impone degli obblighi di trasparenza e rendicontazione per le persone e le organizzazioni che lo fanno. Inoltre la legge non si applica a organizzazioni umanitarie, religiose, scientifiche, e si concentra soltanto sull’attività di lobbying.

Manifestazioni a Tbilisi contro la “legge russa” l'11 maggio

Manifestazioni a Tbilisi contro la “legge russa” l’11 maggio (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)

La legge appena approvata in Georgia, invece, è molto più indiscriminata: qualunque organizzazione riceva almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero, si tratti di finanziamenti, donazioni o altro, è “agente straniero”. Inoltre non prevede soltanto obblighi di trasparenza per le organizzazioni interessate (peraltro una legge sulla trasparenza in Georgia esisteva già), ma impone ispezioni forzate, nuove responsabilità amministrative, e multe anche piuttosto alte (fino a poco meno di 10 mila euro) per chi contravviene alle norme.

Soprattutto, gli esponenti del governo in varie dichiarazioni hanno reso piuttosto chiaro che lo scopo della legge non è quello di aumentare la trasparenza, ma di colpire le organizzazioni ritenute ostili a Sogno Georgiano. Già un anno fa Irakli Kobakhidze, che allora era presidente di Sogno Georgiano e oggi è primo ministro, in un’intervista diceva che la legge contro gli “agenti stranieri” serviva a colpire le «organizzazioni estremiste» che «ricevono ordini» dall’Occidente, che «fanno propaganda LGBT» e che «offendono la polizia, il sistema giudiziario e la chiesa ortodossa georgiana».

Anche per questo il paragone più immediato per comprendere le caratteristiche e le conseguenze della legge georgiana appena approvata è proprio la legge sugli agenti stranieri attiva da 12 anni in Russia.

Manifestanti davnati al parlamento georgiano, il 12 maggio

Manifestanti davanti al parlamento georgiano, il 12 maggio (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)

Questa legge (che in realtà non è un testo unico, ma una serie di emendamenti fatti a varie leggi preesistenti) fu approvata nel 2012 in reazione alle grandi proteste popolari di quell’anno contro la rielezione di Vladimir Putin a presidente, e fu uno dei primi segnali che mostravano come la Russia si stesse via via trasformando in uno stato sempre più autoritario. Inizialmente la definizione di “agente straniero” prevista dalla legge si applicava esclusivamente alle ong che facevano «attività politica» e che ricevevano fondi dall’estero, ma via via nuovi emendamenti estesero le categorie interessate: nel 2017 furono aggiunti i media, nel 2022 praticamente tutte le organizzazioni e gli individui.

Se inizialmente la legge era basata su criteri economici (erano “agenti stranieri” le organizzazioni che ricevevano fondi dall’estero), nel corso degli anni le ragioni sono diventate le più svariate: è sufficiente criticare il governo per essere definiti “agenti stranieri”. Per ricevere questa attribuzione basta una segnalazione del ministero della Giustizia, che non ha l’obbligo di spiegare le ragioni della sua decisione. La procedura è poi inappellabile: chi viene segnato come “agente straniero” non ha diritto di fare ricorso.

Le società e gli individui definiti “agenti stranieri” dalle autorità russe devono sopportare enormi livelli di controllo da parte dello stato, che arrivano alla persecuzione. Possono subire perquisizioni, sono costretti a cedere grandi quantità di documenti e ogni violazione può implicare multe estremamente alte. Se pubblicano articoli o saggi, devono inserire all’inizio di ciascun articolo un avviso che dice che il testo è stato scritto da “agenti stranieri”.

Manifestazioni a Tbilisi

Manifestazioni a Tbilisi (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)

Negli ultimi 12 anni centinaia di organizzazioni e individui sono stati definiti “agenti stranieri”, e questo ha avuto effetti devastanti sulla libertà di stampa e di espressione in Russia. Alcune categorie poi sono particolarmente prese di mira: per esempio, le organizzazioni che si occupano dei diritti della comunità LGBT+. «Da più di un decennio, le autorità russe usano la legge per infangare e punire voci indipendenti», ha detto Rachel Denber, analista di Human Rights Watch.

Soprattutto, ricevere la definizione di “agente straniero” è quasi sempre il primo passo verso provvedimenti giudiziari che portano alla chiusura delle ong o dei media, o all’arresto degli individui interessati. Per quanto riguarda i media, per esempio, questo è successo a numerose testate russe, come Novaya Gazeta, Meduza o TV Rain. Tutte sono state costrette a chiudere, o a trasferirsi all’estero.

La legge approvata in Georgia è ancora lontana dagli eccessi antidemocratici di quella russa. Al tempo stesso, tuttavia, i manifestanti temono che il percorso – tanto della misura quanto dello stato – possa essere lo stesso, e che la legge diventi il primo passo verso una Georgia sempre più autoritaria e lontana dall’Unione Europea.

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