Di cosa è accusato il presidente della Liguria Giovanni Toti
È stato messo agli arresti domiciliari martedì ed è indagato per corruzione insieme agli imprenditori Paolo Emilio Signorini e Aldo Spinelli, tra gli altri
Martedì mattina il presidente della Liguria Giovanni Toti è stato messo agli arresti domiciliari, per un’inchiesta in cui è indagato per corruzione insieme a Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale che gestisce il porto di Genova e amministratore delegato del gruppo Iren, una delle più importanti società multiservizi italiane, e all’imprenditore portuale Aldo Spinelli, in passato presidente delle squadre di calcio di Genoa e Livorno: anche per Spinelli sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per Signorini è stata ordinata la custodia cautelare in carcere.
L’inchiesta riguarda diversi casi di corruzione che sarebbero avvenuti in vari ambiti: le campagne elettorali organizzate per sostenere la candidatura di Toti, rieletto nel 2020 alla guida d’una coalizione di centrodestra, e la gestione di pratiche di competenza dell’autorità di sistema portuale e della pubblica amministrazione regionale.
Oltre a Toti, Signorini e Aldo Spinelli ci sono diverse altre persone coinvolte nell’indagine: Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico e immobiliare, figlio di Aldo; Mauro Vianello, imprenditore attivo nel porto di Genova, e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione dell’Esselunga, marito di Marina Caprotti, figlia del fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti (non indagata): a tutti loro è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare la loro attività. È indagato anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria, accusato di corruzione elettorale e di corruzione per l’esercizio della funzione: anche per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Secondo la procura, Toti avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi portuali all’azienda di Spinelli. I magistrati hanno accusato Toti di aver accettato finanziamenti per 74.100 euro (40mila nel dicembre del 2021, 30mila nel 2022, 4.100 nel 2023) attraverso il suo comitato elettorale a fronte di diversi impegni. Il più rilevante riguarda il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal chiamato Rinfuse utilizzato per il traffico Ro-Ro, da roll-on/roll-off, che interessa veicoli su ruote caricati sulle navi senza essere alzati e spostati dalle gru come i container. I terminal sono le aree del porto concesse alle aziende per gestire l’arrivo e la spedizione delle merci. Nel dicembre del 2021 la concessione del terminal Rinfuse era stata assegnata a una società composta da gruppo Spinelli (55%) e dalla compagnia di navigazione Msc (45%). La pratica di rinnovo era bloccata dall’autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale.
I soldi sarebbero serviti anche per concedere l’assegnazione di spazi portuali dell’ex Carbonile e di un’area demaniale usata dalla società autostrade. Per ottenere questi favori Spinelli avrebbe pagato anche Paolo Emilio Signorini, per cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Signorini è stato presidente dell’autorità portuale del Mar Ligure Occidentale e commissario straordinario per la costruzione della nuova diga foranea fino alla nomina come amministratore delegato di Iren, nell’agosto del 2023.
A Signorini è stato contestato di aver accelerato la discussione della pratica per il rinnovo della concessione del terminal Rinfuse nel comitato di gestione del porto, che presiedeva, e di averla rinnovata per 30 anni in cambio di 15mila euro ricevuti in contanti da Aldo Spinelli nel luglio del 2022. Spinelli avrebbe fornito a Signorini anche 22 soggiorni di lusso in un hotel di Montecarlo per un valore complessivo di 42mila euro, nonché fiches per giocare al casinò, una borsa di Chanel, un bracciale di Cartier. Spinelli avrebbe offerto a Signorini anche una consulenza da 300mila euro al termine del mandato da presidente dell’autorità portuale.
Tra le altre cose, Spinelli avrebbe ottenuto il cambio di destinazione della spiaggia di Punta dell’Olmo da libera a privata e l’agevolazione di una pratica edilizia relativa a un complesso immobiliare a Celle Ligure, le cosiddette Colonie Bergamasche, che era bloccata negli uffici della Regione Liguria.
Signorini avrebbe ricevuto regali in cambio di favori anche da Mauro Vianello, a capo di un’azienda che si occupa di prevenzione incendi e servizi di sicurezza nel porto di Genova. L’accusa sostiene che Signorini avrebbe concesso un aumento della tariffa oraria per le prestazioni dell’azienda di Vianello in cambio di un’auto per andare a Montecarlo, del pagamento del banchetto nuziale della figlia, di un Apple Watch e di un soggiorno in un appartamento di Vianello messo a disposizione dall’imprenditore alla moglie e alla figlia di Signorini. Anche Vianello, che lo scorso novembre era diventato consulente di Iren, è accusato di corruzione.
Nell’indagine è stato coinvolto anche il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, che secondo la procura avrebbe accettato un finanziamento da Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, per il pagamento di alcuni spazi pubblicitari destinati alla campagna elettorale. Non si tratta di spazi pubblicitari qualunque, ma di un pannello luminoso installato sulla terrazza Colombo, il grattacielo più alto di Genova. Moncada avrebbe pagato la pubblicità elettorale in cambio dell’impegno di sbloccare due pratiche per l’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona ferme negli uffici della Regione Liguria.
Cozzani, che oltre a essere capo di gabinetto di Toti è stato coordinatore regionale della campagna elettorale del presidente, sarebbe coinvolto anche nella gestione di un sistema di corruzione elettorale in collaborazione con i fratelli Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, accusati di aver agevolato il clan mafioso dei Cammarata del mandamento di Riesi, in provincia di Caltanissetta. Italo Maurizio Testa è consigliere comunale eletto con Forza Italia a Boltiere, un paese in provincia di Bergamo: in una nota, il partito ha fatto sapere di aver sospeso sia lui sia il fratello «a seguito dell’indagine che li ha visti coinvolti».
Per Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa il tribunale ha disposto l’obbligo di dimora a Boltiere. Secondo l’accusa, durante la campagna elettorale del 2020 avrebbero promesso posti di lavoro e alloggi di edilizia popolare pubblica a persone appartenenti alla comunità riesina di Genova in cambio di almeno 400 preferenze nei confronti della lista del presidente Toti e in particolare del candidato Stefano Anzalone, consigliere regionale, accusato di corruzione elettorale. La procura ha contestato a Cozzani e ai fratelli Testa l’aggravante di aver commesso il reato di corruzione elettorale per agevolare l’attività del clan Cammarata nella città di Genova. Anche Venanzio Maurici, sindacalista della Cgil, considerato dalla procura referente genovese del clan Cammarata, è stato accusato di corruzione elettorale per aver votato la lista di Toti in cambio di un posto di lavoro per il compagno della figlia.
In totale la Guardia di Finanza ha sequestrato agli indagati 570mila euro.