I Fleetwood Mac non invecchiano

Continuano a piacere a generazioni diverse adattandosi ai nuovi mezzi e formati, in particolare grazie a un disco praticamente perfetto

Da sinistra verso destra: Mick Fleetwood, Peter Green, Jeremy Spencer e John McVie (Keystone Features/Getty Images)
Da sinistra verso destra: Mick Fleetwood, Peter Green, Jeremy Spencer e John McVie (Keystone Features/Getty Images)

Nel 2020 @420doggface208, un utente di TikTok il cui vero nome è Nathan Apodaca, caricò sulla piattaforma un video in cui lo si vedeva percorrere un’autostrada sullo skateboard e bere succo di mirtillo. Il video divenne molto popolare online, al punto che dopo qualche mese Apodaca decise di venderlo come NFT, acronimo delle parole inglesi “Non-Fungible Token” (“beni non fungibili”), un sistema caduto presto in disuso per certificare l’autenticità e unicità di file digitali.

Oltre che per le buffe espressioni facciali di Apodaca, quel video divenne virale anche per la canzone che lo accompagnava: era “Dreams” dei Fleetwood Mac, una celebre rock band britannica che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta vendette oltre cento milioni di dischi, specialmente di Rumours (1977), uno dei più importanti e amati di quel decennio. Ma nonostante la loro massima popolarità sia lontana, ciclicamente i Fleetwood Mac sono stati riscoperti da nuove generazioni, che continuano ad apprezzare soprattutto quel disco, che a guardarlo oggi è considerato ancora sostanzialmente perfetto.

@420doggface208 22secs of Vibes 1yr ago today thx you all for what has come from this video the love,support,smiles,strength it brought out in others #thanks #tiktok ♬ Dreams (2004 Remaster) – Fleetwood Mac

Poche settimane dopo la pubblicazione del video di Apodaca, “Dreams” rientrò alla 21esima posizione della Billboard Hot 100, la classifica della rivista Billboard delle 100 canzoni più popolari negli Stati Uniti, mentre Rumours salì al settimo posto della top 10 dei dischi più venduti negli Stati Uniti, dopo più di quarant’anni dalla sua uscita. Per ringraziare Apodaca, la persona che aveva reso possibile l’improvviso ritorno in auge di “Dreams”, il batterista del gruppo Mick Fleetwood realizzò una sua personale interpretazione del video.

@mickfleetwood @420doggface208 had it right. Dreams and Cranberry just hits different. #Dreams #CranberryDreams #FleetwoodMac ♬ Dreams (2004 Remaster) – Fleetwood Mac

Anche se partita dal video di Apodaca, la “rinascita” dei Fleetwood Mac non è stata una moda passeggera: negli ultimi quattro anni la loro musica è tornata a essere familiare a molte persone, e ha trovato una nuova nicchia di ascoltatori nella cosiddetta Gen Z, termine che indica le persone nate tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Dieci del Duemila.

Il fatto che una vecchia canzone torni di moda grazie a TikTok non è particolarmente sorprendente. Capita spesso che, grazie alla viralità di un video condiviso sulla piattaforma, musicisti e gruppi rock piuttosto datati riescano a ottenere decine di milioni di ascolti sui servizi di streaming. Uno dei casi più recenti è quello della cantante pop australiana Kylie Minogue, la cui canzone “Padam Padam”, uscita nel maggio dello scorso anno, è diventata una specie di tormentone sulla piattaforma, dove viene utilizzata come sottofondo di moltissimi reel.

– Leggi anche: “Dreams” dei Fleetwood Mac nelle “Canzoni” di Luca Sofri

È successo anche a band rock e punk, generi che dagli anni Dieci in poi sono diventati sempre più marginali nell’economia dell’industria musicale. Era accaduto per esempio nel 2021, quando la canzone “Dear Maria, Count Me In”, pubblicata quattordici anni prima dalla band emo punk statunitense All Time Low, era stata certificata doppio disco di platino proprio per via delle molte volte in cui era stata usata su TikTok. Di recente, grazie a una dinamica molto simile, hanno trovato una nicchia di ascoltatori attiva e rinnovata anche gli Arctic Monkeys, un gruppo indie rock britannico che ebbe il suo picco massimo di fama nella seconda metà degli anni Duemila.

Oltre alla canzone, questa rinnovata popolarità dei Fleetwood Mac fra le persone appartenenti alla Gen Z si deve anche al successo del romanzo Daisy Jones & the Six, scritto da Taylor Jenkins Reid e pubblicato nel 2019. Il libro è liberamente ispirato alla storia dei Fleetwood Mac, soprattutto al rapporto fra due dei suoi membri, Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, ed è diventato molto famoso durante la pandemia grazie al passaparola su BookTok, l’insieme dei video sui libri condivisi su TikTok: in questi anni il libro è stato tradotto in 26 lingue, ha venduto più di un milione di copie e nel 2023 è diventato una serie tv prodotta da Amazon Prime.

– Leggi anche: L’emo è tornato di moda

I Fleetwood Mac furono fondati a Londra nel 1967, quando il batterista Mick Fleetwood, il bassista John McVie e il chitarrista Peter Green lasciarono i Bluesbreakers, la band che accompagnava il cantante e polistrumentista inglese John Mayall e che in quegli anni permise a musicisti che negli anni successivi avrebbero contribuito alla storia del rock, come Eric Clapton e Jack Bruce (futuri fondatori dei Cream), di farsi conoscere nei principali locali inglesi di musica dal vivo.

Per una decina d’anni i Fleetwood Mac suonarono un blues rock piuttosto classico e furono molto attivi dal punto di vista discografico. La maggior parte delle canzoni era scritta da Green, e alcune sono oggi considerate dei classici: l’esempio più noto di questa prima fase dei Fleetwood Mac è probabilmente “Black Magic Woman”, canzone scritta nel 1968 ma diventata di successo soltanto due anni dopo, grazie alla cover del chitarrista messicano Carlos Santana.

Nonostante le intuizioni di Green, fino alla fine degli anni Sessanta i Fleetwood Mac non riuscirono a ottenere una popolarità paragonabile a quella delle band che andavano per la maggiore in quel periodo, soprattutto per via dei continui cambi di formazione, che non resero possibile sviluppare qualcosa di originale e riconoscibile.

La loro carriera ebbe una svolta quando agli inizi degli anni Settanta se ne andò Green, e i Fleetwood Mac divennero definitivamente un gruppo “britannico-statunitense”. Nel 1970 entrò a far parte del gruppo la tastierista e cantante britannica Christine Anne Perfect, moglie del bassista McVie, che introdusse per la prima volta la voce femminile all’interno delle canzoni.

Cinque anni dopo entrarono nella band anche la cantante statunitense Stevie Nicks e il suo compagno Lindsey Buckingham, un chitarrista di grande talento che grazie a un’originale variazione della tecnica del “finger picking” (che consisteva nel suonare contemporaneamente l’accompagnamento e la melodia senza servirsi del plettro, ma usando soltanto le dita) contribuì moltissimo a fissare il suono delle canzoni che oggi vengono in mente quando si pensa ai Fleetwood Mac.

Questa nuova formazione, composta da «due coppie e un quinto incomodo» (John e Christine McVie, Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, Mick Fleetwood), fu quella che realizzò i due album più conosciuti della band: Fleetwood Mac (1975) e soprattutto Rumours (1977), uno dei più importanti di quel decennio.

In Rumours i Fleetwood Mac azzeccarono tutto quello che c’era da azzeccare. Trovarono una delle copertine più riuscite nella storia della musica (quella in cui la cantante Nicks ha una gamba sopra quella del batterista Mick Fleetwood che, per qualche motivo mai chiarito, appoggia il piede su uno sgabello mostrando due palline di legno che cadono tra le sue gambe), un singolo che spinse il disco fino al primo posto della classifica dei più venduti negli Stati Uniti (“Go Your Own Way”) e diverse altre canzoni che diventarono successi mondiali, come “Don’t stop” e per l’appunto “Dreams”. Parlando di Rumours, la giornalista di Pitchfork Jessica Hopper ha scritto che si tratta di uno di quei dischi che si conoscono a memoria anche senza volerlo.

Oltre ad aver definito il suono dei Fleetwood Mac e oltre a essere uno degli album più rilevanti degli anni Settanta, Rumours fu un successo commerciale enorme: fu il disco più venduto di quell’anno, e il decimo più venduto di sempre negli Stati Uniti. In quel periodo il successo del gruppo fu accompagnato dalle notizie relative ai loro rapporti interni, che peggiorarono proprio poco prima dell’uscita del disco.

Nicks e Buckingham si separarono mentre stavano lavorando al disco, e nello stesso periodo Fleetwood (il batterista) divorziò da sua moglie. Anche i rapporti tra Christine e John McVie peggiorarono notevolmente, soprattutto perché la prima iniziò una relazione con Martin Birch, il tecnico del suono del gruppo. Parlando di quanto il rapporto con suo marito fosse diventato problematico, McVie nel 2021 raccontò che «non abbiamo letteralmente parlato, a parte cose come: “in che tonalità è questa canzone?”. Eravamo freddi come il ghiaccio l’uno verso l’altra, anche perché John trovava più facile così».

Su Far Out Magazine Joe Taysom ha scritto che la stessa copertina del disco, che fu realizzata dal fotografo Herbert Worthington, finì per generare qualche speculazione: il fatto che Fleetwood, l’unico non sposato con un altro membro del gruppo, tenesse per mano Nicks, moglie di Buckingham, venne concepito da alcuni come un simbolo delle «sconcertanti relazioni tra i membri di band».

Un’altra caratteristica che rende Rumours un disco interessante sono le emozioni contrastanti suscitate dalla musica e dai testi, spesso in antitesi tra loro: le prime allegre e spensierate, i secondi incentrati in quasi tutti i casi sul dolore e sulla perdita. Alcuni critici hanno scritto che questo scontro tra prospettive potrebbe aver rappresentato il riflesso di due aspetti distinti della vita della band: da un lato quello più mondano e adrenalinico, dei concerti, delle feste private e dell’uso massiccio di cocaina, che in quegli anni divenne proverbiale in tutto l’ambiente del rock; dall’altro quello delle difficili relazioni tra i componenti del gruppo. A questo proposito Hopper ha scritto che, pur essendo essenzialmente un disco pop, Rumours non è soltanto un disco disimpegnato e di evasione, ma anche introspettivo, in cui «chiunque potrebbe trovare una parte di sé».

– Leggi anche: Una canzone dei Fleetwood Mac

Parlando del ritorno di moda dei Fleetwood Mac, il giornalista musicale di Slate Sam Adams ha scritto che, anche se TikTok ha avuto una grande importanza, in realtà la loro rivalutazione è iniziata già da una decina d’anni, principalmente per via dell’indubbia qualità della loro musica.

A differenza di molti loro contemporanei, i Fleetwood Mac di Rumours hanno avuto il merito di arrivare a tutti grazie a un suono moderno e accessibile, che anche per questo motivo è ancora oggi familiare a chiunque, anche a persone poco inclini all’ascolto del rock. Rumours è insomma un disco invecchiato molto bene, che non dà l’impressione di essere uscito 43 anni fa. Eppure questa caratteristica non è mai risaltata più di tanto: secondo Adams la tardiva rivalutazione della musica dei Fleetwood Mac è legata a vari episodi a cui sono state associate le loro canzoni, che hanno fatto perdere al gruppo rilevanza e ascoltatori.

Per esempio, nel 1992 Bill Clinton utilizzò “Don’t stop” come inno della sua campagna presidenziale. Secondo Adams quel momento non giovò alla popolarità del gruppo, che finì per essere concepito come una band da relegare a uno spirito del tempo passato, quello «di Clinton e degli altri boomer in grande stile». Di conseguenza, ha aggiunto Adams, «man mano che i boomer diventavano più vecchi e deludenti, lo diventavano anche i Fleetwood Mac».

– Leggi anche: 10 grandi canzoni dei Fleetwood Mac

Un altro esempio citato da Adams è quello di Glee, una popolare serie tv di genere musical ambientata in una scuola superiore e andata in onda tra il 2009 e il 2015. Uno degli episodi della terza stagione della serie, che faceva frequentemente riferimento alla musica pop degli anni Settanta e Ottanta, era intitolato Rumours, e conteneva diversi arrangiamenti delle canzoni originali del disco. Tuttavia, invece di renderle nuovamente rilevanti per una nuova generazione, «ricollocarle nel contesto di una scuola superiore le faceva semplicemente sembrare artefatte».

Secondo Adams, i Fleetwood Mac hanno iniziato a essere rivalutati nel 2012, quando musicisti e gruppi diversissimi per stile e proposta musicale, dagli MGMT ai Tame Impala, realizzarono un album interamente dedicato alla band. Il disco fece notizia: dopo la sua uscita le riviste musicali tornarono a parlare di Rumours come di un disco influente in grado di ispirare decine di gruppi. Le canzoni di Rumours vengono reinterpretate ancora oggi da musicisti pop di enorme fama come Harry Styles e Taylor Swift, entrambi fan accaniti dei Fleetwood Mac.