La più importante azienda di bevande di cui non avete mai sentito parlare
La Kweichow Moutai, che produce un tipo pregiatissimo di baijiu, il distillato cinese bevuto nelle grandi occasioni, ha il maggior valore di mercato nel suo settore
Se si pensa alle principali aziende produttrici di bevande del mondo possono venire in mente la multinazionale statunitense Coca-Cola o il gruppo olandese Heineken, che gestisce marchi di birra come Amstel, Fosters e Moretti, oltre a quello a cui deve il suo nome. La più grande azienda produttrice di bevande per quotazione in borsa però è la cinese Kweichow Moutai, che produce il tipo più noto e pregiato di baijiu, il tipico distillato cinese chiamato anche “liquore bianco”: in Cina è una bevanda consumata nelle grandi occasioni, dai matrimoni ai pranzi ufficiali di stato, eppure è largamente sconosciuta al pubblico occidentale, come l’azienda che la produce, che è anche la più grande impresa cinese non tecnologica.
«Il Moutai è la bevanda alcolica nazionale della Cina e perciò è anche quella preferita da moltissime persone», ha spiegato Rebecca Feng, che si occupa di finanza per il Wall Street Journal in Asia. Esistono varianti di baijiu fatte con riso, grano o mais, ma il Moutai viene fatto con un particolare tipo di sorgo, una graminacea dal colore rossastro: ha il 53 per cento di alcol, un sapore pungente e persistente e viene prodotto solo nell’omonima cittadina lungo il fiume Chishui, nella provincia di Guizhou, nel sud della Cina, dove peraltro c’è una grossa statua a forma della sua tipica bottiglia in ceramica bianca e rossa.
La ricetta originale della bevanda risale a centinaia di anni fa, ma la tecnica con cui si produce ancora oggi è il risultato di un’evoluzione significativa dei metodi di distillazione introdotti durante la dinastia Qing, che governò la Cina tra il 1644 e il 1911. Il Moutai viene fermentato e distillato nove volte e fatto invecchiare per almeno tre anni: dal momento che la sua produzione richiede tutto questo tempo, il costo alla bottiglia è piuttosto elevato, l’equivalente di circa 325 euro, ma ci sono anche bottiglie vintage che vengono vendute per decine di migliaia di euro. Dal momento che è molto più forte rispetto a molti altri superalcolici, si sorseggia durante il pasto in piccoli bicchieri.
L’azienda racconta che il marchio «diventò globale» nel 1915, quando una bottiglia di Moutai rotta dopo essere caduta a terra sprigionò il suo aroma durante una fiera a San Francisco. In realtà continuò a essere consumato prevalentemente dalle élite della Cina, dove ancora oggi è considerato la bevanda della diplomazia.
La Kweichow Moutai fu fondata come azienda statale nel 1951 e il suo baijiu diventò la bevanda preferita dei leader cinesi negli incontri ufficiali. Nel 1972 per esempio l’ex rivoluzionario e primo ministro cinese Zhou Enlai, che governò la Cina dal 1949 al 1976, fu fotografato mentre beveva il Moutai insieme al presidente statunitense Richard Nixon in visita nel paese. Si racconta poi che il segretario di Stato statunitense Henry Kissinger disse al dirigente del Partito Comunista Deng Xiaoping che «se avessero bevuto abbastanza Moutai, avrebbero potuto risolvere qualsiasi problema».
Come ha ricordato sempre il Wall Street Journal, nel tempo il Moutai è diventato uno status symbol, nonché «un simbolo della cultura cinese», che incarna la tendenza a valorizzare l’identità nazionale attraverso certi marchi o prodotti.
Feng ha spiegato che, così come la sua popolarità, nel tempo è cresciuto anche il prezzo delle azioni dell’azienda che lo produce. Secondo i dati dell’ufficio tributario della provincia, nel 2021 il PIL pro capite della città in cui ha sede è stato l’equivalente di 330mila euro odierni, contro i poco più di 12mila della media cinese, in base alle analisi del Fondo monetario internazionale.
Nello stesso anno il valore totale di mercato delle azioni (market cap) della Kweichow Moutai era di 480 miliardi di euro, contro i 255 miliardi della Industrial and Commercial Bank of China, la principale banca cinese. Negli ultimi anni il valore delle azioni della Kweichow Moutai è calato, in parte per le dure conseguenze della pandemia da coronavirus sull’economia del paese e in parte per la campagna anti-corruzione voluta dal presidente cinese Xi Jinping. A ogni modo la domanda è rimasta piuttosto stabile, così come il valore delle azioni, se confrontato con i parametri di riferimento del mercato cinese.
Oggi il suo market cap è di circa 273 miliardi di euro: per fare un confronto, più di dieci volte di quello della Brown-Forman Corporation, l’azienda statunitense che produce il whisky Jack Daniel’s. Secondo i dati dell’azienda gli utili netti del 2023 sono stati di circa 9,5 miliardi di euro, il 19 per cento in più rispetto a quelli dell’anno precedente e anche oltre le previsioni. Nelle parole di Feng insomma la Kweichow Moutai è «quasi immune da tutto ciò che succede nell’economia cinese» e così potente che «qualsiasi fluttuazione nel prezzo delle sue azioni potrebbe avere ripercussioni sull’intero mercato azionario cinese».
I prezzi del Moutai sono così alti perché la sua produzione è limitata e la domanda molto elevata. Per dare l’idea nel 2021 un lotto di 24 bottiglie del 1974 fu venduto all’asta a Londra per l’equivalente di 1,3 milioni di euro, il prezzo più alto mai pagato fuori dalla Cina, ha detto Paul Wong della casa d’aste Sotheby’s. Una bottiglia del 1958 venne venduta in un’altra asta per più di 157mila euro.
Lo scorso marzo a Hong Kong c’è poi stata la prima asta di Sotheby’s tutta a tema Moutai, che come dice Wong «è diventato un prodotto sempre più rinomato, che richiede una categoria a sé»: l’80 per cento dei clienti di Sotheby’s lo compra per berlo, spiega, mentre il 20 probabilmente lo compra per tenerlo da parte, come investimento, perché «è un acquisto sicuro anche se non lo si beve».
Oggi il Moutai continua a essere apprezzato più che altro dalle fasce più ricche e anziane della popolazione cinese. Si trova anche in oltre settanta paesi, dove però resta un marchio perlopiù sconosciuto al grande pubblico.
Per cercare di diventare meno dipendente da questa fetta del mercato cinese, negli ultimi tempi l’azienda ha inaugurato un’accademia dedicata al baijiu con l’obiettivo di formare sommelier specializzati. Ha anche adottato strategie di marketing rivolte a un pubblico più giovane, come collaborazioni con altri marchi per la distribuzione di gelato, caffè o bevande aromatizzate al Moutai. Questi prodotti costano l’equivalente di pochi euro e stanno avendo un momento di viralità sui social media cinesi, ma al momento generano solo una minima parte dei ricavi dell’azienda, racconta sempre il Wall Street Journal.
In ogni caso è improbabile che queste iniziative riescano da sole a convincere le persone giovani a spendere così tanti soldi per comprarne una bottiglia.
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