Un tribunale d’appello di Hong Kong ha vietato la canzone di protesta “Glory to Hong Kong”
Mercoledì un tribunale d’appello di Hong Kong ha vietato la canzone “Glory to Hong Kong”, diventata l’inno non ufficiale delle estese proteste per la democrazia del 2019, represse dal governo cinese. La sentenza di mercoledì rende “Glory to Hong Kong” la prima canzone vietata a Hong Kong da quando l’ex colonia britannica è diventata regione amministrativa della Cina, nel 1997. Fino al 2020, anno di una contestata e repressiva legge cinese sulla sicurezza nazionale, Hong Kong aveva sempre goduto di un certo margine di autonomia, che dopo l’approvazione di quella legge si è andato via via riducendo, con sempre più processi e condanne nei confronti di attivisti e politici a favore della democrazia.
La sentenza di mercoledì impedisce la trasmissione e l’esecuzione della canzone. Lo scorso giugno il governo di Hong Kong aveva già chiesto alle autorità giudiziarie locali di vietare ogni forma di distribuzione e circolazione della canzone, compresa la sola melodia e qualsiasi adattamento, definendola un inno alla «secessione» dalla Cina e un «grave danno nazionale». Un mese dopo la Corte Suprema di Hong Kong aveva respinto la richiesta, sostenendo che il divieto potesse minare la libertà di espressione. Il governo aveva presentato un appello, accolto con la sentenza di mercoledì.