I filosofi stanno studiando un subreddit
Le questioni morali pratiche che emergono nel partecipato forum “Sono io lo stronzo?” possono aiutare a cogliere aspetti trascurati dai classici dilemmi etici astratti
Uno dei più popolari e longevi forum di discussione su Reddit si intitola Am I the Asshole? (“Sono io lo stronzo?”) ed esiste da oltre dieci anni. È formato da utenti che raccontano fatti personali, in forma anonima ma piuttosto dettagliatamente, per discutere dell’appropriatezza del loro comportamento in particolari circostanze. C’è chi chiede se sbaglia a trattare sua figlia in modo diverso da come tratta la figlia del proprio coniuge, per esempio, e chi chiede se sia sbagliato andare a cena da soli con la propria mamma per il compleanno di lei, senza invitare la propria moglie.
In un articolo condiviso in formato preprint (che deve ancora essere sottoposto a peer-review) un gruppo di ricercatori in filosofia e psicologia della University of Pennsylvania e della University of North Carolina a Chapel Hill ha analizzato poco più di 369mila questioni descritte su Am I the Asshole? e i relativi 11 milioni di commenti. Per farlo ha utilizzato un software di intelligenza artificiale che ha permesso di individuare una serie di regolarità nei temi trattati dagli utenti e di ordinare i dilemmi in categorie diverse, traendo informazioni ritenute significative.
Indipendentemente dai risultati dello studio, l’idea condivisa dal gruppo è che i dilemmi proposti dagli utenti su Reddit siano uno strumento utile per chi si occupa di filosofia e psicologia morale. Per alcuni aspetti, secondo il gruppo, sono più utili degli esperimenti mentali noti come “dilemmi del carrello ferroviario” (trolley problem), studiati e utilizzati in particolare nella tradizione filosofica analitica diffusa nel mondo anglofono. A differenza delle situazioni morali astratte immaginate nei dilemmi del carrello, quelle tipicamente descritte su Reddit hanno infatti il vantaggio di poter capitare a chiunque nella vita di tutti i giorni.
Il ricercatore statunitense Daniel Yudkin, uno degli autori dello studio, aveva condotto con altri colleghi una ricerca sui costi sociali del non mantenere un segreto, pubblicata a gennaio sulla rivista Journal of Experimental Social Psychology. Dalla ricerca era emerso che spesso la decisione di rivelare un segreto è giudicata negativamente dalle altre persone, anche quando quelle stesse persone credono che rivelarlo sia la cosa giusta da fare. Anche in quell’occasione Yudkin e gli altri avevano utilizzato dati raccolti dal subreddit Am I the Asshole?, e questo aveva permesso loro di notare variabili rilevanti.
La rivelazione di un comportamento illecito di un collega a un capo, per esempio, non era giudicata allo stesso modo della rivelazione a uno sconosciuto di un segreto personale confidato da un caro amico. La percezione dell’obbligo morale in un caso era molto diversa che nell’altro, anche se in generale le persone avevano un’opinione complessivamente negativa di chi condivide segreti. Le differenze tra un caso e l’altro, secondo il gruppo di ricerca, permettono di studiare i compromessi morali che è necessario affrontare quando i dilemmi coinvolgono persone che conosciamo davvero, e non soggetti ipotetici da salvare dirottando un treno immaginario dai binari (l’esempio classico nel dilemma del carrello).
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«Se viviamo in una società che trascura l’importanza degli obblighi relazionali, c’è il rischio di vedere noi stessi come individui-atomi e di non concentrare abbastanza l’attenzione su ciò che dobbiamo gli uni agli altri», ha detto Yudkin al sito Vox, parlando dei limiti dei dilemmi del carrello. Gli strumenti utilizzati per lo studio preprint hanno invece permesso di analizzare le varie situazioni concrete descritte su Reddit e raggruppare le più comuni in sei gruppi e 29 sottogruppi diversi di questioni morali.
Le discussioni su quanto sia moralmente ammissibile saltare la fila, per esempio, sono state catalogate nel sottogruppo relativo alla «correttezza procedurale» (procedural fairness), nel gruppo “equità e proporzionalità”. In un altro gruppo denominato “onestà”, nel sottogruppo “violazione del segreto”, si trovano invece discussioni di tutt’altro tipo: quelle proposte da persone che si chiedono se sia sbagliato o meno voler dire a un padre che il figlio che crede suo potrebbe essere figlio di qualcun altro.
I ricercatori hanno quindi analizzato la frequenza di ciascun dilemma morale in relazione al legame tra il soggetto che lo proponeva su Reddit e la persona coinvolta dal dilemma. E hanno scoperto che nei legami familiari tendevano a emergere dilemmi di un certo tipo (“obblighi relazionali”), mentre in quelli professionali emergevano dilemmi di un altro tipo (“correttezza procedurale”). Lo studio avvalora una percezione abbastanza comune, ma tradizionalmente trascurata dagli approcci analitici di filosofia e psicologia morale incentrati su esempi astratti: il contesto relazionale è una variabile influente sul giudizio della moralità delle azioni. A categorie diverse di persone – sorelle, colleghi, capi o sconosciuti – tendono infatti a corrispondere obblighi morali diversi.
Il contesto relazionale è una parte essenziale del comportamento umano e dei costumi studiati dalla filosofia e dalla psicologia morale. Storicamente è stato trascurato da un approccio specifico, che è uno tra i tanti ma molto influente: la dottrina filosofica dell’utilitarismo e le altre correnti di pensiero che si ispirano all’idea secondo cui il criterio dell’azione morale debba essere l’utilità, intesa come il massimo bene per il maggior numero di persone. Salvare tramite donazioni migliaia di vite di persone sconosciute ogni anno, secondo questa prospettiva, avrebbe un valore morale superiore rispetto a salvare il proprio vicino di casa scappando da un edificio in fiamme.
Ma come spiegò a Vox nel 2019 la neuroscienziata statunitense Molly Crockett, autrice di molti studi sulla percezione della moralità, il giudizio morale cambia non soltanto a seconda dell’azione ma anche dell’agente. Una donna che potrebbe facilmente fornire un pasto a un bambino ma non lo fa, per esempio, può essere oggetto di diversi giudizi morali a seconda della relazione che la lega al bambino.
Se il bambino è suo figlio, allora non nutrirlo è qualcosa di moralmente sbagliato per molte persone. «Ma se lei è proprietaria di un ristorante e il bambino non sta morendo di fame, allora non hanno una relazione contraddistinta da obblighi speciali che richiedano a lei di nutrirlo», disse Crockett. Secondo lei la globalizzazione ha reso più complicato essere un «agente morale», perché induce le persone a pensare a come le loro azioni potrebbero influenzare persone che non incontreranno mai. Essere un buon cittadino del mondo, disse, «si scontra ora con la nostra potentissima tendenza psicologica a dare priorità alle nostre famiglie e ai nostri amici».
L’utilizzo di dati ricavati da Reddit – per lo studio di dilemmi morali come per quello di qualsiasi altro fenomeno delle scienze sociali – richiede particolari accortezze e cautele relative sia alla metodologia di indagine che alla composizione del campione analizzato. Detto questo, l’approccio di Yudkin e degli altri ricercatori permette comunque di cogliere quanto spesso i dilemmi morali nella vita quotidiana si presentino nella forma di domande sulle nostre responsabilità verso amici, vicini e familiari, anziché domande riguardo a soggetti astratti e scenari ipotetici. Permette inoltre di comprendere quanto la valutazione morale di queste esperienze possa cambiare a seconda del contesto sociale.
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