Comincia il festival di Cannes
Alla 77esima edizione ci sono molta New Hollywood, Paolo Sorrentino, il nuovo film di Yorgos Lanthimos e diverse cose che potrebbero andare storte
Martedì in Francia inizia la 77esima edizione del festival del cinema di Cannes che si concluderà sabato 25 maggio con l’assegnazione della Palma d’oro, uno dei premi più importanti del cinema internazionale. Di questa edizione è stato detto soprattutto che sarà molto americana: per i film in concorso e fuori concorso, ma anche perché alla cerimonia di apertura verrà premiata con la Palma d’oro onoraria alla carriera l’attrice statunitense Meryl Streep (74 anni), e alla cerimonia di chiusura lo stesso premio verrà dato al regista e sceneggiatore statunitense George Lucas (80 anni), creatore delle saghe di Star Wars e Indiana Jones.
Per diversi motivi – legati alla guerra a Gaza, al #MeToo francese e a un annunciato sciopero dei lavoratori – ci si aspetta che sarà un festival di Cannes più animato e politico del solito: il giornale francese Le Figaro ha scritto che gli organizzatori dell’evento hanno previsto straordinariamente una squadra di addetti alla gestione di eventuali crisi ed emergenze.
Il film che aprirà il festival alla cerimonia di martedì sera è la commedia francese The Second Act, di Quentin Dupieux con Léa Seydoux e Louis Garrel, fuori concorso. Il film probabilmente più atteso in assoluto di questa edizione è però Megalopolis di Francis Ford Coppola, un progetto che il celebre regista americano cominciò a pensare e scrivere negli anni Ottanta e che si è infine finanziato da solo per un totale di 120 milioni di dollari. Del film si discute da anni tra appassionati e addetti ai lavori: il protagonista è interpretato da Adam Driver e martedì è uscito il primo trailer.
Un altro film su cui ci sono grandi aspettative è Kinds of Kindness del regista greco Yorgos Lanthimos con l’attrice Emma Stone, già protagonista del suo ultimo e molto premiato Povere creature!. Della trama non si sa molto, solo che sarà l’intreccio di tre storie distinte e sottilmente connesse tra loro.
C’è chi ha fatto notare che sarà un’edizione con una concentrazione particolare di registi della cosiddetta New Hollywood (il periodo di innovazione cinematografica che va dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta): oltre a Coppola e Lucas, ci sarà infatti anche il regista e sceneggiatore Paul Schrader (sceneggiatore di Taxi Driver) col film Oh, Canada: il protagonista sarà Richard Gere, e il suo personaggio da giovane sarà interpretato da Jacob Elordi.
In concorso ci sarà anche il film Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof, uno dei più importanti registi iraniani contemporanei. Martedì Rasoulof ha fatto sapere di essere scappato dall’Iran, dopo che la scorsa settimana era stato condannato a cinque anni di carcere, alla confisca dei beni e alla fustigazione con l’accusa di aver fatto parte di un complotto contro la nazione attraverso i suoi film e i suoi documentari (che non sono mai stati distribuiti nel paese). Secondo quanto detto da Jean-Christophe Simon, direttore della società che distribuisce i film di Rasoulof, ora si troverebbe in Europa.
Un altro film molto discusso finora tra quelli in concorso è The Apprentice del regista iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi. La produzione ha coinvolto Canada, Danimarca, Irlanda e Stati Uniti e racconta la storia dell’inizio della carriera dell’ex presidente americano Donald Trump come imprenditore immobiliare, tra gli anni Settanta e Ottanta. Il protagonista, Trump, sarà interpretato da Sebastian Stan e nel cast ci sarà anche Jeremy Strong.
In concorso per la Palma d’oro ci sarà anche un film italiano, Parthenope di Paolo Sorrentino, che segue la storia di una donna tra Capri e Napoli dagli anni Cinquanta a oggi. La protagonista è interpretata da Celeste Dalla Porta (26 anni) e del cast saranno presenti a Cannes Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, Silvio Orlando, Isabella Ferrari e l’attore britannico Gary Oldman. Nella sezione Un Certain Regard (dedicata, nelle parole del direttore del festival Thierry Frémaux, «al cinema degli esordienti, dei giovani, della ricerca») c’è invece Roberto Minervini con I dannati, che uscirà in Italia il 16 maggio.
Fuori concorso verranno presentati anche L’arte della gioia, la prima serie diretta da Valeria Golino e tratta dal libro più famoso di Goliarda Sapienza, e il restauro del film del 1972 Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio.
Tra i film fuori concorso ma ugualmente molto attesi ci sono Horizon: An American Saga, western diviso in due parti diretto, cosceneggiato e interpretato da Kevin Costner (già vincitore di un Oscar per un altro western: Balla coi lupi) che non dirigeva un film da più di vent’anni, e Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller, il quinto capitolo del franchise di Mad Max con protagonista Anya Taylor-Joy.
La presidente della giuria quest’anno è Greta Gerwig, regista di Barbie (2023), Lady Bird (2017) e Piccole donne (2019). È la prima volta che una regista statunitense viene nominata presidente della giuria del festival, e la seconda che succede a una regista: la prima era stata la neozelandese Jane Campion nel 2014. Della giuria farà parte anche l’attore italiano Pierfrancesco Favino, oltre al regista spagnolo J. A. Bayona, all’attrice francese Eva Green, all’attrice statunitense Lily Gladstone (candidata all’Oscar quest’anno per il suo ruolo in Killers of the Flower Moon), all’attore francese Omar Sy (diventato famoso per Quasi amici), all’attrice e sceneggiatrice turca Ebru Ceylan, al regista giapponese Hirokazu Koreeda e all’attrice e regista libanese Nadine Labaki.
Mercoledì la sezione Un Certain Regard verrà aperta dal cortometraggio Moi Aussi, girato dall’attrice e regista Judith Godrèche durante una protesta che si era svolta a Parigi, in cui centinaia di donne avevano denunciato gli abusi sessuali subiti. Godrèche, che oggi ha 52 anni, ha accusato pochi mesi fa i registi Benoît Jacquot e Jacques Doillon di violenza sessuale per due episodi avvenuti alla fine degli anni Ottanta, quando era minorenne (entrambi i registi hanno negato le accuse), ed è considerata una figura centrale del cosiddetto movimento del #MeToo francese, che riprende quello statunitense iniziato nel 2017 con le accuse al produttore cinematografico Harvey Weinstein.
L’attivismo di Godrèche ha portato l’Assemblea Nazionale francese ad avviare una commissione d’inchiesta che inizierà a metà maggio sugli abusi sessuali e sulle molestie nei settori del cinema, della televisione, del teatro, della moda e della pubblicità. Il tema delle molestie e delle discriminazioni nei confronti delle donne nel mondo del cinema e dello spettacolo è stato presente in più occasioni a Cannes, che solo negli ultimi anni ha cominciato ad avere un numero rilevante di registe in concorso, dopo molte critiche. Il festival ha fatto sapere di sostenere la battaglia di Godrèche e di voler dare risonanza ai racconti raccolti nel suo film, ma tra gli organizzatori c’è comunque chi teme che l’attenzione di questi giorni possa concentrarsi su eventuali nuove dichiarazioni o denunce, magari nei confronti di persone presenti.
La scorsa settimana, inoltre, il collettivo francese Sous les écrans la dèche (che in italiano significa letteralmente “Al verde dietro gli schermi”) aveva fatto sapere di aver votato per uno sciopero di tutti i dipendenti del festival di Cannes in un comunicato che elencava i numerosi problemi legati alla precarietà dei contratti dei lavoratori freelance dei festival cinematografici. Lunedì alcuni membri del collettivo hanno approfittato dell’evento informale che precede l’apertura del festival e che coinvolge tutti i lavoratori e i dirigenti per inscenare una protesta e ribadire le loro richieste. Non è chiaro al momento se lo sciopero si farà o quanti parteciperanno, ma non è da escludere che possa causare disagi all’organizzazione.
Lunedì si è svolta anche un’altra manifestazione, davanti alla sede del Centro Nazionale del Cinema (CNC) di Parigi, per chiedere le dimissioni del presidente Dominique Boutonnat, accusato di violenza sessuale all’interno di un processo che inizierà a giugno.
A tutto questo si aggiunge il fatto che la Francia è un paese dove sia la comunità araba che quella ebraica sono molto numerose, ed è altamente probabile che il festival diventerà occasione di esternazioni, manifestazioni e polemiche legate a posizioni contrarie o favorevoli alla guerra in corso nella Striscia di Gaza, come è successo negli ultimi mesi in varie misure all’interno dei principali eventi culturali di tutto il mondo.
Tutti i film in concorso
All We Imagine as Light, Payal Kapadia (India)
L’Amour ouf, Gilles Lellouche (Francia)
Anora, Sean Baker (Stati Uniti d’America)
The Apprentice, Ali Abbasi (Canada, Danimarca, Irlanda, Stati Uniti d’America)
Bird, Andrea Arnold (Regno Unito, Francia)
Dāne-ye anjīr-e moqaddas (Il seme del fico sacro), Mohammad Rasoulof (Iran)
Diamant brut, Agathe Riedinger (Francia)
Emilia Perez, Jacques Audiard (Francia, Messico)
Fēngliú yīdài, Jia Zhangke (Cina)
Grand Tour, Miguel Gomes (Portogallo, Italia, Francia)
Kinds of Kindness, Yorgos Lanthimos (Irlanda, Regno Unito)
Limonov: The Ballad, Kirill Serebrennikov (Italia, Francia, Spagna)
Marcello mio, Christophe Honoré (Francia, Italia)
Megalopolis, Francis Ford Coppola (Stati Uniti d’America)
Motel Destino, Karim Aïnouz (Brasile, Francia, Germania)
Oh, Canada, Paul Schrader (Stati Uniti d’America)
Parthenope, Paolo Sorrentino (Italia, Francia)
Pigen med nålen, Magnus von Horn (Danimarca, Polonia, Svezia)
La Plus Précieuse des marchandises, Michel Hazanavicius (Francia)
The Shrouds, David Cronenberg (Francia, Canada)
The Substance, Coralie Fargeat (Stati Uniti d’America)
Trei kilometri până la capătul lumii, Emanuel Pârvu (Romania)