I dazi di Biden contro la Cina sono una cosa grossa per il mercato delle auto elettriche

Non avranno effetti diretti sui consumatori americani, ma nei prossimi anni cambieranno notevolmente tutto il settore, con conseguenze che potrebbero essere controverse

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (Getty Images)
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I dazi su una serie di prodotti cinesi annunciati martedì dall’amministrazione statunitense di Joe Biden erano ampiamente attesi, eppure sono particolarmente importanti per gli effetti che potrebbero avere sul commercio globale nel lungo periodo. Li avranno soprattutto quelli sulle auto elettriche, che aumenteranno già da quest’anno dal 25 al 100 per cento: significa che negli Stati Uniti i prezzi delle auto elettriche cinesi di fatto quasi raddoppieranno, perché per importarle bisognerà pagare un dazio pari al prezzo del prodotto.

La decisione è stata presa per proteggere l’industria statunitense delle auto elettriche dalla concorrenza della Cina, particolarmente distorta dai sussidi del governo cinese al settore che permettono alle aziende cinesi di vendere le proprie vetture a prezzi assai più bassi di quelli occidentali. Gli effetti della misura si vedranno soprattutto nel lungo periodo, in termini di impatto sulle dinamiche del settore, ma per il momento è ancora un provvedimento che si può definire preventivo, senza grandi ripercussioni nel breve termine.

Questo perché negli Stati Uniti le auto elettriche cinesi sono ancora poco diffuse: poche persone le comprano oggi, e poche continueranno a farlo, soprattutto con prezzi rialzati. Nel 2023 gli Stati Uniti hanno acquistato dalla Cina solo il 2 per cento di tutte le auto elettriche importate dall’estero: i paesi da cui ne importa di più sono la Corea del Sud, la Germania e il Giappone. Non ci saranno dunque grossi effetti sul costo della vita, e gran parte dei cittadini statunitensi neanche se ne accorgerà.

Ma i dazi di Biden sono comunque destinati a modificare parecchio il modo in cui in futuro funzionerà il mercato delle auto elettriche, perché di fatto impediranno l’ingresso negli Stati Uniti di quelle prodotte in Cina: è proprio l’obiettivo della misura, escludere le auto elettriche cinesi dal mercato per dare tempo ai produttori statunitensi di diventare più competitivi. L’amministrazione Biden sta spendendo centinaia di miliardi di dollari per incentivare lo sviluppo e la produzione nazionale di veicoli elettrici, semiconduttori e batterie, ma affinché la produzione sia operativa serviranno ancora anni.

Gli effetti su tutto il settore saranno poi amplificati dal fatto che la Cina è il paese più coinvolto nello sviluppo dei veicoli elettrici: è al centro della crescita e dell’innovazione del settore e risulta in netto vantaggio nella produzione di massa di questo tipo di veicoli. Questa posizione dominante si registra sia nell’alto numero di stabilimenti, aziende e startup presenti sul suo territorio, sia nell’ampia attività di formazione di ingegneri e tecnici per il settore, sia nell’estrazione delle cosiddette terre rare – necessarie alla produzione dei motori elettrici – e sia nella produzione delle batterie, da cui dipende praticamente tutto il settore a livello globale.

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Le conseguenze sono quindi particolarmente rischiose. Quella più ovvia è che una decisione così apertamente ostile da parte degli Stati Uniti potrebbe provocare una serie di ritorsioni da parte della Cina che sarebbero controproducenti per tutto il settore: per esempio potrebbe a sua volta limitare l’esportazione di tecnologia sensibile o di componenti, come le batterie. Il che comporterebbe grossi problemi nelle catene produttive di tutto il mondo.

La preoccupazione più grande per gran parte degli osservatori riguarda comunque gli effetti che questi dazi potrebbero avere sulla crescita complessiva del settore e sulla diffusione dell’auto elettrica, essenziale per la transizione energetica: tutte queste mosse e contromosse protezionistiche potrebbero rallentare lo sviluppo e l’arrivo sul mercato di auto elettriche a buon mercato, e quindi spostare più avanti nel tempo il momento in cui sarà possibile per la gran parte delle persone potersi permettere un auto più sostenibile di quelle tradizionali.

Anche perché, sebbene nella maggior parte dei casi si parli delle auto elettriche cinesi come di auto a buon mercato e di basso livello, hanno ormai raggiunto livelli qualitativi piuttosto alti, e usano talvolta tecnologie anche più sofisticate di quelle occidentali. I dazi limitano quindi il commercio di un prodotto ritenuto buono da gran parte degli esperti del mercato: il che ha conseguenze sia per i consumatori, che con la barriera dei dazi rischiano di dover rinunciare ad avere un’auto buona e performante, sia per le aziende produttrici di auto statunitensi, come General Motors e Ford, che potrebbero essere meno incentivate a raggiungere gli standard qualitativi delle auto cinesi e a sfruttarne l’innovazione.

D’altro canto l’obiettivo di Joe Biden è proteggere le quote di mercato e le aziende statunitensi, e dunque i posti di lavoro e le possibilità di sviluppo economico garantiti dal settore.

C’è però il rischio che i produttori cinesi trovino comunque il modo di aggirare i dazi, rendendoli così anche inefficaci. La tassa del 100 per cento si applica all’importazione delle auto assemblate in Cina, e non è detto che le aziende produttrici cinesi non sposteranno parte della produzione negli Stati Uniti o in paesi vicini. Per esempio se BYD, la più importante produttrice cinese di auto elettriche, costruisse nuove fabbriche negli Stati Uniti, o in Messico, o in Canada o in qualsiasi altro paese fuori dalla Cina, riuscirebbe a vendere le sue auto negli Stati Uniti senza dazi.

Questo sta già avvenendo: secondo il Wall Street Journal BYD starebbe da tempo preparandosi a spostare in Messico una parte della sua produzione destinata al mercato nordamericano, sfruttando così la vicinanza geografica e regolamentare, oltre che un basso costo della manodopera. È dunque possibile che già nel giro di qualche anno negli Stati Uniti riescano a vendere auto cinesi esenti da dazi: la tregua per i produttori statunitensi di auto rischia quindi di essere tutto sommato di breve durata, a meno che in futuro non saranno annunciati nuovi dazi verso quei paesi, come il Messico, dove saranno spostate le produzioni.

Ciò dipenderà anche molto da chi sarà eletto come nuovo presidente degli Stati Uniti a novembre. L’ex presidente e candidato dei Repubblicani Donald Trump sta già promettendo di voler aumentare i dazi di tutte le merci provenienti dalla Cina, anche di quelle dal Messico. Biden questo non lo ha detto, ma allo stesso tempo con quest’ultima misura ha comunque assunto una posizione particolarmente decisa nei confronti della concorrenza con la Cina. Anche in vista delle elezioni Biden potrà però rivendicare di essersi esposto per proteggere l’industria statunitense delle auto dalla concorrenza cinese, e dire di averlo fatto con un provvedimento eccezionalmente forte, anche più incisivo di quelli che adottò il suo avversario politico Trump quando era presidente.

Rispetto ai dazi imposti da Trump, quelli annunciati da Biden sono più mirati e più drastici. I dazi di Trump riguardavano prodotti per oltre 350 miliardi di dollari di importazioni annuali dalla Cina, che venivano tassati alla dogana mediamente al 25 per cento; quelli di Biden coprono circa 18 miliardi di dollari di importazioni annuali, ma con tasse molto più alte: oltre a quelli sulle auto, sempre dal 2024 raddoppiano al 50 per cento quelli sull’importazione di celle fotovoltaiche, quelli su certi prodotti di acciaio e alluminio aumenteranno al 25 per cento, come anche quelli sulle batterie agli ioni di litio; dal 2025 invece raddoppieranno i dazi sui microchip, che passeranno dal 25 al 50 per cento, e dal 2026 aumenteranno quelli sulle batterie elettriche al litio non usate su veicoli elettrici.

Allo stesso tempo Biden si è messo al riparo da critiche sull’effetto che questi dazi potranno avere sull’inflazione, ossia sull’aumento dei prezzi. È un tema che lo penalizza molto, perché durante la sua amministrazione il costo della vita è aumentato tantissimo per effetto della crisi energetica e di tutte quelle distorsioni della pandemia che hanno instaurato un aumento generale dei prezzi. Nel breve termine questi dazi non comporteranno un aumento dell’inflazione: dei dazi sulle auto elettriche gran parte dei cittadini americani neanche si accorgerà, visto che sono poco diffuse, mentre quelli che hanno più probabilità di incidere – come quelli sui microchip, che sono in praticamente ogni dispositivo elettronico – partiranno dal prossimo anno.

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