Cosa resta a questi Internazionali d’Italia, senza Sinner e Alcaraz
Nel torneo maschile mancheranno il tennista più atteso dai tifosi e il suo principale rivale, ma ci saranno insieme – forse per l'ultima volta – Novak Djokovic e Rafael Nadal, vincitori di 16 delle ultime 19 edizioni
Mercoledì sono iniziati gli Internazionali d’Italia, l’importante torneo maschile e femminile di tennis che si gioca ogni anno su terra rossa a Roma, al Foro Italico, e che quest’anno finirà il 19 maggio. Gli Internazionali rientrano nella categoria 1000 (Masters 1000 e Wta 1000), la seconda per importanza dopo i quattro tornei del Grande Slam: si chiamano così perché assegnano 1000 punti nel ranking al vincitore. Dall’anno scorso, il numero di partecipanti è stato ampliato da 64 a 96, sia nel tabellone maschile sia in quello femminile. Invece che durare sette, otto giorni, come di solito succedeva ai tornei 1000, gli Internazionali ora durano più di dieci giorni.
Negli ultimi anni la federazione italiana sta cercando di avvicinare il torneo di Roma al prestigio e ai ricavi di quelli del Grande Slam, che sono i più seguiti e ricchi dell’anno, quelli attorno a cui ruota tutta la stagione tennistica. Diverse volte il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel Angelo Binaghi ha parlato con grande enfasi del torneo di Roma come di un possibile “quinto Slam”: è una cosa che fanno ogni tanto vari organizzatori di tornei 1000, più che altro per ragioni promozionali e per emergere rispetto agli altri otto importanti tornei della stessa categoria, ma è anche un sintomo dell’ambizione di chi organizza gli Internazionali. È vero, in effetti, che dopo gli ultimi anni di successi del tennis italiano, prima femminile e poi maschile, è cresciuta l’attenzione verso gli Internazionali di Roma, che erano già visti anche all’estero come uno dei tornei migliori al mondo.
In Italia quest’anno c’erano grandi aspettative soprattutto per il torneo maschile, perché avrebbe dovuto giocarlo il tennista italiano Jannik Sinner, numero due del ranking mondiale, che quest’anno ha vinto il suo primo titolo Slam ed è da mesi il tennista più in forma del circuito. Considerata questa attesa, il maggior numero di partite e l’aumento dei prezzi, già due settimane fa si parlava per il torneo di record di presenze e di incassi.
Poi però Sinner, che la settimana scorsa si era ritirato dal torneo di Madrid a causa di un infortunio, ha detto che non ci sarebbe stato nemmeno a Roma. Per l’occasione è stata persino organizzata una conferenza stampa al Foro Italico con il presidente Binaghi: una cosa abbastanza inedita, che spiega bene quanto Sinner sia diventato importante per il tennis italiano e le attenzioni a tratti anche morbose nei suoi confronti da parte dei media. Pochi giorni prima anche il numero tre del mondo Carlos Alcaraz, assieme a Sinner il più forte tra i giovani tennisti e considerato il suo più grande rivale sportivo, aveva annunciato la sua assenza agli Internazionali.
Matteo Berrettini, che è di Roma e per anni è stato il miglior tennista italiano, prima di una lunga serie di infortuni, ha deciso di rinunciare al torneo (dove comunque non arrivava con grandissime ambizioni, dopo un periodo incostante sia dal punto di vista fisico che dei risultati). Venerdì, durante la partita contro Terence Atmane, si è dovuto ritirare pure Lorenzo Musetti, il secondo italiano nel ranking.
Colpevolmente, l’organizzazione aveva puntato molto sulla promozione del torneo maschile e meno su quello femminile, che invece ha in tabellone molte delle migliori tenniste al mondo, con le prime due del ranking, Iga Swiatek e Aryna Sabalenka: questa scelta potrebbe rivelarsi controproducente, viste le defezioni dal torneo maschile. Già da alcuni anni a Roma ci sono lamentele per le disparità di trattamento del torneo maschile e di quello femminile, che l’anno scorso, per esempio, fu tra i due quello più interessante. Ci sarebbe dovuta essere anche Elena Rybakina, vincitrice degli Internazionali lo scorso anno, ma venerdì la kazaka ha annunciato il suo ritiro per un problema fisico.
Le assenze di Sinner e Alcaraz sono insomma una delusione per gli organizzatori e per gli spettatori ma potrebbero rendere il torneo maschile più incerto, e quindi appassionante. Partecipano comunque molti tennisti importanti, a cominciare dal numero uno del mondo, il serbo Novak Djokovic, che ha vinto sei volte gli Internazionali. Djokovic viene da un periodo deludente, almeno per i suoi standard: di recente ha cambiato allenatore e staff, e non ha ancora vinto un titolo nel 2024, una cosa inconsueta per lui. È capitato varie volte a Djokovic di cominciare un torneo in condizioni non ottime e poi di trovare motivazioni e forma fisica partita dopo partita, fino a vincerlo. Non è da escludere quindi che possa farlo anche in questi giorni, anche perché agli Internazionali è sempre andato bene.
Era una cosa che succedeva spesso, fino a pochi anni fa, anche a Rafael Nadal, il più forte giocatore di sempre sulla terra rossa, dieci volte vincitore degli Internazionali di Roma (Djokovic è praticamente l’unico che, in questi anni, è riuscito a competere con lui su questa superficie). Nadal però ha da poco ripreso a giocare, dopo un anno di assenza, e questa sarà probabilmente la sua ultima stagione da giocatore professionista. Dovrebbe quindi essere anche l’ultima volta che giocherà agli Internazionali, quasi vent’anni dopo la sua prima vittoria, nel 2005, a 19 anni.
È difficile pronosticare quanti turni riuscirà a superare, ma sarà interessante vedere se il suo gioco e la sua forma fisica stanno migliorando in vista del Roland Garros, il torneo del Grande Slam che ha vinto 14 volte e in cui ha un record di 112 vittorie e 3 sconfitte: gli Internazionali si giocano subito prima del Roland Garros e solitamente chi va bene nel primo va bene anche nel secondo, perché le condizioni climatiche e la superficie sono molto simili (anche più simili rispetto ad altri tornei ugualmente sulla terra rossa). Nella prima partita Nadal ha vinto 2-1 contro il modesto giocatore belga Zizou Bergs (4-6, 6-3, 6-4), faticando non poco ma giocando anche scambi molto entusiasmanti.
Oltre Djokovic e Nadal, che comunque attraggono sempre grande attenzione quando partecipano a un torneo, ci sono i due finalisti della scorsa edizione, il russo Daniil Medvedev e il danese Holger Rune. Medvedev vinse l’anno scorso a Roma, ma non ama giocare sulla terra rossa, nettamente la superficie meno adatta al suo gioco, mentre Rune è considerato il giovane più promettente dopo Sinner e Alcaraz. Ci sono anche diversi tennisti più adatti alla terra rossa, come il tedesco Alexander Zverev, che vinse a Roma nel 2017, il greco Stefanos Tsitsipas e il russo Andrey Rublev (vincitori degli ultimi due tornei 1000 su terra rossa, rispettivamente Montecarlo e Madrid). C’è poi anche il norvegese Casper Ruud, che in carriera è arrivato due volte in finale al Roland Garros e ha avuto quasi tutti i suoi migliori risultati sulla terra rossa. Anche il bulgaro Grigor Dimitrov, numero 10 al mondo, gioca un tennis adatto alla terra rossa (che gli permette di sfruttare al meglio tutte le possibilità date dal suo rovescio a una mano) e generalmente molto divertente.
A Roma non ci sono quasi mai vincitori a sorpresa: negli ultimi diciannove anni solamente tre volte non ha vinto uno tra Nadal e Djokovic (Andy Murray nel 2016, Alexander Zverev nel 2017, Daniil Medvedev nel 2023). Considerate le assenze di Sinner e Alcaraz, e i dubbi sullo stato di forma di Nadal e Djokovic, questo potrebbe essere l’anno giusto per una vittoria un po’ meno scontata.
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