Il governo australiano vuole aumentare la produzione di gas naturale, nonostante gli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico
Giovedì il governo australiano, di centrosinistra, ha illustrato una nuova strategia per aumentare la produzione di gas naturale nel paese, una delle fonti energetiche ritenute più problematiche per il riscaldamento globale. Secondo il governo, la strategia è volta ad accogliere la crescente domanda di gas da parte dei suoi principali partner commerciali in Asia – Cina, Giappone e Corea del Sud – verso cui il primo ministro Anthony Albanese ha detto che il paese deve dimostrarsi un fornitore «affidabile»: l’Australia è uno dei maggiori esportatori mondiali di gas naturale liquefatto, e nel 2023 ne ha fornito un quinto a livello globale.
La strategia è stata elaborata dal governo dopo anni di critiche per l’inefficacia delle misure di breve termine adottate durante la crisi energetica, iniziata con la guerra in Ucraina e che fece aumentare il prezzo del gas a livello mondiale: è stata accolta con favore dai produttori di energia, ma criticata dai sostenitori delle energie rinnovabili e dagli ambientalisti, secondo cui un piano del genere è incoerente con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni nette entro il 2050, che comunque la strategia sostiene di voler mantenere.
La ministra delle Risorse energetiche Madeleine King ha detto che sono ancora necessari continui investimenti ed esplorazioni nel settore «per evitare una carenza nelle forniture di gas naturale», è che sarà comunque necessario «fino al 2050 e oltre» nell’ambito della transizione energetica. La strategia delinea anche le modalità con cui il governo continuerà a sostenere l’espansione dei progetti di estrazione e produzione di gas già esistenti, i più grandi dei quali sono gestiti dalle grandi multinazionali energetiche Chevron e Woodside Energy Group.