La questione degli atleti russi e bielorussi alle Olimpiadi di Parigi 2024
Potranno partecipare senza bandiera e senza inno, e solo in alcuni sport individuali: viste le imposizioni il governo russo è diventato sempre più ostile a chi vuole andarci, ma nel paese c'è dibattito
Per le Olimpiadi di Parigi del 2024, che si terranno dal 26 luglio all’11 agosto, il Comitato olimpico internazionale ha imposto diverse restrizioni alla partecipazione di atlete e atleti russi e bielorussi, per via dell’invasione russa dell’Ucraina. Non potranno partecipare negli sport di squadra, intanto, ma solamente negli sport individuali e come “atleti neutrali”, cioè senza bandiera, senza divise del proprio paese, senza inni nazionali. Saranno inoltre esclusi dalla cerimonia di apertura e dovranno dimostrare la loro «imparzialità politica», cioè di non sostenere la guerra iniziata dalla Russia (e appoggiata dalla Bielorussia). Non possono, infine, appartenere a corpi militari.
Saranno le seconde Olimpiadi estive consecutive (le quarte, considerando anche le invernali del 2018 e del 2022) in cui la Russia non sarà presente come paese: a quelle di Tokyo dell’estate del 2021, infatti, era stata esclusa per via del grandissimo scandalo legato al doping di stato. In quelle Olimpiadi, le atlete e gli atleti russi parteciparono come Roc (l’acronimo viene dall’inglese Russian Olympic Committee), ma senza la bandiera della Russia. Lo scorso ottobre però il Comitato olimpico internazionale ha sospeso il Comitato olimpico russo per aver annesso le organizzazioni sportive delle regioni ucraine occupate dalla Russia, e per questo a Parigi gli atleti russi non saranno nemmeno riuniti sotto il Roc.
Saranno anche molti meno: il Cio si aspetta un massimo di 58 atleti russi e 28 atleti bielorussi, anche perché tutte le imposizioni dall’esterno hanno creato in Russia una certa ostilità alle Olimpiadi e agli atleti che vogliono andarci. A Tokyo, dove parteciparono anche agli sport di squadra, ci furono 335 atleti russi e 101 atleti bielorussi, che vinsero rispettivamente 71 e 7 medaglie. Uno dei motivi principali è che a Parigi anche in diversi sport individuali non ci saranno atleti russi e bielorussi, perché le federazioni internazionali di alcuni sport hanno deciso di proibirne la partecipazione. Tra queste c’è la World Athletics, la Federazione mondiale dell’atletica leggera, il cui presidente Sebastian Coe ha detto di recente che è «semplicemente inconcepibile» invitare una nazione che «mostra un tale disprezzo per l’integrità dello sport e il benessere degli atleti ucraini».
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Non sono però solo le restrizioni imposte dal Cio e dalle federazioni a diminuire le possibilità per gli sportivi russi di andare ai Giochi di Parigi. Lo stesso governo russo sta diventando sempre più ostile nei confronti di chi vuole partecipare alle Olimpiadi, e siccome diversi sport sopravvivono grazie ai finanziamenti statali, è complicato prendere posizioni contrarie al regime di Putin. Formalmente il governo e il Comitato olimpico russo non hanno messo veti espliciti contro la partecipazione alle Olimpiadi, dicendo che atleti e atlete possono decidere individualmente se farlo: nella pratica però le pressioni sono molte e schierarsi per le Olimpiadi è molto complicato, perché significa andare contro il regime.
Sono pochi, quindi, gli atleti che possono apertamente mostrarsi felici e orgogliosi di andare a Parigi: lo fa chi vive all’estero e non dipende in alcun modo dallo stato, come i tennisti russi Daniil Medvedev e Andrey Rublev, o la tennista bielorussa Aryna Sabalenka.
Anche per loro, comunque, non è facile prendere pubblicamente le distanze dai regimi dei loro paesi e da ciò che stanno facendo. Rublev era stato l’unico, tra gli sportivi russi di alto livello, a essersi esposto da subito contro la guerra. A inizio aprile il presidente del Comitato olimpico russo Stanislav Pozdnyakov ha definito il gruppo di tennisti russi che vogliono partecipare alle Olimpiadi «una squadra di agenti stranieri». In Russia l’espressione “agente straniero” è associata a una legge che punisce persone oppure organizzazioni che a detta del regime ricevono fondi dall’estero per svolgere attività antigovernativa. È abitualmente usata per reprimere il dissenso e il fatto che venga usata per parlare dei tennisti ha un forte valore simbolico e politico, anche se concretamente non comporta per loro conseguenze.
La tennista bielorussa Aryna Sabalenka, 26 anni (Julian Finney/Getty Images)
Come ha scritto il mese scorso il quotidiano francese Le Monde, in Russia ci sono sostanzialmente due fazioni: chi pensa che le Olimpiadi siano troppo importanti nella carriera di un atleta per rinunciarvi, e chi invece, come Pozdnyakov, non condivide la decisione degli organizzatori e ritiene sia meglio non avere rappresentanti a Parigi, piuttosto che farlo alle condizioni decise dal Comitato olimpico internazionale.
Tra chi vorrebbe andare, Le Monde menzionava per esempio la nuotatrice Julija Efimova, che in carriera ha vinto sei medaglie d’oro ai Mondiali ma non ha mai vinto l’oro alle Olimpiadi, e a 32 anni pensa che Parigi sia l’ultima occasione per farlo. Lo stesso ministro dello Sport russo, Oleg Matytsin, ha detto di essere contrario al boicottaggio. Anche tra i favorevoli alla partecipazione, comunque, ci sono posizioni più aspre. Secondo il presidente della federazione degli sport di lotta russi, gli atleti dovrebbero provare in tutti i modi a qualificarsi per le Olimpiadi: ne ha però parlato nei termini di una rivalsa, dicendo «il nemico sarà sconfitto e la vittoria sarà nostra».
C’è poi invece una buona parte di atleti, dirigenti e opinione pubblica russa che pensa sia giusto boicottare le Olimpiadi. La presidente della federazione russa di ginnastica ritmica Irina Viner, ritenuta vicina al presidente russo Vladimir Putin (fino al 2022 era sposata con l’oligarca Ališer Usmanov), ha detto che gli atleti russi a Parigi formeranno «una squadra di spatriati» e saranno «totalmente disumanizzati, la gente non li perdonerà». I ginnasti e le ginnaste di conseguenza non parteciperanno alle Olimpiadi, una decisione condivisa da altre federazioni nazionali russe come quella dell’atletica leggera, ma anche quelle del judo, del canottaggio o della scherma, che si sono rifiutate di partecipare alle qualificazioni.
Molti sportivi invece non parteciperanno con convinzione, perché sostengono in maniera piuttosto esplicita il regime russo. I nuotatori russi Evgeny Rylov (medaglia d’oro a Tokyo nei 100 e nei 200 metri dorso) e Kliment Kolesnikov già a dicembre dissero che non avrebbero accettato le condizioni del Cio. Rylov era già stato sospeso nel 2022 per essersi fatto fotografare con dei vestiti che avevano disegnata sopra la lettera Z, simbolo di sostegno all’invasione russa dell’Ucraina, e per aver partecipato a vari comizi favorevoli alla guerra e a Putin. In ogni caso, il fatto che governo e Comitato olimpico russo non abbiano imposto regole ufficiali sulla partecipazione rende ancora incerto quanti e quali atleti russi e bielorussi ci saranno alle Olimpiadi di quest’estate.