Il governo italiano ha ampliato la lista dei paesi “sicuri” per i migranti
Sono quelli i cui cittadini possono essere respinti più facilmente una volta arrivati in Italia: ora anche chi proviene per esempio da Egitto e Bangladesh avrà meno possibilità di ricevere una protezione internazionale
Con un decreto emanato martedì 7 maggio il governo italiano ha ampliato la lista dei paesi di origine cosiddetti “sicuri” per i migranti, cioè quei paesi di provenienza ritenuti dal governo così sicuri che le richieste di asilo avanzate dai suoi cittadini debbano essere considerate perlopiù infondate. Nell’elenco precedente, che risaliva al 2023, i paesi “sicuri” erano 16: col decreto emanato martedì sono saliti a 22. Fra i paesi inclusi quest’anno ci sono anche Bangladesh ed Egitto, da cui ogni anno arrivano in Italia migliaia di richiedenti asilo.
In Italia la richiesta di asilo di una persona che proviene da un paese “sicuro” segue una procedura accelerata: cioè un esame meno accurato, in cui è il richiedente asilo a dover portare delle prove che spieghino perché dovrebbe ricevere una forma di protezione (nella procedura ordinaria questo compito spetta in parte anche alla commissione che giudica la sua richiesta). Aumentare l’elenco dei paesi “sicuri” è quindi un modo per restringere le possibilità di ottenere asilo da parte di alcune persone, cioè quelle che provengono dai paesi in lista. Il decreto approvato martedì si inserisce in un obiettivo più ampio del governo guidato da Giorgia Meloni, cioè quello di ridurre e scoraggiare l’arrivo di richiedenti asilo in Italia.
La definizione di “paese sicuro” è contenuta in una direttiva europea del 2013, che chiarisce le procedure da seguire per esaminare le domande di protezione internazionale presentate dai migranti che arrivano in un paese dell’Unione Europea. Secondo la direttiva un paese può essere considerato “sicuro” se «sulla base dello status giuridico, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che non ci sono generalmente e costantemente persecuzioni, tortura o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale».
In base a questa definizione ogni stato membro dell’Unione Europea può creare e tenere aggiornata una lista di paesi che considera “sicuri”, e decidere di gestire in maniera diversa le loro richieste d’asilo. I paesi europei non sono obbligati a farlo: dipende molto dall’approccio sull’accoglienza dei richiedenti asilo che vuole mantenere il governo. La lista della Germania per esempio comprende 9 paesi, la Spagna invece non ha alcuna lista.
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La lista del governo italiano è da tempo dibattuta e criticata da varie organizzazioni internazionali perché comprende paesi che difficilmente possono essere considerati “sicuri”: fra questi per esempio ci sono anche la Tunisia, dove il governo autoritario di Kais Saied promuove una sistematica campagna di discriminazione contro le persone che provengono dall’Africa subsahariana, o la Nigeria, dove diverse zone ancora oggi sono controllate dal gruppo terroristico Boko Haram.
Già nel 2022 l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (EUAA) sosteneva che «i paesi membri tendono a descrivere come “sicuro” un certo paese quando ricevono parecchie richieste d’asilo da persone che provengono da quel paese». Secondo l’EUAA insomma i criteri con cui i paesi europei definiscono “sicuri” alcuni stati sono meno tecnici e più politici: servono a scoraggiare l’arrivo di richiedenti asilo da quel paese.
Le ragioni per cui un certo paese viene dichiarato “sicuro” non sono pubbliche: nel 2022 l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) le ottenne solo con una richiesta di accesso agli atti al ministero degli Esteri. È possibile che anche il governo Meloni abbia deciso di definire “sicuri” paesi come l’Egitto e il Bangladesh solo per ridurre e scoraggiare la migrazione da quei paesi.
Nei primi tre mesi del 2024 il Bangladesh è stato il primo paese di provenienza dei richiedenti asilo arrivati via mare in Italia, con 2.670 persone su un totale di 17.169. Fra gennaio e marzo del 2024 insomma un richiedente asilo su 7 arrivato in Italia via mare proveniva dal Bangladesh. In questa classifica invece l’Egitto è al quarto posto, con 917 richiedenti asilo arrivati via mare in Italia nei primi tre mesi del 2024.
Dall’inizio del 2023 fra l’altro il governo Meloni ha disposto che la procedura accelerata di esame delle richieste d’asilo per chi proviene da paesi di origine cosiddetti “sicuri” possa avvenire anche alla frontiera: di conseguenza le persone che provengono da paesi “sicuri” possono essere fermate appena mettono piede sul territorio italiano e detenute in attesa dell’esito della procedura accelerata.