La Malaysia vuole provare la “diplomazia degli oranghi”
Vuole inviare le grandi scimmie nei paesi che comprano olio di palma, prendendo spunto da quello che la Cina fa con i panda
Il ministro delle Piantagioni e delle Materie prime della Malaysia, Johari Abdul Ghani, ha detto che il paese inizierà a regalare degli oranghi ai paesi che acquisteranno olio di palma, usato nella produzione industriale di moltissimi beni di consumo, dalla Nutella ai rossetti.
Il piano è stato definito “diplomazia degli oranghi” e, secondo il ministro, dovrebbe convincere i paesi importatori di olio di palma che la Malaysia si impegna nella sostenibilità della produzione e che al tempo stesso vuole proteggere l’ecosistema del paese. Con questo piano la Malaysia intende contrastare la cattiva reputazione che l’olio di palma ha in molti paesi occidentali: viene infatti prodotto in piantagioni che sorgono in parte in zone in precedenza occupate da foreste pluviali, habitat principale degli oranghi e di moltissime altre specie animali e vegetali. «La Malaysia non deve assumere una posizione difensiva sull’olio di palma. Deve invece mostrare al mondo che è un produttore di olio di palma sostenibile e che si impegna a salvaguardare le foreste e la sostenibilità ambientale», ha detto Ghani.
Le organizzazioni ambientaliste malaysiane hanno però criticato il piano: in un comunicato a Reuters la sezione locale del WWF ha chiesto che il governo istituisca dei corridoi faunistici protetti per gli oranghi e la fine della conversione delle foreste in piantagioni. L’organizzazione ha detto di preferire la conservazione degli oranghi in Malaysia e chiede che i partner commerciali «siano portati in Malaysia per sostenere l’iniziativa, anziché mandare gli oranghi fuori dal paese».
Gli oranghi, anche chiamati orangutan dalle parole in lingua malay che significano “uomo della foresta”, sono grosse scimmie che vivono nelle isole di Borneo (divisa fra Malaysia e Indonesia) e Sumatra (interamente indonesiana). Si dividono in tre diverse specie, tutte a grave rischio di estinzione: quella che vive nel Borneo (Pongo pygmaeus) e che sarebbe eventualmente interessata dalla “diplomazia degli oranghi” malaysiana conta circa 105mila individui in natura (le altre due specie sono molto meno numerose).
L’Indonesia (col 59 per cento della produzione mondiale) e la Malaysia (col 24 per cento) sono di gran lunga i principali produttori ed esportatori al mondo di olio di palma. Per i due paesi l’attività è un’importante fonte di entrate, ma le controversie sui rischi per la salute umana e per l’ambiente legati al suo consumo e commercio hanno portato a una percezione negativa riguardo al suo utilizzo.
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Negli ultimi anni la crescente richiesta da parte dell’industria alimentare ha portato a una espansione delle coltivazioni senza precedenti: soprattutto in Indonesia i coltivatori incendiano ampie porzioni di foreste per creare nuovi campi. Negli anni gli effetti di questa pratica sono stati devastanti, con incendi enormi e la produzione di fumo densissimo: oltre alla combustione degli alberi, l’incendio dei resti vegetali non decomposti (la torba) nel terreno delle pianure indonesiane rilascia nuvole di metano, monossido di carbonio, ozono e gas come il cianuro di ammonio. Inoltre gli incendi e la conversione delle foreste in piantagioni hanno frammentato fortemente l’habitat degli oranghi, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte popolazioni.
L’anno scorso l’Unione Europea aveva approvato un regolamento per impedire che nei paesi membri siano commercializzati prodotti ottenuti grazie alla deforestazione nei paesi in cui crescono foreste tropicali: fra questi potrebbe rientrare in alcuni casi l’olio di palma malaysiano. Per favorire le esportazioni verso l’Unione Europea e altri paesi che consumano molto olio di palma, fra cui la Cina, il governo della Malaysia ha quindi pensato alla “diplomazia degli oranghi”. Il nome è un riferimento esplicito alla “diplomazia dei panda” della Cina, che presta i panda giganti ai paesi con cui è in buoni rapporti per programmi di conservazione della specie, e al contrario li richiede indietro quando i rapporti peggiorano.
Secondo alcune stime citate dal South China Morning Post, i panda sono gli animali preferiti di chi visita gli zoo in cui vivono e in questo senso quindi anche la loro principale attrazione. Gli oranghi sono probabilmente un po’ meno attraenti, ma sono comunque apprezzati per il loro aspetto caratteristico (hanno il pelo rossiccio e i maschi adulti delle grosse creste di pelle ai lati della faccia) e per la loro intelligenza: sono capaci di usare rudimentali utensili e in passato alcuni venivano addestrati per imitare i comportamenti umani.
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